[Area] Un nuovo positivo orientamento nelle sentenze disciplinari per ritardi

Claudio Castelli claudio.castelli a giustizia.it
Gio 24 Nov 2016 12:31:29 CET


La sentenza disciplinare di assoluzione di Luca Minniti è stata pubblicata.

Nella stessa vengono recepiti i criteri direttivi della sentenza della
Cassazione Sezioni Unite n.2948/16, giungendo a  principi radicalmente
innovativi in tema di procedimenti disciplinari per ritardi nel deposito di
provvedimenti.

Mi limito a elencarne tre:

-          Viene escluso “qualsiasi rigido automatismo valutativo in chiave
negativa tra ritardo nel deposito dei provvedimenti (anche in numero
rilevante) e carenza organizzativa nell’operato del magistrato”,
richiedendosi un considerazione specifica sul singolo caso.

-          “La esistenza di una diffusa sproporzione tra carichi di lavoro e
capacità obiettive individuali di smaltimento degli uffici giudicanti civili
(anche se, mutatis mutandis, stesso discorso può estendersi ai ruoli dei
giudici penali)”, diviene un fattore, per dir così, strutturale con una
potenziale efficacia giustificativa.

-          Elemento rilevante al fine di giustificare i ritardi diviene l’
avere adottato scelte organizzative non burocratiche e avere profuso il
proprio apprezzabile impegno in termini di produttività e conseguente
sensibile abbattimento delle pendenze, oltre che non “avere assunto un
atteggiamento difensivo o caratterizzato dall’inerzia”.

Così l’eccellente produttività, l’abbattimento delle pendenze, il ruolo
gravoso ereditato (originariamente 1343 cause), la buona durata media delle
cause (complessivamente inferiore alla maggioranza dei colleghi della
sezione) sono tutti elementi che hanno portato a ritenere giustificati i pur
ingenti ritardi del dott. Minniti.

Un salto di qualità che si inserisce nel tramonto di quella che è stata una
non invidiabile stagione di rigida punizione e drammatizzazione dei ritardi.
Occorre dire che la Circolare C.S.M. 13 novembre 2013, responsabilizzando i
capi degli uffici e prevedendo interventi a sostegno dei magistrati in
difficoltà, aveva già in larga parte ridimensionato il problema. Ciò si
evidenzia anche dai dati della Procura Generale presso la Corte di
Cassazione che vede un netto ridimensionamento delle azioni disciplinari
promosse per questa infrazione:  64 nel 2013, 43 nel 2014, 36 nel 2015.

Ma ancora più importante è che quanto viene valorizzato dalle sentenze della
Cassazione e della Sezione disciplinare  è un modello di magistrato non
burocratico, non difensivo, ma attento all’effettività della giurisdizione e
alle esigenze del servizio.

Affermazioni in controtendenza rispetto a un pericoloso conformismo diffuso,
che ci liberano da paure spesso esagerate e che ripropongono un modello
costituzionale di magistrato che ci è caro. 

 

 

 
Claudio Castelli

 

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