[Area] Una riforma epocale

mario ardigo marioardigo a yahoo.com
Ven 18 Nov 2016 05:10:21 CET


Unariforma epocale


 
   Parlando con le persone che incontro mi sonoreso conto che molte di loro ancora non hanno compreso su che cosa si deciderànel referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre e i più decideranno sullabase dell’opinione che hanno sull’attuale Presidente del Consiglio dei ministrie sulle istituzioni dell’Unione Europea. In genere si rifiuta il dialogo suicontenuti della riforma costituzionale e ci si limita a ripetere meccanicamentegli slogan della propaganda elettorale in corso. In particolare vanno moltoquelli centrati sul cambiamento: “Perché non vuoi cambiare?”, “Comunque qualche cosa cambierà!”, “Sei anziano, conosci il passato, perchéallora non vuoi cambiare?”, “Seigiovane, perché non vuoi cambiare?”.

  Effettivamente, se la riforma costituzionaleverrà confermata, molte cose cambieranno. Si tratta infatti di una revisionecostituzionale epocale. Nulla di simile c’era stato prima.

 Trascrivo su tema alcuni brani del libro diStefano Ceccanti, La revisione è (quasifinita), di quest’anno (Ceccanti è considerato uno dei padri  della revisionecostituzionale):

“[pag.30-35]Le leggi di revisione dal 1 gennaio 1948 sono state 15.  Sono stati modificati 34 dei 139 articoli (madopo il 2001 ne restano 134), alcuni dei quali più di una volta. Dei primi 54articoli (Principio fondamentali, Diritti e doveri dei cittadini) ne sono statimodificati solo tre: il 27, per proibire la pena di morte; il 48, perconsentire il diritto di voto all’estero; il 51, per promuovere l’eguaglianzadi genere e permettere le quote rosa nelle leggi elettorali.

[…]

Tremodifiche minori sono state varate negli anni ’60:

a)duenel 1963 che hanno previsto un numero fisso di deputati e senatori anziché unnumero variabile rispetto agli abitanti, la parificazione della durata dicinque anni tra Camera e Senato  […] infinel’istituzione della Regione Molise;

b)una nel 1967, con la modifica dell’art.135 per parificare a 9 anni la durata incarica di tutti i giudici costituzionali.

 Tutte le altre sono state introdotte dal 1989in avanti, e sono state di carattere puntuale, su una singola questione, con lesole eccezioni dei due interventi sul Titolo V della parte seconda nel 1999(elezione diretta dei Presidenti delle Giunte regionali e autonomia statutariadelle Regioni) e nel 2001 (riscrittura pressoché integrale del rapporto tracentro e periferia).

[…]

Nonpuò sfuggire che il 1989 [l’anno in cui iniziarono le riforme costituzionalidei regimi dell’Europa orientale di impronta sovietica - nota mia] sia stato ilvero anno di svolta verso un uso più intensivo della revisione.

[…]

Conla legislatura 1994-1996 nasce così non una “seconda repubblica” […] ma unsecondo sistema dei partiti, che pure non è poca cosa, giacché supporta le normecostituzionali, ne condiziona l’applicazione e ne orienta anche le ulterioririforme.

Tutte[le riforme costituzionali approvate dal 1999 al 2012] sono statesostanzialmente consensuali, con l’eccezione della legge n.3 del 2001 sultitolo V [sulle autonomie locali] approvata in Parlamento dal solocentrosinistra a fine legislatura, anche se i contenuti rispecchiavano insostanza i lavori condivisi dalla Commissione D’Alema [Commissione bicameralesulle riforme costituzionali istituita nel 1997 e presieduta da Massimo D’Alema].

 Una doppia rottura vera e propria venne inveceda parte del centrodestra:

A)lanuova riforma elettorale (legge n.270 del 2005, tuttora in parte vigente [dopodichiarazione parziale di incostituzionalità del 2014 - nota mia] che avevasoppresso i collegi uninominali nel quadro di una legge proporzionale,caratterizzata da lunghe liste bloccate, combinate con un premio di maggioranzanazionale ala Camera e una sommatoria di premi regionali al Senato;

B)laconnessa riforma costituzionale [del 2005, con impostazione federalista - nota mia] che sarebbestata poi bocciata dal referendum 2006.

  L’attuale riforma costituzionale, approvataquest’anno, modifica ben 50 articoli della Costituzione e tre leggicostituzionali, compreso l’art.48, nella prima parte della Costituzione, quelladedicata ai Diritti e doveri dei cittadini, disponendo che i cittadini all’esteronon voteranno per il nuovo Senato e incidendo in tal modo sul principio dieguaglianza dei cittadini. E’ quindi unariforma senza precedenti, veramenteepocale.  Essa segue il metodo delleriforme istituzionali approvate a colpi di maggioranza nel 2005 dai partiti dicentrodestra: legge elettorale e riforma costituzionale. Le riforma del 2005 necostituiscono antecedenti di ispirazione, anche se nella riforma di quest’annoè sparita l’impostazione federalista e, anzi, si  è andati verso un nuovo accentramento dipoteri non tanto genericamente verso lo Stato, quanto specificamente verso ilGoverno nazionale. Questo spiega perché fino al 2015 esse siano state condivisecon parte delle formazioni di centrodestra. L’elemento comune è un sistema diingegneria costituzionale che rafforza significativamente la posizione delGoverno nazionale nei confronti degli altri centri di decisione e garanziadello Stato, in particolare del Parlamento. La riforma di quest’anno larafforza anche nei confronti delle autonomie locali. 

 Le cose, nel caso di conferma della revisionecostituzionale, cambieranno sicuramente, soprattutto se al Governo andrannopersone intenzionate a sfruttare le opportunità offerte dal nuovo sistemacostituzionale. Ma cambieranno in meglio?Un indicatore in merito è quello costituito dalla qualità della classe politicanazionale. Essa infatti esprimerà i nuovi Governi potenziati.  Consideriamo, inparticolare, come si sta svolgendo la propaganda per il referendumcostituzionale. Diversi politici sembrano cercare di accattivarsi il consensodei cittadini votanti con argomenti non basati sui contenuti della riformacostituzionale, ad esempio come quelli personalistici basati sull’antipatia osimpatia verso quello o quell’altro, come quello basato sulla necessità dicambiare comunque, come quelli basati su prospettive di interventi economiciverso questa o quell’altra categoria o regione. La propaganda referendaria èfatta sostanzialmente di questo ed è quindi una cattiva propaganda. Leemittenti radiotelevisive pubbliche, per quanto ho potuto constatare,  non hanno programmato trasmissioni in cui lariforma fosse spiegata in dettaglio da persone competenti ma neutrali, ed anchecon riferimenti storici: sono venute quindi meno ad un loro compito specifico,in ciò non corrette dall’organo parlamentare di vigilanza. Ci si è limitati amandare in onda scontri personalistici tra persone favorevoli o contrarie allariforma, in cui, salvo poche eccezioni, i contenuti della riforma non sonoemersi. A questa classe politica, con la riforma costituzionale di quest’anno,  si stanno per affidare poteri di governo incomparabilicon quelli attribuiti a quelle che storicamente l’hanno preceduta.

MarioArdigò - Roma

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