[Area] R: Area sull'autonomia e l'indipendenza dei pubblici ministeri

Donatella Ferranti donatella.ferranti a alice.it
Mar 31 Gen 2017 11:27:02 CET


Anche io condivido l'intervento di Gioacchino Natoli ..in realtà di finestre giurisdizionali si è parlato anche nella commissione di studio ministeriale sul processo penale ..ne abbiamo discusso in parlamento ..non è stata tradotta in norma ne in principio di delega alla luce dell' indagine  conoscitiva perché altre sono le strade intraprese , riferibili ad un migliore è più pregnante coordinamento interno sul tema della iscrizione della notizia di reato e sul rispetto dei tempi di indagine .vorrei ricordare però che gli spunti di riflessione offerti dalla relazione canzio sono contenuti in qualche modo anche nell'ultimo rapporto di valutazione del Greco . Donatella ferranti 

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> Il giorno 31 gen 2017, alle ore 10:11, <carlocitt a alice.it> <carlocitt a alice.it> ha scritto:
> 
> Condivido. So che non si deve condividere ma pensavo di scrivere pensieri analoghi ma sono senza tempo. Quindi “condivido”
>  
> carlo citterio
>  
> Da: Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] Per conto di Gioacchino Romeo
> Inviato: martedì 31 gennaio 2017 09:43
> A: area a areaperta.it
> Oggetto: [Area] Area sull'autonomia e l'indipendenza dei pubblici ministeri
>  
> A me non sembra che le parole pronunciate dal Primo Presidente della Cassazione possano destare preoccupazione. La sua relazione appare sicuramente preoccupata da un sentimento diffuso nell’opinione pubblica, e non solo. Leggiamo (pp. 21-22 della Relazione; grassetti miei): «L’opinione pubblica esprime spesso sentimenti di avversione per talune decisioni di proscioglimento o anche di condanna, se ritenute miti, pronunciate in casi che hanno formato oggetto di rilievo mediatico. Si scorge una frattura fra gli esiti dell’attività giudiziaria e le aspettative di giustizia, a prescindere da ogni valutazione circa la complessità dei fatti, la validità delle prove, i principi di diritto applicati, le garanzie del processo, la tenuta logica della decisione. Il disorientamento nasce dalla discrasia spazio-temporale fra l’ipotesi di accusa, formulata nelle indagini, il pregiudizio costruito nel processo mediatico parallelo, che s’instaura immediatamente, e le conclusioni dell’attività giudiziaria, che seguono a distanza di tempo dalle indagini, già di per sé troppo lunghe. In questa contraddizione s’annida il conflitto tra la giustizia “attesa” e la giustizia “applicata”, con il pernicioso ribaltamento della presunzione d’innocenza dell’imputato. Talora sono lo stesso pubblico ministero, titolare delle indagini, o l’avvocato difensore a intessere un dialogo con i media e, tramite questi, con l’opinione pubblica: in tal caso, il corto circuito tra il rito mediatico e il processo penale è destinato ad accentuarsi. Si conferma, anche per questo aspetto, l’urgenza dell’intervento riformatore, diretto a restaurare le linee del giusto processo, ridando respiro all’accertamento della verità nel giudizio, secondo criteri di efficienza, ragionevole durata e rispetto delle garanzie. Nello stesso tempo, mi sembra che, per un verso, debbano essere ricostruite le linee dell’attrazione ordinamentale della figura del pubblico ministero nella cultura della giurisdizione (da cui, di fatto, è visibile, in alcuni casi, il distacco, per una sorta di spiccata autoreferenzialità, anche nei rapporti con la narrazione mediatica); e che, per altro verso, meriti di essere presa in seria considerazione la proposta di aprire talune finestre di controllo giurisdizionale nelle indagini, piuttosto che prevedere interventi di tipo gerarchico o disciplinare.»
> Quindi, nessun attacco, diretto o indiretto ai pubblici ministeri. Piuttosto, perché Area non si pone mai domande sul perverso circuito media-Procure, da tempo sotto la lente degli studiosi? Qualche anno fa Vittorio Manes scrisse che “la netta distinzione tra l’esercizio dell’azione penale e l’attività di indagine ha comportato «una pressoché totale deregulation di quest’ultima, che risulta dominata, dall’inizio alla fine, dalle determinazioni del tutto autonome – salvo per ciò che riguarda la libertà personale – del p.m.», specie in relazione al momento genetico dell’iscrizione della notitia criminis, assolutamente “libero” e sottratto ad ogni possibilità di sindacato e/o valutazione”, sottolineando la “contiguità patologica che connette gli ambulacri delle Procure della Repubblica ai media: alla estrema cedevolezza della legalità (sostanziale e) processuale corrisponde – con un paradossale chiasmo – l’assurda durezza delle conseguenze sui diritti individuali innescate dall’ingresso nel ‘circo mediatico-giudiziario’, secondo una prassi distorsiva che qualcuno vorrebbe peraltro legittimare invocando – spesso in modo arbitrario e parziale – la tutela convenzionale del diritto di cronaca e la giurisprudenza della Corte europea​.” (Manes, Il ruolo “poliedrico” del giudice tra spinte di esegesi adeguatrice e vincoli di sistema, in Giust. pen., 2014, I, 65). Vogliamo avviare anche un discorso senza pregiudizi su questi aspetti distorsivi che sono sotto gli occhi di tutti?
> Gioacchino Romeo
>  
> ----Messaggio originale----
> Da: coordinamentoarea a gmail.com
> Data: 30-gen-2017 17.44
> A: "area"<area a areaperta.it>
> Ogg: [Area] Area sull'autonomia e l'indipendenza dei pubblici ministeri
> 
> Area sull'autonomia e l'indipendenza dei pubblici ministeri
> 
> Desta preoccupazione il risalto mediatico che è stato attribuito ad alcuni passaggi della relazione del Primo Presidente della Cassazione, rilanciati dagli organi di stampa – vogliamo sperare al di là delle intenzioni del Primo Presidente – come una richiesta di maggiori controlli sull’operato dei pubblici ministeri e di interventi volti ad evitare l’eccessiva spettacolarizzazione di alcune indagini e di alcuni processi.
> 
> Area ritiene che si tratti di spunti pericolosi e di ingiuste generalizzazioni, che offrono una sponda a interventi normativi che rischiano di incidere sull’indipendenza e l’autonomia dei magistrati inquirenti.
> 
> Quanto ai maggiori controlli, seppure indicati dal Primo Presidente sotto forma di “finestre di controllo giurisdizionale nelle indagini” e non come veri e propri “interventi di tipo gerarchico o disciplinare”, non si vede quali potrebbero essere gli ulteriori spazi per un intervento giurisdizionale, nel corso delle indagini, aggiuntivi rispetto a quelli già ampiamente previsti in materia di libertà personale, intercettazioni, sequestri, durata delle indagini.
> 
> Quanto ai controlli interni di tipo gerarchico, proprio le cerimonie d’inaugurazione dell'anno giudiziario hanno portato in questi giorni l'ANM a ribadire i principi di eguaglianza tra i magistrati, che la Costituzione vuole distinti solo per funzioni.
> 
> Eguaglianza e indipendenza dei magistrati sono dettati a garanzia di tutti i cittadini: per questo riteniamo che non sia configurabile né auspicabile un potere gerarchico di controllo e di ingerenza delle Procure Generali sull'operato delle singole Procure della Repubblica, che operano assai spesso in condizioni critiche, per i numeri cui devono fare fronte e per la complessità dei fenomeni criminali sui quali devono intervenire.
> 
> Certamente l’attuale sistema consente tutti gli interventi necessari nel caso in cui singoli pubblici ministeri assumano atteggiamenti scorretti ed opachi o incorrano in gravi cadute di impegno e professionalità (anche nei rapporti con i mezzi di informazione): in questi casi esistono già ampi poteri di indirizzo (con la diffusione di linee guida atte a garantire l’uniforme esercizio dell’azione penale) e controllo, che rendono doveroso l’intervento da parte del capo dell’ufficio e delle procure generali.
> Area ritiene semmai che, proprio al fine di salvaguardare l’autonomia interna dei singoli pubblici ministeri (a garanzia dell’eguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge), sia necessario introdurre adeguati momenti di verifica delle modalità concrete attraverso le quali i poteri di indirizzo e controllo vengono esercitati da parte dei dirigenti, rendendo effettiva la loro responsabilità.
>  
> Su questi temi, anche in vista della prossima adozione, da parte del CSM, di una circolare sull’organizzazione degli Uffici di Procura, Area nei prossimi giorni darà ulteriore divulgazione al documento finale di un fitto seminario organizzato a Roma lo scorso giugno, favorendo il confronto e la più ampia discussione.
>  
> Il Coordinamento nazionale di Area
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