[Area] SIDDI, il sogno di Pio XIII / Jude law

Valerio Savio valerio.savio a giustizia.it
Mer 9 Nov 2016 19:04:39 CET


    Dunque per Massimiliano Siddi “Bergoglio, uomo più ‘inculturato’ che ‘acculturato’” , come scrive, “con il cattolicesimo universale autentico ha davvero poco a vedere”.  Massimiliano, viene da rappresentarti che “Bergoglio” può essere “Bergoglio” per noi atei o agnostici che lo ammiriamo per quanto va facendo e dicendo ma non per i ferventi credenti cattolici come te. Siddi, rassegnati, è soffiato lo Spirito Santo, “Bergoglio” deve essere per te “Francesco”, per dogma della tua Chiesa infallibile ex cathedra Petri.  O ti sogni la notte the young Pope Pio XIII / Jude Law? 
Lunga vita e lungo regno a Sua Santità.
Valerio Savio

From: Siddi Massimiliano 
Sent: Tuesday, November 08, 2016 7:08 AM
To: Mario Ardigò 
Cc: area a areaperta.it 
Subject: Re: [Area] R: da Mario Ardigò - appunti da intervento della prof. Urbinati il 4-11-16, durante il Congresso di Md a Bologna

I discorsi, spesso banali, di Bergoglio non rappresentano la "dottrina sociale" della Chiesa cattolica, ma, al più, la "dottrina socialista" in versione sudamericana e periferica di un uomo, più "inculturato" che "acculturato", che con il cattolicesimo universale autentico ha davvero poco a che vedere. Lo dimostra, del resto, il fatto che i suoi più accesi sostenitori sono proprio tra i non cattolici (che sa blandire, ma non convertire).

                                 Massimiliano Siddi

                

Inviato da iPad

Il giorno 08 nov 2016, alle ore 02:05, Mario Ardigò <marioardigo a yahoo.com> ha scritto:


  A Bologna non ho sentito nessuno favorevole alla proposta di far votare gli avvocati sulle nostre valutazioni di professionalità. Del resto la posizione di Area è nota.
    Mi può essere sfuggito? Un pomeriggio sono mancato, ma ha parlato la Camusso e non su questioni del nostro mondo.
  I nostri problemi non sono solo nostri. È tutto il mondo del lavoro sotto scacco. Non ci si salva da soli, nè individualmente  nè come categoria. Il quadro generale è quello esposto dalla Urbinati.
  Quanto alla dottrina sociale cattolica, andatevi a leggere, se siete interessati a queste cose, il discorso di Bergoglio del 5 novembre ai movimenti popolari che chiede di lottare per terra,casa e lavoro per tutti (si apre così) e di impegnarsi per trasformare le democrazie dominate dal grande capitale e, infine, una vita austera contro la corruzione. Non sono cose che ha inventato lui, è l'esperienza di liberazione sociale dell'America Latina che cu arriva per suo tramite. Sono cose che non ci riguardano? Decidete voi.
  A Bologna ho udito parole sprezzanti di un dirigente Anm contro gli avvocati, senza distinguere buoni avvocati e cattivi avvocati: Sono troppi ha detto. Bisogna non decimarli, di più, ridurli molto di più perché sarebbero loro a far litigare la gente e a convincerla a fare causa. Io se vedi molti avvocati vedi invece molti possibili alleati nella riforma della giustizia. Più si è più si conta politicamente. Il nostro guaio di oggi è di essere isolati in società, e alcuni ci spingono ad isolarci sempre di più. A Bologna si è andati in direzione contraria.
    "Me ne frego!": in Europa il parlare fascista spopola. Se ne è uscito anche Juncker. I lavoratori si salvano, peró, gridando il contrario "I care!" (nella linea Kennedy>Milani).
  Mario Ardigò - Roma 


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  Da: casa riccelli
  Inviato: ‎07/‎11/‎2016 23:07
  A: thorgiov
  Cc: area a areaperta.it
  Oggetto: Re: [Area] da Mario Ardigò - appunti da intervento della prof. Urbinati il 4-11-16, durante il Congresso di Md a Bologna


  Se fossi venuto, avresti giudicato e udito ... "nelle tue orecchie" 😊

  stefano celli 

  Il giorno 07 nov 2016, alle ore 19:00, thorgiov <thorgiov a libero.it> ha scritto:


    Mario, ma qualche appunto sulla ottima accoglienza fatta nel congresso alla proposta di dar modo agli avvocati  di votare in sede di consiglio giudiziario sulla valutazione di professionalità dei magistrati non lo hai preso ? Personalmente è un argomento che mi interessa molto di più della dottrina sociale della Chiesa cattolica.

    FELICE   PIZZI  ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )




    Il 07/11/2016 08:33, mario ardigo ha scritto:

      Miei appunti dall’intervento svolto dalla prof. Nadia Urbinati il 4-11-16 al Congresso di MD
       
      Vi propongo i miei appunti sull’intervento svolto dalla prof. Nadia Urbinati il 4-11-16 al Congresso di MD. Avverto che l'intervento ha riguardato anche altri argomenti.
      Oggi si trovano più giustificazioni alle diseguaglianze. Il fatto nuovo è che sono condivise anche da coloro che ne sono vittime.
      Al tempo dell'ultima crisi di Wall Street, in una relazione di una banca si scrisse che l'ineguaglianza dei redditi "non era poi così male", intendendo che essa era stimolo alla competizione.
      Questo è un filone di pensiero antico.
      A un Solone che voleva porre una diga alle diseguaglianze tra i cittadini si contrappose un Platone che costruì un sistema politico di ineguali.
      Sono stati proposti storicamente molti argomenti per giustificare la diseguaglianza. La relatrice ha ricordato Hume, Adam Smith, Mandeville, Burke, De Maistre, Nietsche, Carlyle, Friedman, Von Hayek.
        Sentimenti considerati negativi per l'etica, come avarizia e invidia, stimolerebbero a migliorare e costituirebbero un cemento sociale. Queste passioni sarebbero come un radar per intercettare i bisogni e stimolare all'azione. E molti bisogni sono artificiali, oggetto di interpretazione. Le differenze e le diseguaglianze sarebbero fattore di progresso sociale.
        Il pensiero democratico, invece, combatte le diversità tiranniche. Ma gli sono coeve, fin dall'antichità correnti opposte, che contrastano i programmi sociali.
        Oggi, nella volontà di affermazione della "meritocrazia", si sostiene che le diseguaglianze nella società sono "meritate", frutti di insufficiente impegni po' o di doti scarse. È l'ideologia del darwinismo sociale, dell'affermazione dei più adatti. Le ineguaglianze hanno e cercano un riconoscimento sociale come "meritate". Ma si presta attenzione solo al momento iniziale della “gara” della competizione, non agli esiti. Se tutti sono messi in grado di competere, come si sostiene in questa prospettiva, non si tiene poi conto delle diseguaglianze che ne derivano, non ce se ne scandalizza più. Ma il punto iniziale della competizione, che si valuta come uguale per tutti, viene considerato da un punto di vista ideale, non della situazione com'è veramente, dei privilegi sociali.
      Così si sostiene che nessuno deve chiedere alla società più di quello che riesce a ottenere. Anzi, è ritenuto sbagliato correggere la competizione e i suoi esiti, visti come stato di natura e non come costruzione sociale. C'è la retorica dell'emulazione, del rimboccarsi le maniche, che scoraggia alla rivolta contro discriminazioni  di classe. Si tratta  una vera e propria rieducazione sociale di massa. Non si dovrebbe, secondo questa ideologia, correggere in corso d'opera là competizioni per ridurre il numero dei perdenti, nei  confronti dei quali è ammessa solo la filantropia dei vincitori. Se non ci fossero questi ultimi, si sostiene, vale a dire  i più ricchi, i vincitori nella competizione sociale, chi si occuperebbe dei poveri? Chi perde merita, in quest’ottica  solo benevolenza volontaria.
        Tutto ciò distrugge la solidarietà sociale e la possibilità di redenzione delle masse dei perdenti, perché i più poveri vengono spinti a farsi guerra fra loro invece di coalizzarsi contro l’avversario di classe.
      In democrazia invece alcuni beni non possono essere oggetto di competizione e seguono il bisogno non la possibilità economica e la vittoria nella competizione sociale. Nessuno ne può essere privato. Ad esempio l’acqua, l’aria, ma anche altri beni indispensabili per una vita dignitosa. 
      Come esempio di quest’ultima concezione propongo le parole di Jorge Mario Bergoglio, pronunciate il 5 novembre scorso ad un incontro con i movimenti popolari del mondo:  “In questo nostro terzo incontro esprimiamo la stessa sete, la sete di giustizia, lo stesso grido: terra, casa e lavoro per tutti [in spagnolo: tierra, techo, trabajo. Le 3-T]”. Si tratta delle rivendicazioni proposte fin dagli esordi dal socialismo storico e solo recentemente recepite anche dalla dottrina sociale cattolica. 
      Mario Ardigò - Roma
       
       

       

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