[Area] Intervista a Cristina Ornano Segretario Generale di Area pubblicata su Il Dubbio

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Ven 3 Feb 2017 17:39:51 CET


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17:39 (0 minuti fa)
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Trasmettiamo un intervista rilasciata da Cristina Ornano, segretario
generale di Area, pubblicata su Il Dubbio, edizione odierna.

Il Coordinamento di Area

«Vogliamo essere la casa comune delle toghe progressiste»

*Intervista alla giudice Cristina Ornano, segretaria generale di Area *

«Siamo arrivati al punto fondamentale del percorso di unione della
magistratura progressista», annuncia al *Dubbio* Cristina Ornano, giudice
presso il Tribunale di Cagliari e da un mese segretario generale di Area. E
ancora: «Area è già punto di riferimento della magistratura progressista.
Siamo formazione unitaria nel circuito dell’autogoverno, dal Csm ai
Consigli giudiziari, e nella politica associativa, nel Cdc dell’Anm e nelle
Giunte distrettuali».

*Area si candida ad essere la “casa comune“ per le toghe progressiste. Ci
spiega questo progetto?*

Area è già punto di riferimento della magistratura progressista. Siamo
formazione unitaria nel circuito dell’autogoverno, dal Csm ai Consigli
giudiziari, e nella politica associativa, nel Cdc dell’Anm e nelle Giunte
distrettuali. L’organo dirigente, il coordinamento ed il segretario, è
legittimato non più dai gruppi fondatori, Magistratura democratica e
Movimento per la Giustizia- Art. 3, ma dai suoi aderenti attraverso
l’elezione diretta. Siamo però ora allo snodo di un percorso:
dall’organizzazione interna all’elaborazione politica che consolidi Area
come soggetto unitario, democratico e pluralista, nel quale la vasta platea
della magistratura progressista, consapevole del ruolo, possa riconoscersi
su un comune patrimonio di idee e di valori. L’identità politica di Area
dovrà essere visibile dentro la magistratura e nella società. A maggio, a
Napoli, celebreremo il nostro primo congresso.

*Il rapporto tra Area ed Md è stato spesso conflittuale. Anche al Csm i
consiglieri delle due correnti si sono trovati talvolta in disaccordo. E’
ipotizzabile una loro fusione?*

Non condivido il primo punto. Nella realtà sono più le cose che uniscono
rispetto a quelle che dividono. La nostra rappresentanza in Consiglio è
stata eletta attraverso un sistema aperto di primarie. Tra i consiglieri
possono esservi sensibilità differenti su alcune questioni, ma ciò attiene
alle scelte del singolo ed alla natura plurale del gruppo. Guardi, Area non
è solo un’esperienza cui Md e Movimenti hanno dato vita, ma è un soggetto
politico in continuità rispetto ai gruppi fondatori che vuole coinvolgere
una platea di magistrati più ampia rispetto a quella tradizionale. I
Movimenti hanno deliberato lo scioglimento e la confluenza in Area. Md al
momento non contempla la fusione con Area ma prevede la prosecuzione della
propria esperienza come soggetto politico autonomo. Tuttavia, come ribadito
nell’ultimo congresso, intende attuare i propri obiettivi anche attraverso
l’azione di Area: non conflittualità ma complementarietà. Su qualche tema
potrebbero esserci differenze. Penso al referendum sulla riforma
costituzionale nella quale solo Md si è schierata per il No.

*Siete moto attenti ai temi ideologici. La “destra giudiziaria”,
rappresentata da MI e da A& I, vi accusa di non impegnarvi su argo-* *menti
che interessano i magistrati: le ferie o i carichi esigibili. E’ vero?*

Siamo sicuri che ai magistrati interessino soltanto le ferie ed i carichi
esigibili? Questo lo sostiene chi strumentalizza il disagio – che è reale e
diffuso – dei magistrati rispetto a difficili condizioni di lavoro, per
pure ragioni elettoralistiche, senza poi dare le risposte promesse, come
dimostra la vicenda dei carichi esigibili. Attendiamo che dallo slogan si
passi ad una proposta praticabile, che, finora, non c’è stata. I
magistrati, la maggior parte, rivendicano condizioni di lavoro sostenibili
per rendere al meglio il servizio cui sono chiamati: un servizio che non
sia attento solo ai numeri ma alla qualità e ai diritti. Area, senza
demagogia, è aperta alla battaglia per la tutela dell’autonomia e
indipendenza della magistratura, parte della quale è anche la tutela
sindacale. A differenza dei gruppi da lei citati, Area non pensa che
l’azione della magistratura associata debba esaurirsi in una difesa
sterilmente corporativa. Sul tema ferie e responsabilità civile abbiamo
espresso il dissenso perché penalizzanti e pregiudizievoli per l’efficienza
della macchina giudiziaria, come ben sanno gli avvocati.

*Chi entra in magistratura ha circa 35 anni, se non di più. Non proprio
“giudici ragazzini”. Per fare un confronto, in Belgio, il presidente del
Tribunale di Anversa, una città grande come Torino, quando è stato nominato
aveva 45 anni. Chi ha ragione, noi o gli altri?*

Non c’è dubbio, hanno ragione gli altri. L’età media di accesso in
magistratura oggi è tra i 32 ed i 35 anni. L’ingresso avviene con concorso
di secondo grado, quando i nostri laureati sono stati logorati da anni di
scuole di specializzazione, stages, corsi di preparazione, molti anche
costosi e non sempre utili. Questo ha un doppio effetto perverso: usura i
ragazzi, ponendo a dura prova il loro entusiasmo e la loro motivazione, e
crea una selezione basata sul censo, perché non tutti possono permettersi
studi costosi ed una attesa di lavoro prolungata. Ciò determina
diseguaglianza e perdita del punto di forza della magistratura, ossia
essere espressione di una forte mobilità sociale. E poi chi entra oggi in
magistratura, con il pensionamento a 70 anni, rischia di non maturare i
requisiti pensionistici minimi. Bisogna essere chiari: stiamo facendo del
male ai ragazzi e danneggiamo il Paese! Vogliamo tornare al concorso di
primo grado.

*Il Consiglio d’Europa ha invitato l’Italia a “limitare la partecipazione
dei giudici in politica”. Area ha avuto iscritti eletti in parlamento o
nelle amministrazioni locali e nominati in incarichi politici.* *Cosa
farete?*

Il problema esiste, è delicato e riguarda tutta la magistratura, compresi
quelli che dicono di combattere le correnti e poi assumono incarichi
conferiti dalla politica. Il tema merita un approccio articolato, ci sono
situazioni diverse. Limitando il discorso agli eletti o agli incarichi di
nomina politica, ci sono aspetti di criticità sotto il profilo
dell’imparzialità del magistrato che va garantita anche nella sua
apparenza. E’ necessario regolamentare le condizioni di accesso e del
rientro in magistratura. Su questo aspetto c’è la duplice esigenza di
verificare la professionalità e di garantire l’apparenza dell’imparzialità
che potrebbe essere stata compromessa dal rapporto del magistrato con la
politica che lo ha scelto o fatto eleggere. I consiglieri di Area hanno
sostenuto la risoluzione del Csm per un urgente intervento del legislatore
che regoli il rientro dopo l’assunzione di incarichi politici, anche con la
possibilità di essere assegnati ad altri ruoli della PA. *E’ favorevole
alla separazione delle carriere?* Con il divieto di passaggio tra i ruoli
giudicanti e requirenti all’interno di uno stesso distretto si è realizzata
quella separazione di funzioni che l’Avvocatura, con validi argomenti,
reclamava. Il problema è un altro: nel quadro di una crescente spinta alla
gerarchizzazione delle procure va assicurata l’effettiva indipendenza ed
autonomia dell’organo inquirente per impedire che sia sottratto alla
cultura della giurisdizione. Indipendenza, autonomia, imparzialità, sono le
migliori garanzie per il corretto esercizio dell’azione penale.

* I tribunali sono ingolfati di cause e i cittadini attendono anni per una
sentenza. E’ un problema di personale o è necessaria una riforma* *del
sistema?*

Entrambi. La domanda di giustizia è molto cresciuta e, parallelamente, si è
aggravata la carenza di risorse e di personale. Ciò ha aumentato i carichi
di lavoro imponendo alti standard di produttività cui i magistrati ed il
personale amministrativo si sono responsabilmente adeguati. L’UE, anche con
il rapporto Cepej 2016, indica i magistrati italiani tra i più produttivi
d’Europa. Dovrebbe dunque essere chiaro a tutti che il problema della
giustizia, della sua inefficienza e lentezza, è strutturale. E’ compito
della politica porvi mano. Diamo atto al ministro Orlando di alcuni segnali
positivi, che, tuttavia, sono ancora troppo pochi e troppo timidi. Per anni
abbiamo visto solo tagli. Occorre una inversione di tendenza: assicurare
personale e risorse, indispensabili per garantire quantomeno i livelli
attuali del servizio, e realizzare riforme di sistema, nell’organizzazione
del lavoro, nel processo e nel diritto sostanziale. E’ indifferibile nel
processo penale una riforma della prescrizione, almeno nel senso
dell’interruzione dopo la sentenza di primo grado.

*Le correnti sono centri di potere?*

Non confondiamo il correntismo, assunto quale sinonimo di clientelismo, una
pratica deteriore da combattere, con la politica associativa dei gruppi che
assolvono un compito imprescindibile in ogni democrazia; sono luoghi di
discussione e di elaborazione per definire la linea politica sui temi
dell’ordinamento e dell’autogoverno. La crisi di autorevolezza dei gruppi e
delle dirigenze che essi esprimono ed a cui assistiamo da almeno due
decenni, rischia di lasciare campo libero a centri di potere incontrollati,
basati sul carisma personale o sulla pratica del clientelismo più
sfrontato. Bisogna recuperare la credibilità dei gruppi e delle loro
dirigenze.
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