[Area] Processo e politica, un equilibrio tormentato

donatella.salari a tiscali.it donatella.salari a tiscali.it
Dom 9 Ott 2016 15:36:38 CEST


  

Cari Tutti,
qualche opinione sulle ultime vicende giudiziarie di
Ignazio Marino e di Roberto Cota, ovvero.. la magistratura _sicut ovis
ad occisionem_ ? O normale fisiologia del processo ?  

Punti di vista a
confronto ( Corriere della Sera, Sole 24 ore e Repubblica).

Saluti a
Voi Tutti
Donatella Salari  

Da Il Corriere della sera 7 ottobre 2016.


http://roma.corriere.it/notizie/politica/16_ottobre_07/violante-basta-la-subalternita-politica-magistrati-5461101e-8cc5-11e6-9946-db55f98b858a.shtml


VIOLANTE: «BASTA CON LA SUBALTERNITÀ DELLA POLITICA AI MAGISTRATI»


Secondo l'ex presidente della Camera, è la mancanza di autonomia,
insieme agli eccessi dei mezzi di comunicazione, che finisce per
rovinare reputazioni e influire negativamente sulla vita pubblica 

di
Alessandro Trocino 

Il problema, per Luciano Violante, magistrato ed ex
presidente della Camera, è soprattutto la subalternità della politica e
della società civile alla magistratura. È questa mancanza di autonomia,
insieme agli eccessi dei mezzi di comunicazione, che finisce per
rovinare reputazioni e influire negativamente sulla vita pubblica. 

Per
Mafia Capitale sono state chieste 116 archiviazioni dalla Procura. Non
fa un po' impressione? 

«Occorre freddezza e senso di responsabilità.
Anche perché su quelle richieste dovrà decidere il giudice. E se poi
decidesse di respingere in tutto o in parte le richieste?». 

Certo,
potrebbe accadere. 

«Perciò occorre freddezza e senso di
responsabilità. Anche da parte dei mezzi di comunicazione». 

Tutta
colpa della stampa? 

«Questo mantra non mi convince. I mezzi di
comunicazione formano l'opinione dei cittadini, funzione essenziale
nella democrazia, ma proprio per questo non irresponsabile. Colpisce lo
spazio che i media hanno dato all'inchiesta sull'ex presidente della
Provincia di Milano Filippo Penati e poi le poche righe destinate alla
sua assoluzione. Sulla base di indagini non definitive, si distrugge la
dignità delle persone e anche quella del Paese. C'è una grande
responsabilità della politica che non è capace di regolare e di porre un
limite ai propri conflitti. Il costume della denigrazione diventa così
costume dell'autodenigrazione». 

Non c'è anche una responsabilità della
magistratura? 

«La magistratura ha avviato le indagini e la
magistratura ha chiesto l'archiviazione. Io credo che stiamo assistendo
alla sconfitta di quella che ho chiamato la "società giudiziaria", una
società di mezzo tra quella civile e politica, che comprende cittadini
comuni, politici, mezzi di comunicazione e settori della magistratura. E
che si basa sull'idea di fondo che la magistratura sia il grande tutore
della vita pubblica. C'è una pericolosa subalternità della politica alla
giustizia e insieme una furbesca utilizzazione della magistratura per
attivare i conflitti interni al mondo politico». 

Serve più garantismo?


«Non parlo di garantismo, ma di legalità e di rigore nella valutazione
dei fatti. Il conflitto politico privo di regole condanna alla gogna
l'intero Paese. Deve sempre avere un confine. Se ne stanno rendendo
conto anche i 5 Stelle». 

Parla del caso dell'assessore romano Muraro,
indagata? 

«Sì. Può essere un passaggio che serve alla maturazione di
quel partito». 

Però anche la magistratura può sbagliare e distruggere
reputazioni. 

«La magistratura non è il quinto evangelista.
Magistratura è quella che ha mandato a processo Penati, magistratura è
quella che lo ha assolto. Il punto è che non si può dare lo stesso peso
all'avvio di un processo giudiziario e al finale». 

Marino vorrebbe le
scuse del Pd. 

«La storia delle scuse mi interessa poco. Lo scusantismo
è un'altra faccia della stessa malattia. Ilaria Capua e tanti altri casi
ci dicono che bisogna mantenersi pacati e stare attenti a non
distruggere reputazioni. Ora, in Mafia Capitale ci sono le richieste di
archiviazione: domani il giudice potrebbe respingerle. Prendiamola
bassa, come si dice da noi». 

Da il Sole 24 ore, DUELLI POLITICI E
SPONDE GIUDIZIARIE


http://www.c3dem.it/wp-content/uploads/2016/10/duelli-politici-e-sponde-giudiziarie-pombeni.pdf
[1] 

Da Repubblica


http://www.repubblica.it/politica/2016/10/09/news/giovanni_legnini_i_pm_applichino_i_codici_e_stiano_piu_attenti_a_valutare_le_accuse_-149400363/
[2] 

GIOVANNI LEGNINI: "I PM APPLICHINO I CODICI E STIANO PIÙ ATTENTI
A VALUTARE LE ACCUSE" 

Per il vicepresidente del Csm anche le
assoluzioni dimostrano che il processo funziona: "I partiti però
allontanino i responsabili di fatti riprovevoli accertati" 

di LIANA
MILELLA 

09 ottobre 2016 

Giovanni Legnini: "I pm applichino i codici
e stiano più attenti a valutare le accuse" 

ROMA. "Più rigore dei
partiti, che devono fare pulizia in casa propria. Ma i pm applichino il
codice accertando anche fatti e circostante a favore delle persone
indagate ". Il vice presidente del Csm Giovanni Legnini, con Repubblica,
affronta la partita delle assoluzioni dei politici, da ultimo Marino e
Cota. 

Che impressione le hanno fatto queste notizie? 

"Una premessa.
Non parlo del merito dei processi, né delle persone interessate...".


Già parte in difesa? 

"Nient'affatto. Il mio ruolo mi consiglia, e
non da oggi, di non farlo. Tanto più quando si parla di persone di cui
sono amico". 

Si riferisce a Marino? 

"Lo sta dicendo lei". 

Anche
senza far nomi, il caso esiste. Inchieste e processi con protagonisti
politici che interrompono una carriera, ma poi finiscono con
un'assoluzione. I magistrati sbagliano? 

"Innanzitutto è giusto
sottolineare l'aspetto positivo di queste vicende: c'è sempre un giudice
che, nel contraddittorio delle parti, accerta la verità giudiziaria ed
emana una sentenza di condanna o di assoluzione. E quando c'è
un'assoluzione non necessariamente il pm ha sbagliato. Ritengo solo che
i pm dovrebbero effettuare di più e meglio, già in fase di conclusione
delle indagini, un giudizio prognostico più rigoroso sull'esito del
procedimento ". 

E che cosa sarebbe il "giudizio prognostico"?


"Significa porsi il problema dell'effettiva sostenibilità delle accuse
in dibattimento. Esiste ad esempio una precisa disposizione di legge -
l'articolo 358 del codice di procedura penale - nel quale è scritto che
il pm deve svolgere anche accertamenti su fatti e circostanze a favore
della persona sottoposta alle indagini. Il che costituisce un giusto
corollario all'obbligatorietà dell'azione penale. Mi piacerebbe che ogni
pm potesse dire a se stesso, innanzitutto, di aver sempre applicato
questa norma del codice". 

Lei ha l'impressione che i pm che indagano
sui politici siano pregiudizialmente prevenuti contro di loro? Della
serie: chi fa politica è comunque un potenziale corrotto? 

"I politici
rappresentano le istituzioni e quindi devono essere sottoposti al
controllo di legalità come e più dei normali cittadini. Sono certo che
la stragrande maggioranza dei pm non è animata da pregiudizi di alcun
genere ed esercita le sue funzioni solo per accertare la verità. Il che
non esclude che a volte non si verifichino anomalie ed eccessi nelle
indagini. Piuttosto penso che la politica e la magistratura debbano
recuperare il senso costituzionale delle rispettive autonomie. In fondo
basterebbe che ciascuno s'impegnasse a fondo per applicare alcuni
principi cardine della nostra Carta, obbligatorietà dell'azione penale
certo, ma anche presunzione di innocenza, nonché obbligo di esercitare
le funzioni pubbliche con disciplina e onore". Ma ha sentito cosa dice
il Guardasigilli Orlando? Dice che "la giustizia è usata spesso per la
lotta politica". 

Lo vede anche lei? 

"Lei, seppure legittimamente, mi
vuole trascinare nell'agone politico, ma io oggi rappresento un organo
di rilevanza costituzionale che ha la finalità di garantire l'autonomia
e l'indipendenza della magistratura, nell'interesse dei cittadini e del
corretto esercizio della giurisdizione. Mi auguro solo che queste
assoluzioni, e anche altre del passato, aiutino a produrre una vera e
propria svolta culturale, prim'ancora che normativa. È necessario un
cambiamento profondo nella costituzione materiale del nostro Paese
recuperando la forza antica ma sempre attualissima della separazione dei
poteri". 

Ma non è che una politica debole utilizza le inchieste della
magistratura, anticipando i verdetti, per regolare i conti interni di un
partito? 

"È proprio quando ciò accade che la politica si mostra
debole. Ciò che serve invece, se si vuole riaffermare la reciproca
autonomia, è che la politica decida con rigore, in casa propria e con le
proprie regole, chi e quando allontanare, perché responsabile di fatti
riprovevoli già accertati. E ciò prescindendo dall'andamento delle
indagini penali che appunto possono avere un fisiologico esito di
assoluzione". 

Lei dice così, ma sono anni che ci si barcamena sulle
conseguenze di un avviso di garanzia e perfino sull'applicazione della
legge Severino, a cui i politici chiaramente resistono anche se lì c'è
una condanna. 

"Le ipotesi di decadenza della Severino sono chiare e
vanno rispettate, pur in presenza di scelte a volte non condivisibili
del legislatore, come nel caso di condanne solo in primo grado per
l'abuso di ufficio. Quanto al resto ho già risposto: non è sufficiente
un avviso di garanzia per provocare dimissioni, ma occorre una
valutazione sulla gravità dei fatti già accertati che i partiti devono
fare con rigore ma evitando affrettate conclusioni spesso indotte da
ricostruzioni e campagne giornalistiche". 

Non mi dirà adesso che è
tutta colpa della stampa... 

"Non mi iscrivo tra i fustigatori dei
media, se un giornalista ha una notizia è normale che la pubblichi. E
anche vero però che il cortocircuito giustizia-politica-informazione, da
molti denunciato, si è verificato con troppa frequenza. Bisogna
superarlo, garantendo una corretta comunicazione delle indagini, che
spetta ai capi delle procure assicurare, e, se mi permette, una dose
aggiuntiva di rispetto delle regole deontologiche proprie dei
giornalisti ". 

Che fa? Ci accusa di essere scorretti? 

"No. Ma lo
scandalismo e l'utilizzo strumentale e a fini politici di notizie o atti
di indagine coperti dal segreto non è annoverabile tra i canoni della
corretta informazione". 

   


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