[Area] il diritto dei magistrati di fare campagna per il NO

Fabrizio Vanorio fabrizio.vanorio a giustizia.it
Ven 2 Dic 2016 11:29:08 CET


L’utilizzo strumentale da parte di politici e commentatori del “post” di Francesco Caruso, decisamente enfatico a mio avviso, ci deve indurre a “guardare la luna e non il dito”. 
Ed uno sguardo acuto ci dice che ritorna in auge l’eterna tendenza a dire ai magistrati di rientrare nei ranghi, di non dar fastidio, di “parlare solo con le sentenze”.
Immediatamente sono partiti i critici esterni, ma anche gli “interni” su liste nazionali e locali, con prevalenza di esponenti di MI, a spiegare che non dobbiamo apparire “politicizzati”,
potendo, al massimo, “informare senza schierarci”.

Eppure, quando ci siamo schierati sulle proposte di legge in tema di processo breve, intercettazioni e persino sulle leggi già approvate in tema di ordinamento giudiziario abbiamo
rivendicato proprio il diritto di intervenire nel dibattito politico sulla giustizia, non semplicemente informando, ma prendendo posizione, dopo aver studiato, è ovvio. 

Dieci anni fa nessuno, tranne i soliti noti ed il Giornale, criticò la posizione sia di MD che del Movimento per la Giustizia
di fare campagna per il no sulla riforma Calderoli. Mi pare che intervenire su una riforma strutturale della Costituzione,
che cambia il rapporto tra Governo e Parlamento, tra Stato e Regioni, non mantiene il bicameralismo nemmeno
per la riforma dell’ordinamento giudiziario, sia un nostro diritto, come cittadini e magistrati.

MD ha sostenuto la critica sul merito della riforma anche a Napoli nel convegno di lunedì a cui hanno partecipato più di 200 persone, tra studenti, magistrati
giovani e meno giovani, avvocati, docenti universitari, associazioni varie, convegno chiuso dall’intervento a sostegno delle ragioni del no
da Francesco Amirante, già presidente della Corte Costituzionale, magistrato e giurista a tutto tondo. 
E di diritto e Costituzione abbiamo parlato tutti, Livio Pepino e tutti gli altri relatori. 

Sostenere che i magistrati non hanno diritto, da soli od associati, di intervenire nei dibattiti sulle riforme ci riporterebbe indietro agli anni ‘50 o forse prima.
Qualsiasi errore di un singolo non può comprimere diritti di altri né tantomeno diritti collettivi. E’ una banalità assoluta, ma, purtroppo, occorre ripeterla anche a fine 2016. 

Buon voto a tutti, nella speranza che non si approvi una riforma sbagliata e soprattutto che tutti votino, almeno sulla Costituzione, per convinzione e non 
per promesse di benefici vari, sia legittimi che illegali, nei pressi dei seggi. 

Fabrizio Vanorio 
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