[Area] R: vi sono ragioni di sinistra per votare si

sefucci a tiscali.it sefucci a tiscali.it
Mar 22 Nov 2016 17:32:50 CET


  Come effettivamente funzionerà una legge (anche questa), lo si potrà
vedere solo se e quando verrà approvata e applicata.
Fermo restando che
tutte le critiche legittimamente formulate devono essere esaminate senza
preconcetti, temo che alcune posizioni non tengono conto del danno che
il bicameralismo perfetto ha provocato finora e può provocare in
futuro.
Una realtà politica frammentata, come quella italiana, è stata
prodotta anche da questo sistema costituzionale, oltre che da leggi
elettorali che hanno incoraggiato la frammentazione dei partiti alcuni
dei quali su base strettamente "personale".
Sergio Fucci

Il 22.11.2016
16:58 Giancarlo Avenati Bassi ha scritto: 

> E secondo te, chi sta
fuori lo fa per caso o perché in questo modo consente
> la elezione di
un presidente non sgradito?
> 
> La riforma è stata fatta proprio nella
previsione che una o più forze
> politiche possano essere contrarie a
qualsiasi candidatura e bloccare anche
> per sempre l'elezione del
presidente.
> Prevedere che se le forze di opposizione stanno fuori
dall'aula, chi è
> dentro possa eleggere un presidente sblocca il
sistema e consente alle forze
> di opposizione di decidere se entrare e
votare un proprio candidato o se
> stare fuori e consentire alla
maggioranza di eleggere il presidente .
> Anche in tal caso sarebbe un
presidente di tutti, perché eletto con
> l'astensione di un gruppo che
esce dall'aula.
> E' una forma raffinata di democrazia, che consente
alla parte che non vuole
> compromettersi con il proprio elettorato, di
influire comunque
> sull'elezione del presidente. 
> Come accadde con la
non sfiducia al governo Andreotti nel 1976 quando il
> P.C.I si astenne
uscendo al senato dall'aula. La maggioranza quindi
> dovrebbe cercare un
nome che ottenga che le opposizioni si astengano uscendo
> dall'aula. 
>

> Se invece la minoranza entra nell'aula e vota il suo candidato,
quello
> della maggioranza non passa. Ma la maggioranza potrebbe
sbloccare la
> situazione votando a sua volta quello delle minoranza. O
addirittura
> uscire.
> Il caso non è peregrino. Per esempio quando il
Movimento 5 stelle candidava
> Rodotà, poteva o uscire o insistere su
Rodotà ed il P.D. avrebbe potuto
> anche lui votare Rodotà.
> 
>
L'equivoco è ignorare che, data una regola, le forze politiche si
atteggino
> di conseguenza. Quindi se il quorum è sui presenti le forze
politiche
> valuteranno se presenziare o no e consentire quindi o meno
l'elezione di un
> presidente proposto da altri.
> Nessuna deriva
autoritaria, ma una possibilità in più per l'opposizione di
> graduare
la propria influenza. 
> Giancarlo 
> 
> -----Messaggio originale-----
>
Da: Allegra Stracuzzi [mailto:a.stracuzzi a stracuzzi.it [1]] 
> Inviato:
martedì 22 novembre 2016 14:43
> A: 'Giancarlo Avenati Bassi'; 'Giudice
Manna'; 'area aperta'
> Oggetto: R: [Area] vi sono ragioni di sinistra
per votare si
> 
> Per amor di verita'....la riforma non innalza il
quorum per il Presidente
> della Repubblica, bensi' lo abbassa,
riducendolo, dalla settima votazione,
> alla maggioranza dei tre quinti
dei votanti (quindi basta che poche persone
> non si presentino e se lo
elegge la maggioranza da sola!)
> 
> Nuovo art. 83
> L'elezione del
Presidente della Repubblica ha luogo per scrutinio segreto a
>
maggioranza di due terzi della assemblea. Dal quarto scrutinio è
sufficiente
> la maggioranza dei tre quinti dell'assemblea. Dal settimo
scrutinio è
> sufficiente la maggioranza dei tre quinti dei votanti.
>

> art. 83 vigente
> L'elezione del Presidente della Repubblica ha luogo
per scrutinio segreto a
> maggioranza di due terzi dell'assemblea.
>
Dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta.
> 
> A.
Stracuzzi
> 
> -----Messaggio originale-----
> Da: Area
[mailto:area-bounces a areaperta.it [2]] Per conto di Giancarlo Avenati
>
Bassi
> Inviato: lunedì 21 novembre 2016 13:28
> A: 'Allegra Stracuzzi'
; 'Giudice Manna'
> ; 'area aperta' 
> Oggetto: [Area] vi sono ragioni
di sinistra per votare si
> 
> Carissimi, sono iscritto da anni alla
m.l. di Area, ma non ho mai inviato
> nessun messaggio e non ho mai
partecipato a nessun dibattito. Un po' per
> timidezza, un po' perché
non avevo tempo, un po' perché non mi sentivo
> all'altezza.
> 
> Oggi
mi decido a scrivere del referendum non perché abbia la presunzione di
>
dire cose mai dette o l'ambizione di convincere qualcuno, ma per far
>
presente che non necessariamente chi voterà "si" rinnegherà il suo
essere
> di sinistra.
> 
> L'altra sera ero a cena con un notaio, il
quale mi diceva che avrebbe votato
> "no" , facendomi presente che tutti
i privilegi del notariato sarebbero
> stati più al sicuro con il
bicameralismo perfetto che con la nuova
> costituzione. Vi ricordate le
"lenzuolate" di Bersani ? Ebbene, tra
> l'approvazione alla camera, la
trasmissione al senato, il ritorno alla
> camera, le lobbyes le hanno
bloccate e svuotate.
> Ogni corporazione si troverebbe di colpo
vulnerabile: i tassisti, i
> farmacisti, i titolari di pubbliche
concessioni ecc. 
> 
> Il discorso che secondo me va valutato è proprio
questo: il bicameralismo
> perfetto non consente nessun cambiamento, non
consente nessuna eliminazione
> delle rendite di posizione e dei
privilegi acquisiti, non consente nessun
> superamento delle
diseguaglianze. 
> Certo, mi si obietterà, nello stesso modo impedisce
lo smantellamento del
> sistema di garanzie e di diritti costruito nel
secolo scorso. E' vero, ma
> alla fine dobbiamo verificare se il ruolo
della sinistra oggi sia quello di
> conservare i territori già
conquistati o continuare a conquistarne di nuovi.
> Se ci sia più da
difendere che da conquistare. Ci sono tanti versanti
> sui quali si è
all'anno zero sui quali si porterebbe finalmente incidere.
> Non siamo
stanchi di votare partiti che presentano completissimi programmi
> di
governo, sapendo che sono del tutto irrealizzabili?
> 
> La riforma
costituzionale è mal fatta, è ' vero, ma questo è anche il segno
> di
come il bicameralismo imponga una ricerca del compromesso che alla
fine
> snatura ogni legge. Molti concordano che fosse meglio scritta la
prima
> proposta del governo, piuttosto che la riforma poi licenziata
dal
> parlamento, dopo una doppia lettura. E' possibile però fare in
tempi
> prossimi una riforma scritta meglio? E con chi?. Come non vedere
che
> nessuna forza politica oggi vuole concedere il merito all'altra di
portare a
> compimento una riforma che sia una? 
> 
> Bisogna poi
considerare che una parte dello schieramento del no è ispirato
>
all'antipolitica e che la vittoria del no finirà per ingrandire le
schiere
> di chi smetterà di sperare che il sistema tradizionale abbia
in sé la
> capacità di riformarsi. Tutto questo non illudiamoci, non
porterà risultati
> buoni né per la sinistra né per l'Italia. 
> La
prossima riforma costituzionale non lo farà più Renzi, la farà un
Trump
> italiano.
> Ci salveranno i professori da una riforma targata
Briatore? 
> Tutto questo dico, sapendo che non convincerò nessuno a
cambiare idea, ma
> perché trovo francamente eccessivo che chi opta per
il no abbia
> l'atteggiamento di chi stia salvando l'Italia e la
democrazia e non esiti
> ad esprimere netta disistima verso chi propende
per il si.
> 
> Nel merito pur stando io molto sulle generali, mi sembra
di dover
> sdrammatizzare le argomentazioni comparse su questa m.l. a
partuie da
> quelle di Imperato 
> 
> Il contributo di Marco Imperato
ripercorre alcune tra le argomentazioni più
> in voga del cosiddetto
"fronte del no". Per maggiore chiarezza le tratterò
> sinteticamente,
una per una.
> 1- Il metodo di discussione e approvazione della
riforma.
> La proposta iniziale presentata al Parlamento, vedeva il
coinvolgimento
> delle due principali forze politiche del Paese: pd e
pdl. In seguito
> all'elezione del Presidente Mattarella, per motivi del
tutto estranei al
> contenuto del ddl costituzionale, il pdl decise di
bloccare il progetto di
> riforma, prendendo posizione contraria.
> La
scelta del Governo è stata, dunque, quella di sottoporre al Parlamento
un
> ddl che già presentava importanti punti di convergenza (oltre che
>
riflessioni ereditate dal lavoro di ben tre commissioni bicamerali e
dei
> gruppi di costituzionalisti interpellati dal Presidente Napolitano
prima, e
> da Letta poi). 
> La discussione è durata due anni e ha dato
luogo a modifiche profonde del
> testo iniziale (con riguardo al nuovo
senato, tra le tante).
> La legge costituzionale è stata approvata a
maggioranza assoluta in seconda
> votazione cosicchè, ex art. 138 Cost.,
si è ricorsi al referendum
> oppositivo, nel solco del dettato
costituzionale.
> Questo, naturalmente, per quanto attiene alla forma,
certamente rispettata.
> Veniamo ora alla sostanza, con alcune
precisazioni.
> Sostiene Imperato come il Parlamento, eletto con legge
elettorale dichiarata
> illegittima, non avesse l'autorevolezza per
approvare una riforma così
> ampia. Opinione senz'altro rispettabile ma
eminentemente politica, dal
> momento che senatori e deputati, a seguito
della sentenza 1/2014, sono
> rimasti pienamente legittimati. 
>
L'opinione politica contraria considera la riforma della Costituzione
più
> che mai urgente, per i motivi che si avrà modo di spiegare in
seguito.
> Pertanto, approva la scelta di un Governo che, in ossequio
alle promesse
> fatte in sede di rielezione del Presidente Napolitano,
si è proposto di
> avviare la discussione in Parlamento, senza cedere al
ricatto del pdl
> (medesima dinamica affossò la bicamerale D'Alema del
1997).
> 
> 2- Nuovo Senato.
> Frutto di un compromesso al ribasso tra
la dc e il pci, il Senato italiano
> può definirsi, fin dal 1948, un
"personaggio in cerca d'autore": seppur
> adibito alle medesime funzioni
della Camera dei Deputati, presenta infatti
> sostanziali differenze
quanto alla sua composizione:
> - I senatori sono eletti su base
regionale e debbono avere più di
> quarant'anni;
> - circa 4 milioni di
elettori sono esclusi dal voto
> (diciotto-venticinquenni).
> Tali
peculiarità contribuiscono alla formazione di maggioranze falsate,
>
molto spesso dirette a garantire la sopravvivenza dell'esecutivo, più
che a
> sostenere l'attuazione di un preciso programma politico.
> Di
talché, non solo il Senato non costituisce un effettivo contropotere
ma
> concorre alla costituzione di Governi fortemente instabili (più di
sessanta
> in soli settant'anni di Repubblica).
> Da qui l'urgenza di
una riforma che attribuisca al Senato una nuova veste,
> anche
nell'ottica di un bilanciamento con la necessaria modifica del titolo
>
V della Costituzione.
> Una Camera dei territori che si faccia
interprete dei rapporti tra Comuni,
> Regioni, Stato e Unione Europea e
con competenze (tra le altre) che si
> estendono al controllo
sull'attuazione delle leggi nonché sulle nomine
> governative, potrebbe
effettivamente divenire quel "contropotere" oggi tanto
> invocato. 
>
Pertanto, la tesi di Imperato, secondo cui una modifica del Senato
>
costituirebbe un vulnus democratico, non è condivisibile.
> Se da un
lato non si può prescindere dal confronto politico, va rammentato
>
altresì come le istituzioni siano tenute a fornire adeguate risposte
ai
> cittadini: una moltiplicazione dei centri di spesa e di decisione
non
> garantisce la qualità della vita democratica; ben sarebbe
possibile,
> altrimenti, immaginare tre, quattro o cinque Senati, tutti
con le medesime
> funzioni.
> 
> 3 La legge elettorale.
> La legge
elettorale, come noto, non sarà oggetto del referendum. L'Assemblea
>
Costituente, infatti, decise di non inserire nella Carta la materia
>
elettorale. Agli atti si legge come il sistema elettorale sia stato
>
considerato inevitabilmente fluttuante, e cioè variabile rispetto ai
>
mutamenti storico-politici nel breve periodo. 
> Prendere posizione sul
referendum in base al sistema elettorale vigente
> pare, pertanto, del
tutto illogico. Ad oggi l'Italicum è al vaglio della
> Consulta; nei
giorni passati, inoltre, si è raggiunto un accordo di massima
> sulla
sua modifica e non potremmo, certo, sapere, cosa accadrà in caso di
>
nuove elezioni, qualora alla vittoria del no seguisse una crisi di
Governo.
> Tutto ciò non toglie l'ovvia considerazione che la materia
elettorale sia
> direttamente connessa alla nostra architettura
costituzionale. Tanto che,
> sosteneva Calamandrei, i lavori
dell'Assemblea fecero sempre implicito
> riferimento al modello
proporzionale.
> Orbene, da circa vent'anni in Italia si è optato per
sistemi elettorali
> misti o proporzionali con correttivi maggioritari
(l'Italicum, attualmente
> in vigore, conferma questa tendenza).
> Da
qui, un motivo ulteriore per sostenere l'urgenza di una riforma che
>
prenda atto del mutato contesto politico, intervenendo sul quorum
>
deliberativo per l'elezione del Presidente della Repubblica
(innalzandolo) e
> sulla nomina parlamentare dei giudici della Consulta
(La Camera ne esprimerà
> soltanto tre, gli altri due saranno nominati
dal Senato). E' quindi
> necessario concentrarsi sulle modifiche
apportate dalla riforma,
> considerando come non vi sia alcun pericolo
di deriva autoritaria laddove,
> addirittura, si opera un rinforzo degli
organi di garanzia, proprio alla
> luce della mutevolezza dei sistemi
elettorali.
> 
> Cordialmente. Giancarlo Avenati Bassi 
> 
>
-----Messaggio originale-----
> Da: Area
[mailto:area-bounces a areaperta.it [6]] Per conto di Allegra Stracuzzi
>
Inviato: domenica 20 novembre 2016 11:07
> A: 'Giudice Manna'; 'area
aperta'
> Oggetto: [Area] R: referendum costituzionale
> 
> Aggiungo la
versione video 
> 
> Tommaso Montanari https://youtu.be/yzxqqZV62zA
[7]
> 
> -----Messaggio originale-----
> Da: Area
[mailto:area-bounces a areaperta.it [8]] Per conto di Giudice Manna
>
Inviato: domenica 20 novembre 2016 10:40
> A: 'area aperta' 
> Oggetto:
[Area] referendum costituzionale
> 
> Penso sia un link interessante, da
cui trarre ulteriori argomenti a favore
> del NO
> 
>
http://download.kataweb.it/micromega/cosino.pdf [10]
> 
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