[Area] Lettera aperta alle Camere Penali sullo sciopero indetto dal 12 al 16 giugno 2017

Siddi Massimiliano massimiliano.siddi a giustizia.it
Sab 10 Giu 2017 16:28:43 CEST


Gianluigi Fontana ha, evidentemente, ragione quando dice che la figura di Claudio Castelli non è neanche lontanamente accostabile a quella di Mussolini.
Per come lo conosco, tuttavia, Fontana e' persona troppo acuta per non comprendere che il punto non è assolutamente questo, e che la mia considerazione verteva esclusivamente sull'antropologia del potere e sulla sua fenomenologia narrativa; sotto questo specifico profilo, nessuna analogia risulta mai troppo azzardata.
Non sono, quindi, io, come erroneamente Fontana mi imputa, ad avere "offeso" il buon senso, fraintendendo il contenuto di una peraltro banale metafora dialettica, ma è lui, forse perché condizionato da una quarantennale consonanza personale, ad avere completamente equivocato il senso profondo che sottende una certa "metaforologia" del potere.
Ma, per venire alla questione che più conta, Fontana sbaglia quando sostiene che corrisponda alla correttezza istituzionale un discorso del tipo: "Avrei potuto farlo, ma non ho voluto farlo.......non tirate troppo la corda, sennò proporrò (che, detto da un Presidente di Corte, sappiamo tutti, fuor di ipocrisia, che significa "imporrò") di rinviare al primo giorno utile dopo lo sciopero".
Sbaglia - anche se credo di essere stato già chiaro sul punto - perché la reazione a questo tipo di astensione, certamente "selvaggia", non può essere rimessa al singolo Presidente di Corte d'Appello, come se fosse titolare del potere di decidere unilateralmente se e fino a quando tollerarla, ovvero di stabilire fino a che punto la sua peculiare visione della funzione dell'avvocato lo autorizzi ad astenersi dal mettere in pratica ciò che pure avrebbe, a suo insindacabile giudizio, il potere di attuare.
Poiché il problema è di natura generale, politico - ordinamentale, impostarlo in modo soggettivistico ("avrei potuto, ma non ho voluto.....non tirate troppo la corda") non corrisponde ad una logica istituzionale, ma all'epifania di un potere personale, declinato in modo retoricamente non dissimile dal ricordato "discorso del bivacco".

         Massimiliano Siddi





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Il giorno 10 giu 2017, alle ore 13:35, Fontana Gian Luigi <gianluigi.fontana a giustizia.it<mailto:gianluigi.fontana a giustizia.it>> ha scritto:

1) La mail di Massimiliano Siddi si riferisce al c.d "discorso del bivacco", tenuto da Mussolini all'insediamento del suo primo governo, dopo la Marcia su Roma: "Mi sono rifiutato di stravincere, e potevo stravincere. Mi sono imposto dei limiti. Mi sono detto che la migliore saggezza è quella che non ci abbandona dopo la vittoria. Con 300 mila giovani armati di tutto punto, decisi a tutto e quasi misticamente pronti ad un mio ordine, io potevo castigare tutti coloro che hanno diffamato e tentato di infangare il Fascismo. Potevo fare di questa Aula sorda e grigia un bivacco di manipoli: potevo sprangare il Parlamento e costituire un Governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto."

2) Speravo che la cosa finisse lì: un ipotetico accostamento di Claudio Castelli a Mussolini è francamente offensivo per il buon senso, prima che per la verità (ammetto di essere influenzato da quasi 40 anni di leale, amichevole, scherzosa, sempre con stima reciproca, contrapposizione a Claudio). La battuta sulla camicia nera mi obbliga però ad intervenire.

3) L'argomento "avrei potuto farlo ma per il momento non l'ho fatto" non viola l'etica dialettica né la correttezza istituzionale; il fatto che sia stato usato da Mussolini non significa nulla; è un comune argomento in qualunque situazione di contrasto. Nel caso specifico è la traduzione di: "non tirate troppo la corda". Dopo quattro mesi consecutivi di astensione dalle udienze, la soluzione prospettata da Claudio Castelli diventerà inevitabile. Temo di essere facile profeta.

4) Sull' "alleanza" con gli Avvocati (e con questo rispondo anche ad Andrea Ghinetti): può piacere o no, ma è nei fatti: a parte la loro partecipazione ai nostri organi di autogoverno e agli Osservatori, in tante realtà (parlo, per conoscenza diretta, del Distretto di Milano) il loro contributo, con esborso di quattrini, e tanti, è stato ed è essenziale per il funzionamento della macchina giudiziaria. Si dirà che non è un contributo disinteressato, ma le cose stanno così.

Gian Luigi Fontana

Inviato da iPad

Il giorno 10 giu 2017, alle ore 11:33, Stefano Celli <stefano.celli a giustizia.it<mailto:stefano.celli a giustizia.it>> ha scritto:

:-D:-D:-D
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stefano celli

PS: ho appeso la lettera fuori dalla mia porta. Ora devo andare a comprarmi una camicia nera. Buon fine settimana a tutti

Il 10/06/2017 10:56, Siddi Massimiliano ha scritto:
Trovo non sia conforme all'etica della dialettica e neppure istituzionalmente troppo corretto, nel testo della "Lettera aperta" di Claudio Castelli, ventilare quella specie di larvata "minaccia" processuale di proporre di rinviare alla prima data utile immediatamente successiva allo sciopero.
Se il presidente della Corte ritenesse che questo sia un modo per garantire speditezza ed efficienza al servizio giustizia, allora avrebbe il dovere di fare questa proposta a prescindere da come la possano prendere i difensori; in caso contrario, si tratterebbe solo di un espediente retorico poco elegante ed inopportuno.
La logica del "avrei potuto, ma non l'ho fatto" mi ricorda, chissà perché, un certo discorso degli anni '20.
Cambiano epoche, uomini, contesti e colori politici, ma certe strutture profonde del potere, fondamentalmente autoritarie anche nella loro declinazione discorsiva, torneranno sempre eternamente all'uguale.

         Massimiliano Siddi

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Il giorno 09 giu 2017, alle ore 16:20, Castelli Claudio <claudio.castelli a giustizia.it<mailto:claudio.castelli a giustizia.it>> ha scritto:

Vi invio per conoscenza la lettera aperta alle Camere Penali  sullo sciopero proclamato da 12 al 16 giugno 2017 da me. Mandata in qualità di Presidente della Corte di Brescia

                                       Claudio Castelli








                                                    Spett.le




UNIONE DELLE CAMERE PENALI ITALIANE







LETTERA APERTA SULLO SCIOPERO INDETTO DAL 12 AL 16 GIUGNO 2017





Ho sempre ritenuto gli avvocati come alleati nell'attività di rendere giustizia ed ho sempre in mente il monito della madre dell'avv. Claris Appiani sulla necessità che i nostri mondi siano uniti, ma proprio questo mi costringe a evidenziare come lo sciopero indetto per i giorni dal 12 al 16 giugno (il quarto in quattro mesi) sia un grave errore.

Si può concordare sui motivi di metodo (il continuo ricorso alla fiducia che non consente una reale discussione parlamentare), dissentire su alcuni dei vostri obiettivi; ma tutte le ragioni di discussione vengono superate quando si arriva a proclamare una settimana di sciopero al mese per quattro mesi consecutivi contro una legge in discussione al parlamento.

Questo sciopero, che è ben più che simbolico, non colpisce il parlamento, né i magistrati o le cancellerie (che non potendo lavorare hanno un'involontaria boccata di ossigeno), ma il servizio giustizia ed i cittadini che vedono sommarsi ritardi a tempi già troppo lunghi. Migliaia di processi rinviati, migliaia di persone cui viene disattesa l’aspettativa di giustizia. Non solo, ma uno sciopero prolungato contro una legge in gestazione è una forzatura in democrazia.  Come presidente di una corte di appello che sente come una forte responsabilità il dovere di cercare di far dare una giustizia dignitosa ai cittadini e di migliorare le grandi deficienze che abbiamo, ho avuto la tentazione di proporre di rinviare le udienze saltate per lo sciopero ad un sabato immediatamente susseguente per un elementare tentativo di recupero. Non l'ho fatto perché questa poteva apparire una provocazione. Risultato che sarebbe lontanissimo dalle mie intenzioni e dai motivi che mi muovono anche a scrivere questa lettera, essendo mia convinzione che solo "unendo i nostri mondi" potremo vedere risultati.

Ma questo sarà possibile solo se verrà abbandonato un clima in cui troppe iniziative appaiono "contro”.

Mi auguro che possa aprirsi una riflessione comune e che il sistema degli scioperi periodici venga abbandonato.
Una nuova fase è possibile. Sta a noi costruirla.





Il Presidente della Corte

                                                Claudio Castelli





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