[Area] AreaDG: mozione assemblea in tema di rappresentanza di genere

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Gio 1 Giu 2017 09:43:34 CEST


Trascriviamo di seguito e alleghiamo la mozione, approvata dall’assemblea
di AreaDG del 28 maggio 2017, all’unanimità, per acclamazione, in tema di
rappresentanza di genere negli organi di autogoverno.

Il Coordinamento nazionale di AreaDG

*Mozione per fissare quote di genere di risultato negli organismi
rappresentativi del governo autonomo della magistratura*

*Area è la comunità di donne e uomini della magistratura che pone al centro
del proprio esistere, tra gli altri, l’attuazione faticosa e quotidiana
della Carta Costituzionale ed è per questo che chiediamo che si renda
protagonista di un cambiamento atteso da anni capace di restituire
visibilità democratica alle donne della magistratura, una delle poche
istituzioni italiane in cui non sono ancora previste modalità di
rappresentanza di genere.*

*Gli articoli 3 e 51 della Costituzione, per come interpretati anche dalla
Corte Costituzionale (vedi sentenza n. 4/2010), prevedono che nel nostro
ordinamento viga il fondamentale principio di uguaglianza sostanziale tra i
sessi nella rappresentanza politica, a fronte del quale è evidente però la
sottorappresentazione delle donne. D’altra parte è la stessa Carta dei
Valori di Area che, in ossequio a detti principi, all’art. 3 comma 3
stabilisce che: “Promuoviamo la presenza paritaria di genere in tutti gli
organismi rappresentativi e decisionali.”*



*A livello sovranazionale, la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione
europea – con valore vincolante per il nostro ordinamento - prevede che la
parità tra uomini e donne deve essere assicurata in tutti i campi e che il
principio della parità non osta al mantenimento o all'adozione di misure
che prevedano vantaggi specifici a favore del sesso sottorappresentato
(art. 23 inserito nel Capo III relativo all'uguaglianza).*
  *In Europa*

*Nel Dossier n° 116 del 30 novembre 2016, l 'Istituto europeo per
l'uguaglianza di genere (EIGE), agenzia autonoma dell'Unione europea, ha
pubblicato il primo rapporto sull'indice dell'uguaglianza di genere, con
dati aggiornati al 2015.*

*Per la prima volta è stato elaborato un indicatore sintetico ma esaustivo
delle disparità di genere nell'Unione europea e nei singoli Stati membri.
L'indice, che prende in considerazione 6 diversi settori (Lavoro, Denaro,
Conoscenza, Tempo, Potere e Salute), ha un valore tra 1 e 100, dove 1
indica un'assoluta disparità di genere e 100 segna il raggiungimento della
piena uguaglianza di genere. Particolarmente negativa è la posizione
dell'Italia, che con un indice di 41,1 si attesta al 20° posto su 27 Stati
membri, sopra a Slovacchia, Grecia, Bulgaria, Portogallo, Croazia e
Romania.*

*Passando alla sfera specifica del Potere, inteso come potere decisionale,
si segnala che in questo settore l'indice dell'uguaglianza di genere
evidenzia il valore più basso, con un valore medio europeo di 39,7. Anche
in tal caso, la performance dell'Italia è negativa, con un indice di 21,8,
che la colloca tra gli ultimi posti tra i Paesi UE, sopra solo a Cipro,
Portogallo, Romania, Croazia e Slovacchia.*
  *Nel Mondo*

*A livello mondiale, secondo l'analisi annuale del World economic forum sul
Global Gender Gap, nella graduatoria diffusa nel 2016, l'Italia si colloca
al 50° posto su 144 Paesi.*

*Nella graduatoria generale svettano i Paesi del Nord Europa (Islandia,
Finlandia, Norvegia, Svezia e Irlanda); per quanto attiene agli altri Paesi
europei, la Slovenia si colloca al 9° posto, la Germania al 13°, i Paesi
Bassi al 16°, la Francia al 17°, il Regno Unito al 20° e la Spagna al 29°
posto.*

*Prima dell'Italia, quindi con una disparità di genere inferiore, ci sono
Mozambico, Capo Verde, Equador e Colombia.*

*Il Comitato internazionale che sorveglia lo stato di attuazione della
Convenzione delle Nazioni Unite per l’eliminazione delle discriminazioni
nei confronti delle donne (CEDAW), nel sesto rapporto periodico sull’Italia
(anche su questo sorvegliata speciale a livello internazionale), ha
formalmente rilevato che le donne sono in una condizione di svantaggio
nell’accesso alle cariche decisionali e ha formalmente chiesto all’Italia
di adottare concrete misure «per accelerare il raggiungimento della piena
ed eguale partecipazione delle donne nei processi decisionali a tutti i
livelli e in tutti i settori... anche attraverso l’uso delle quote di
genere» (punto 32 della relazione del Comitato reperibile sul sito dei
Giuristi democratici).*



*In magistratura le donne hanno superato il 50 % (sebbene il divieto al
loro ingresso sia stato infranto solo con il concorso del 1965).*

*Nell’ultimo concorso sono risultate vincitrici oltre il 68% di donne.*

*Al Consiglio Superiore della Magistratura nel 2014 una sola donna è stata
eletta dall’Ordine giudiziario e non appartiene ad Area.*

*È evidente l’esistenza di un “ritardo” particolarmente resistente, non più
tollerabile, rispetto al raggiungimento di una condizione di equilibrio di
genere nei luoghi massimamente rappresentativi della magistratura.*

*L’assenza o quasi della rappresentanza femminile non dipende da regole
formali di esclusione, ma da ostacoli culturali e sociali, a cui è doveroso
reagire individuando misure specifiche capaci di garantire al principio di
uguaglianza, quell’effettività che la pratica politico/associativa ed
elettorale fino ad oggi non è stata in grado di assicurare.*

*Si pone una questione non solo di rappresentanza, ma di democrazia a
fronte della quale l’associazionismo giudiziario, invece, ha già dato la
sua risposta.*

*Infatti sia l’ANM, che MD ed il Movimento per la Giustizia, da anni hanno
adottato statuti che prevedono una quota significativa di rappresentanza.
Non basta.*

*Il sistema delle quote è diventato parte del DNA della magistratura
progressista, ne abbiamo compreso, seppure con i suoi limiti, la necessità
ed il beneficio, ancora una volta per una questione di democrazia.*

*Introdurre anche nel governo autonomo della magistrature “quote di
risultato” è una doverosa quanto improcrastinabile scelta per superare
differenze e discriminazioni e per conseguire -in tempi storici e non
biblici – la piena parità rappresentativa per realizzare una democrazia
sviluppata ed adulta nell’interesse di uomini e donne.*

*La questione culturale che è sottesa all’assenza femminile in luoghi
decisionali, come il CSM, merita una profonda riflessione, sulla quale
auspichiamo che, a partire da questo Congresso, si creino momenti adeguati
per operarla perché siamo ancora molto indietro e non possiamo, non
dobbiamo, più permetterlo.*

*Questo dibattito va lanciato da Area a tutta la magistratura, in modo
serio, proprio in vista delle elezioni del CSM in cui potremo verificare la
differenza tra chi si limita a proporre le pari opportunità e chi, ci
auguriamo, è disposto a praticarle nel concreto ed in modo convinto.*

*Riteniamo che questo diventerà un elemento di discrimine per la scelta di
elettrici ed elettori, anche aldilà delle appartenenze, perché dimostrerà
la coerenza tra valori e regole, senza aspettare che sia il legislatore ad
imporcelo.*

*La strada dei magistrati e delle magistrate che hanno dato attuazione alla
Carta Costituzionale sanno bene cosa ci è voluto per passare dal valore
programmatico a quello precettivo delle norme nell’interpretazione. E oggi
lo dobbiamo ricordare.*


*Chiediamo, in conclusione, che AREA si impegni formalmente, con il voto
della presente mozione, a sostenere proposte di modifica normativa sulla
equilibrata rappresentanza di genere e a favorire un’equilibrata
rappresentanza di genere sia nei Consigli Giudiziari che al CSM, a partire
dalle prossime consultazioni elettorali.*

*L’assemblea chiede che il tema della rappresentanza di genere sia
affrontato in un’apposita assemblea da convocare prima possibile.*
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