[Area] Cambio della guardia
thorgiov
thorgiov a libero.it
Lun 14 Nov 2016 19:04:45 CET
Mario, all'inizio, nel leggere il tuo messaggio, pensavo che stessi
citando Nostradamus. Poi mi sono tranquillizzato, anche se il finale
sembra ugualmente apocalittico.
FELICE PIZZI ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )
Il 14/11/2016 08:08, mario ardigo ha scritto:
> Il nuovo colosso
> Non come lo sfacciato gigante di bronzo della gloria greca,
> piantato a soggiogare la terra da un confine all’altro,
> qui sulle rive della terra d’Occidente si ergerà
> una donna potente con una torcia, la cui fiamma
> racchiude il fulmine, e il suo nome è
> Madre degli Esuli. Dal faro che ha in mano
> lampeggia il benvenuto a genti di tutto il mondo;
> gli occhi suoi dolci dominano il ponte sospeso
> che unisce due quartieri della città.
> “Tenetevi pure, terre antiche, il vostro fasto leggendario!” ella grida
> con labbra silenziose.
> “Datemi chi tra voi è esausto e povero,
> le vostre masse che si accalcano nell’anelito di libertà,
> i miseri rifiuti della vostre popolose terre.
> Mandatemi quelli che non hanno più casa e gli sventurati,
> innalzando la mia luce mostrerò loro la porta d’oro!”.
> Emma Lazarus, 1883 (traduzione mia)
> Avvicinandosi dal mare e dal cielo alla città statunitense di New
> York, risalta la gigantesca statua eretta a fine Ottocento alla foce
> del fiume Hudson per celebrare l’indipendenza degli Stati Uniti
> d’America, conosciuta come la Statua della Libertà: raffigura una
> donna coronata che innalza una torcia con il braccio destro e
> nell’altro tiene un libro sul quale è incisa la data dell’indipendenza
> americana dal Regno Unito, il 4 luglio 1776; ai suoi piedi vi sono
> catene infrante; è la raffigurazione della Libertà che illumina il
> mondo. Sul suo piedistallo sono incisi gli ultimi versi della
> poesia Il nuovo colosso, della poetessa americana Emma Lazarus
> (l’antico colosso greco menzionato nel primo verso della lirica era
> quello, raffigurante il dio Sole – Helios, eretto nel porto della
> città di Rodi nel terzo secolo dell’era antica). Comunemente quel
> monumento è ritenuto un simbolo degli Stati Uniti d’America, ed è
> vero, ma rappresenta anche qualcosa di molto più profondo: infatti
> ricorda che la guerra di indipendenza delle colonie nordamericane
> combattuta nel Settecento contro i britannici fu una vera e propria
> rivoluzione, motivata non solo dalla volontà dei coloni di comandare a
> casa propria, ma anche da quella di creare un mondo nuovo, con altri
> principi rispetto a quelli che dominavano la monarchia europea che
> pretendeva di continuare a dominarli; quel proposito che nella poesia
> è espresso con il voler aprire la “porta d’oro” a quelli che oltremare
> erano considerati rifiuti umani. La Libertà simboleggiata in quella
> statua è quindi quella che è associata alla giustizia sociale ed è
> molto di più del solo conquistare il potere di decidere che cosa fare
> di sé e delle proprie cose, liberandosi in questo dal giogo altrui;
> non è solo la liberazione da una lontana monarchia, è liberazione
> dal giogo della diseguaglianza e della discriminazione sociale e
> anelito ad un nuovo ordine sociale, ad una nuova condizione di
> cittadinanza, per dare a tutti l’opportunità della ricerca della
> felicità, poiché gli esseri umani sono stati dotati dal Creatore di
> certi inalienabili diritti (così è scritto nella Dichiarazione
> d’indipendenza americana). La Statua della Libertà e la dichiarazione
> di indipendenza che essa celebra manifestano una caratteristica delle
> democrazie moderne che spesso non è bene intesa: esse sono fondate sul
> desiderio della libertà dall’ingiustizia sociale e sull’affermazione
> di diritti umani sottratti all’arbitrio umano, sia esso quello di un
> monarca come anche quello di una maggioranza.
> Sembra che la base sociale che ha generato i pensieri quei versi che
> ho citato si stia liquefacendo, da noi e oltre oceano.
> Ho cercato di rendere l’idea nella vignetta che allego (non mi
> ricordo però se Area veicola le immagini).
> Mario Ardigò - Roma
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