[Area] A proposito di centri storici e periferie

mario ardigo marioardigo a yahoo.com
Gio 29 Dic 2016 06:57:45 CET


 Amministrare una città può essere una sfida interessante. Non è né piccola né grande, su scala europea. Non si parte da zero: ha un'organizzazione ben strutturata, con molto personale e molti mezzi. E' la capitale: ha una normativa particolare che può essere considerata di favore. E' in qualche modo lo specchio della nazione. Non ha problemi sociali così gravi come, ad esempio, Napoli. Il suo problema principale è nella direzione politica e questo rimanda alla cittadinanza, perché i vertici politici, a livello centrale e decentrato, scaturiscono da procedure democratiche. In passato non c'è stata sufficiente attenzione a questo aspetto del collegamento dei vertici politici alla loro base democratica. E' anche mancata una formazione politica di quella base democratica. Essere cittadini non è innato.   Amministrare Roma richiede di aspettarsi di essere bombardati da potenti  pressioni di lobby da diverse direzioni. Ma c'è anche la costante urgenza degli affari contingenti. Si ha la sensazione che il tempo non basti mai. Ma naturalmente si tratta di un problema di organizzazione e qui si tratta di tecnica amministrativa. Bisogna dire che, in particolare, le competenze di un'amministrazione comunale sono molto estese, per cui chi inizia ad occuparsene, anche su scala molto piccola, ad esempio in un Comune sui cinquemila abitanti, come molti della Regione Lazio ha l'impressione di affogare. Me ne parlarono tanti anni fa quando partecipai al corso-concorso per segretario comunale. Su certi problemi, come l'emergenza abitativa, è quasi impossibile scaricare su altri le responsabilità: cacci qualcuno da un posto ma poi gli devi trovare un altro posto; l'assistenza sociale è di competenza comunale. E questo anche se i politici locali spesso nei loro programmi promettono di occuparsi anche di cose sulle quali non hanno competenza o hanno una competenza marginale. Ad esempio un Comune ha competenza molto marginale in materia di sanità e non ha competenza in materia di politiche dell'occupazione (si tratta di competenze regionali), benché certe sue scelte possano influire anche in quei settori. L'urbanistica intorno ai maggiori centri clinici ne condiziona l'efficienza. Il sistema degli appalti pubblici sostiene l'occupazione. E' difficile stabilire priorità, che spesso cambiano giorno per giorno, come è d'uso anche nella politica nazionale.  Ora ci si lamenta dell'uso sbagliato dell'esteso centro storico della città. Non ci si fa caso, in genere, ma non è scontato che ci si debba andare per ubriacarsi e sballare, muovendosi dalle periferie e semiperiferie verso il centro. Non è stato sempre così. Non lo era ancora negli anni '70..Il fenomeno è stato il frutto di una scelta politica, che nel corso degli anni ha virato obiettivi. Inizialmente si trattava di suscitare un senso collettivo di cittadinanza, portando la gente ad abitare nuovamente il centro storico. Successivamente ha prevalso l'aspetto commerciale, collegato con preoccupazioni elettorali: quindi poi c'è stata l'invasione delle attività che richiamano la gente per ubriacarsi e sballare. Questo tipo di pubblico (non si parla più, naturalmente, di cittadinanza) ha poi richiamato altre attività, il commercio al minuto degli abiti, calzature e accessori vari. Ed eccoci alla situazione attuale.  Ora la cittadinanza è coinvolta nelle scelte amministrative più che altro come massa di utenti, sempre naturalmente insoddisfatti. Perché il vivere bene in una città come Roma richiede una collaborazione di cittadini, non l'atteggiamento da utenti. Il lavoro del politico dovrebbe essere appunto quella di suscitarla. Ma come non c'è stata più una formazione alla cittadinanza non si fa più formazione alla politica. Una delle poche istituzioni che sta operando molto attivamente in entrambi i settori è la Chiesa cattolica, anche se in genere non se ne ha consapevolezza. Questo dà i suoi risultati, in particolare nella politica nazionale. Si sta lavorando su quella che viene definita "ecologia sociale, economica e politica" e che poi non è nient'altro che quello. La novità è l'atteggiamento marcatamente critico verso il modello di sviluppo corrente, fino a invocare una rivoluzione culturale a livello globale.   Se ci si deve riconnettere con le masse di quelli che abitano a Roma, per farne una cittadinanza, bisognerebbe andarli a cercare dove si trovano, vale a dire nelle periferie e semiperiferie. Non si tratta di richiamarli in centro per qualche luccicante e costoso evento che comporta spese pubbliche e profitti privati (spesso i conti vengono presentati invece come se alle uscite pubbliche corrispondessero anche entrate pubbliche, ma in genere non è così). Si tratta di lavorare sulle loro vite lì dove si trovano. Occorrerebbero programmi politici strategici per quelle zone della città, cercando di capire innanzi tutto il modello della loro evoluzione. Dove e come si espandono? Quali problemi ha generato l'urbanizzazione?  Amministrando Roma c'è, credo, come un costante rumore di fondo, di volume elevato, costituito da  quelli che premono in rappresentanza degli interessi costituiti, quelli che vengono chiamati "poteri forti", e che di solito a Roma si indicano nei costruttori e proprietari immobiliari, commercianti di ogni specie (ingrosso, grande distribuzione, piccola distribuzione, ambulanti) e Vaticano (comprendendo ogni tipo di organizzazione ecclesiale cattolica). Lavorano l'amministrazione con lusinghe e minacce, per ciò che si legge in merito. Bisognerebbe trovare una tecnica per silenziarlo un po', per arrivare ad udire nuovamente la voce della città, perderci un po' di tempo, non solo nelle visite elettorali. Si richiede una visione strategica che dovrebbe essere propria del vertice politico, perché quelli amministrativi a vari livelli sono concentrati su visioni settoriali, per di più inquadrate in precise procedure legali che non prevedono un'azione di politica della cittadinanza. Mario Ardigò  - Roma  

    Il Mercoledì 28 Dicembre 2016 16:48, guido.vecchione25 <guido.vecchione25 a tin.it> ha scritto:
 

 Quest'articolo affronta un tema che non riguarda solo Roma e non pone soltanto un problema estetico, bensì  anche sociale e credo che, per questo, dovrebbe interessare anche noi giudici.Guido Vecchione 
https://emergenzacultura.org/2016/12/22/salvatore-settis-le-periferie-obese-e-la-rovina-chic-dei-centri-storici/



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