[Area] Arresto parlamentari in Turchia: Demirtas in isolamento

donatella.salari a tiscali.it donatella.salari a tiscali.it
Gio 10 Nov 2016 11:10:54 CET


  

Saluti a Voi Tutti.
Donatella Salari

Turchia. co-presidente
dell'Hdp Demirtas in isolamento, confiscati libri e vestiti 

DI CHIARA
CRUCIATI 

Il Manifesto, 9 novembre 2016 

Turchia. co-presidente
dell'Hdp Demirtas in isolamento, confiscati libri e vestiti PDF Stampa
Condividi di Chiara Cruciati Il Manifesto, 9 novembre 2016 È detenuto in
una prigione nota in passato per abusi e torture. Tensione tra Ue e
Ankara sui visti: Bruxelles minaccia ma Erdogan contrattacca. "Non c'è
dubbio che la sola via è restare vicini e allargare la lotta comune
contro il fascismo". Tre fogli di carta, un messaggio scritto a penna: è
il testo che il co-presidente del Partito Democratico dei Popoli (Hdp),
Selahattin Demirtas, è riuscito a inviare fuori dal carcere di massima
sicurezza di Edirne, in cui è detenuto da sabato. "Il fatto che, insieme
ai nostri parlamentari, siamo stati presi in ostaggio come risultato di
un colpo di Stato civile non è un mero attacco contro di noi come
individui. È un nuovo passo compiuto da chi ha implementato varie misure
per consolidare il potere di un uomo solo. Anche se siamo tra quattro
mura, continueremo a essere parte della lotta fuori". Demirtas prova a
restare vicino alla base, profondamente scossa dall'ondata di arresti
contro i deputati Hdp. Lo fa in condizioni pessime: costretto in una
cella isolamento, ieri si è visto confiscare vestiti e libri. Con sé ha
solo un letto e una coperta. La prigione di Edirne, del tipo F (ovvero
destinata a prigionieri politici, membri di organizzazioni considerate
terroriste e ergastolani), negli anni Ottanta divenne sinonimo di abusi
e torture. Sulle mura della prigione, raccontava ieri l'agenzia kurda
Anf English, ci sono scritte che esaltano l'identità turca e che
accompagnano gli abusi contro i detenuti: isolamento come forma
punitiva, pestaggi, confisca di oggetti personali, luci accese tutto il
giorno. A poca distanza, nella stessa città, c'è il centro di detenzione
per migranti, ribattezzata "la prigione della vergogna" e oggetto di
rapporti di Human Rights Watch, finanziata in parte con i soldi
dell'Unione Europea. Impossibile non vedere l'enorme contraddizione,
l'ipocrisia europea che esplode ancora un volta lungo una frontiera.
Esplode anche dentro il carcere di Edirne che, insieme alle altre di
tipo F, è stata oggetto nel 2006 di un rapporto del Comitato europeo per
la prevenzione della tortura che parlò di condizioni potenzialmente
degradanti e disumane. Lì dentro c'è il leader di un partito che conta
48 deputati in parlamento. Ieri l'Hdp ha tenuto il primo meeting privo
di 12 parlamentari, a cui hanno preso parte gli ambasciatori di Belgio,
Austria e Lussemburgo e il rappresentante della Ue. Ma lo scontro tra
Bruxelles e Ankara si giocava su altri tavoli: ieri il presidente della
Commissione Europea Juncker ha mandato un ultimatum al presidente
Erdogan. Senza nominare direttamente l'Hdp, Juncker ha messo in dubbio
la liberalizzazione dei visti che Ankara chiede come parte integrante
del "pacchetto-migranti": "[La Turchia] si allontana ogni giorno di più
dall'Europa - ha detto da Bruges - Bisogna che le autorità turche ci
dicano se vogliono davvero avvicinarsi. Tutto quello che fanno mi porta
a pensare che non vogliono rispettare gli standard europei". Si palesa
anche il possibile congelamento degli infiniti negoziati sull'ingresso
della Turchia in Europa. Oggi la Commissione dovrebbe pubblicare un
rapporto nel quale definirà la situazione dei diritti umani deteriorata
rispetto al 2015, un giorno dopo le preoccupazioni espresse dall'Alto
rappresentante Ue agli affari esteri Mogherini. A Lady Pesc risponde il
Ministero degli Esteri turco che in un comunicato bolla come
"inaccettabili" le critiche di un'istituzione, la Ue, che "ha perso
credibilità agli occhi del popolo turco". Un balletto che va avanti da
anni e che permette ad Ankara di agire con la massima impunità mentre
sbeffeggia quegli alleati che ne coprono le nefandezze. In casa è
l'Europa, fuori sono gli Stati Uniti. Al di là della frontiera, nel nord
della Siria, i kurdi siriani delle Ypg - insieme ai combattenti arabi,
circassi e turkmeni delle Forze Democratiche Siriane - proseguono
nell'avanzata su Raqqa. Altri 5 villaggi sono stati liberati dall'Isis e
il fronte si è avvicinato di 14 km alla "capitale" dello Stato Islamico.
Il tutto con il beneplacito di Washington che copre l'offensiva dal
cielo, ma che con l'altra mano promette Raqqa alla Turchia. Ankara da
parte sua non aiuta di certo l'operazione. Ieri le Ypg hanno denunciato
due tentativi di infiltrare gruppi di miliziani anti-kurdi dentro
Rojava, dal confine turco verso le comunità di Doda e Kobane. 



Con Smart 3 Giga a 9 euro/4 sett navighi veloce, chiami e invii SMS dal tuo smartphone verso tutti i fissi e mobili in Italia. Passa a Tiscali Mobile! http://casa.tiscali.it/mobile/

-------------- parte successiva --------------
Un allegato HTML è stato rimosso...
URL: <http://mail.areaperta.it/mailman/private/area_areaperta.it/attachments/20161110/820c8cac/attachment.html>


Maggiori informazioni sulla lista Area