[Area] I: R: Re: Lettera aperta alle Camere Penali sullo sciopero indetto dal 12 al 16 giugno 2017

Rosario Lupo rosario.lupo a giustizia.it
Mar 13 Giu 2017 09:13:19 CEST


 

 

Da: Rosario Lupo [mailto:rosario.lupo a giustizia.it] 
Inviato: martedì 13 giugno 2017 09:13
A: 'Ardigo' Mario'
Oggetto: R: [Area] R: Re: Lettera aperta alle Camere Penali sullo sciopero indetto dal 12 al 16 giugno 2017

 

Io sono molto poco politicamente corretto.

 

E provocatorioù

 

Mi chiedo a proposito dell’ennesima astensione degli avvocati penalisti se non si possa configurare l’abuso del diritto.

 

 

La Corte di Cassazione, con sentenza n. 24653 del 3 dicembre 2015, ha dichiarato l’illegittimità dello sciopero le cui modalità di esecuzione erano state rimesse totalmente ai singoli lavoratori interessati, senza una loro predeterminazione e coordinamento, atteso che lo stesso aveva danneggiato potenzialmente la società datrice di lavoro, posta nell’impossibilità di prevenire i rischi sulla produttività aziendale con riferimento ai singoli reparti ove di volta in volta era stata attuata, anche all’improvviso, l’astensione dei lavoratori, con l’inevitabile insorgere di pericoli di vario genere.

I Giudici di legittimità hanno altresì precisato, ribadendo il proprio consolidato orientamento, che “anche le forme di interruzione o sospensione del lavoro parziali o temporanee (cosiddetti scioperi a scacchiera o a singhiozzo) possono rivelarsi illegittime allorquando importino pericoli o danni o alterazioni all’integrità e funzionalità degli impianti ovvero quando pregiudichino la produttività stessa dell’azienda, compromettendo, cioè, la stessa organizzazione istituzionale e di funzionalità produttiva dell’impresa”.

 

Mi chiedo se non vi sia analogicamente un danno all’integrità e funzionalità dell’attività giudiziaria sottesa a interessi di carattere pubblico fondamentali.

 

E ancora la Cassazione, proprio con riferimento al diritto di astensione, in una sentenza (la n. 20574/2008 - Abuso del diritto di sciopero) ha affermato che 

 

l'astensione collettiva degli avvocati dalle udienze è stata regolata dall'ordinamento con la legge 11 aprile 2000, n. 83, che ha integrato la disciplina dello sciopero nei servizi essenziali, dettata dalla legge 12 giugno 1990, n. 146. Tale innovazione era stata sollecitata dalla Corte costituzionale, prima con un monito (sentenza, 31 marzo 1994, n. 114), poi con una dichiarazione d'incostituzionalità parziale (sentenza, 27 maggio 1996, n. 171). 

La Corte spiegò che la legge sullo sciopero nei servizi essenziali, volta a contemperare l'esercizio del diritto di sciopero con altri diritti di rango costituzionale e a proteggere dall'«abuso del diritto di sciopero», non apprestava "una razionale e coerente disciplina che includa tutte le altre manifestazioni collettive capaci di comprimere valori primari" e che tale estensione non poteva essere operata con una interpretazione estensiva o analogica della normativa, ma richiedeva l'intervento del legislatore. In particolare, con riferimento alle astensioni nel settore forense, la Corte affermò che non rientrano nel diritto di sciopero, inscindibilmente connesso al lavoro subordinato, ma costituiscono anch'esse esercizio di "libertà sindacale" e godono della salvaguardia degli spazi di libertà riservati ai singoli e ai gruppi, che ispira la prima parte della Carta costituzionale. 

Al pari dello sciopero, anche questa espressione di libertà sindacale deve contemperarsi con gli altri valori costituzionali: con i "diritti fondamentali di azione e di difesa" e con "il buon andamento dell'amministrazione della giustizia" (oggi, si deve aggiungere il principio della "ragionevole durata del processo"). 

Per tali motivi la Corte dichiarò l'incostituzionalità del testo originario della legge 146 del 1990 "nella parte in cui non prevedeva, nel caso di astensione collettiva dall'attività giudiziaria degli avvocati, l'obbligo di un congruo preavviso e di un ragionevole limite temporale dell'astensione e non prevedeva altresì strumenti idonei ad individuare e assicurare le prestazioni essenziali, nonché le procedure e le misure consequenziali nell'ipotesi di inosservanza". 

L'omissione legislativa venne colmata con la legge n. 83 del 2000, che integrò la disciplina del 1990, regolando le "astensioni collettive dalle prestazioni, a fini di protesta o di rivendicazione di categoria, da parte di lavoratori autonomi, professionisti o piccoli imprenditori", che incidano sulla funzionalità dei servizi pubblici di cui all'art. 1 (fra i quali vi è l'amministrazione della giustizia). Da quel momento l'astensione degli avvocati dalle udienze, esercizio - come aveva spiegato la Corte costituzionale - del diritto di libertà sindacale, acquisì piena legittimazione nell'ordinamento giuridico, ma al tempo stesso trovò regole e limiti, fissati direttamente dal legislatore o dalle fonti ed istituzioni alle quali la legge rinvia (codici di autoregolamentazione valutati conformi alla legge, provvedimenti della Commissione di garanzia). 

"Se", nel caso concreto, queste regole e questi limiti risulteranno rispettati, il giudice accoglierà la richiesta di differimento dell'udienza formulata dal difensore che dichiari di aderire alla astensione collettiva, proclamata a norma di legge. 

 

Si tratta di pillole che ho appiccicato al termine diuna giornata lavorativa ma che potrebbero essere uno spunto di riflessione al fine di valutare se effettivamente non ci troviamo di fronte a una ipotesi di abuso del diritto e trovare quindi risposte efficaci a una prassi che sta veramente diventando poco sostenibile 

 

Segnalo altresì una ordinanza di rimessione alla Corte Costituzionale da parte della Corte d’Appello di Venezia.

 

PS

Accostare la lettera di Claudio al discorso del bivacco è il sintomo evidente che ormai siamo al “tana libera tutti”; si va in ordine sparso e non si riesce a comunicare; ma questo, ahimè, accade da ormai troppo tempo.

 

Buon tutto a tutti

 

Rosario Lupo T;.M. Firenze

 

Da: Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] Per conto di Ardigo' Mario
Inviato: domenica 11 giugno 2017 14:34
A: area a areaperta.it
Oggetto: Re: [Area] R: Re: Lettera aperta alle Camere Penali sullo sciopero indetto dal 12 al 16 giugno 2017

 

​Qui a Roma mi hanno detto che chi non si astiene viene messo sotto procedimento disciplinare dal Consiglio dell'Ordine. Non so se è vero, ma me l'hanno confermato tutti gli avvocati con cui ho parlato.

Mario Ardigò -Roma

  _____  

Da: Area <area-bounces a areaperta.it> per conto di thorgiov <thorgiov a libero.it>
Inviato: sabato 10 giugno 2017 15:37
A: area a areaperta.it
Oggetto: Re: [Area] R: Re: Lettera aperta alle Camere Penali sullo sciopero indetto dal 12 al 16 giugno 2017 

 

Tu dici che le posizioni dell'avvocatura non sono granitiche. E allora per quale motivo tutti gli avvocati, senza eccezioni, aderiscono allo sciopero ? L'adesione non è obbligatoria. Nei rarissimi casi in cui l'ANM ha proclamato uno sciopero c'è sempre stata una fetta consistente di magistrati che hanno deciso di non astenersi dall'ordinaria attività giurisdizionale. Per quale motivo gli avvocati riescono sempre a fare blocco unico ?

Troppa retorica, come sempre! A mio parere, non si vuole vedere la realtà, perchè la realtà è scomoda per tutti. Noi magistrati a fine mese lo stipendio lo prendiamo sempre, sia che lavoriamo tanto e bene, sia che lavoriamo poco e male. Per gli avvocati è diverso. Soprattutto in un momento di grave crisi economica quale è quella attuale ( nonostante le rassicurazioni sempre poco convincenti di Renzi e Gentiloni ), con il numero degli avvocati che cresce ogni giorno di più, gli spazi , le occasioni di lavoro, si restringono. E allora bisogna approfittare di ogni occasione. Lo sciopero è per l'appunto una occasione per far durare di più il processo, che, come recita un vecchio adagio, finchè pende, rende.  Aderire allo sciopero, in questo caso, è sempre conveniente. Non è nemmeno una questione di corporativismo. Si tratta invece di istinto di sopravvivenza pura e semplice.

FELICE   PIZZI  ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )

 

Il 10/06/2017 11:37, riviezzo.ciro a virgilio.it ha scritto:

La lettera di Claudio Castelli tocca uno dei punti nodali della politica associativa, e cioè il rapporto con le rappresentanze dell’avvocatura, e ci costringe ad una riflessione. L’istinto di ciascuno di noi è quello di rispondere alle iniziative delle Camere Penali che sono strumentali, che difendono gli interessi privati di alcuni indagati, che il loro interesse non è l’efficienza del processo, ma forse il contrario, ecc. . Gli avvocati risponderanno che la crisi della giustizia è in larga misura provocata dai nostri privilegi, che l’inefficienza del processo penale ha cause strutturali che esulano da qualche giorno di sciopero, che i processi saltano a migliaia ogni giorno per le cause più diverse, dall’assenza del giudice al difetto di notifiche, ecc. . Io penso che in questo modo non si vada da nessuna parte, e la situazione può solo peggiorare. E’ certamente vero che gli scioperi delle Camere Penali sono inaccettabili ed aggravano senza reale costrutto una situazione già al collasso. Su questo non ci può essere alcuna mediazione ed ogni iniziativa è utile. Ma le posizioni dell’avvocatura non sono granitiche e soprattutto sono supportate da motivazioni (forse apparenti) che meritano spesso considerazione. Ed allora occorre che le nostre rappresentante politiche compiano uno sforzo di intelligenza (intesa come capacità di affrontare e risolvere i problemi, absit iniuria verbis), costringendo gli avvocati (che non sono solo UCP) a confrontarsi sui temi concreti, semmai dividendosi su alcuni punti, ma trovando temi comuni su cui è possibile dialogare e presentare posizioni condivise alla politica. La posizione di Stefano, ad esempio, presenta interessanti spunti di riflessione anche su argomenti sui quali le distanze sono più considerevoli. E non pensiamo solo al processo penale, tema pur centrale e fondamentale, ma anche alle tante questioni in ballo sull’organizzazione degli uffici, sul coinvolgimento dell’avvocatura nel governo autonomo, sull’efficienza del processo civile e la tendenza alla degiurisdizionalizzazione, e via dicendo. Ritengo da sempre che avvocatura e magistratura debbano trovare un terreno comune di confronto, un modo di parlarsi, di sentirsi parte dello stesso ceto di giuristi, insieme agli altri protagonisti della giurisdizione (personale amministrativo, accademia, ecc.), evitando la tentazione di approfittare delle contingenze politiche del momento per cercare di trarre episodici ed effimeri vantaggi di categoria, come troppo spesso è avvenuto in passato. Il sommarsi di due corporativismi può portare solo ad un aggravamento della situazione della giurisdizione ed aprire la strada a soluzioni anche ordinamentali i cui effetti non sono prevedibili. E chi, se non Area DG, chi se non una ANM a guida Area DG, può porre in essere questo tentativo ?

Ciro Riviezzo

 

----Messaggio originale----
Da: "Siddi Massimiliano"  <mailto:massimiliano.siddi a giustizia.it> <massimiliano.siddi a giustizia.it>
Data: 10-giu-2017 10.56 AM
A: "Castelli Claudio" <mailto:claudio.castelli a giustizia.it> <claudio.castelli a giustizia.it>
Cc:  <mailto:area a areaperta.it> "area a areaperta.it" <mailto:area a areaperta.it> <area a areaperta.it>
Ogg: Re: [Area] Lettera aperta alle Camere Penali sullo sciopero indetto dal 12 al 16 giugno 2017

Trovo non sia conforme all'etica della dialettica e neppure istituzionalmente troppo corretto, nel testo della "Lettera aperta" di Claudio Castelli, ventilare quella specie di larvata "minaccia" processuale di proporre di rinviare alla prima data utile immediatamente successiva allo sciopero.

Se il presidente della Corte ritenesse che questo sia un modo per garantire speditezza ed efficienza al servizio giustizia, allora avrebbe il dovere di fare questa proposta a prescindere da come la possano prendere i difensori; in caso contrario, si tratterebbe solo di un espediente retorico poco elegante ed inopportuno.

La logica del "avrei potuto, ma non l'ho fatto" mi ricorda, chissà perché, un certo discorso degli anni '20.

Cambiano epoche, uomini, contesti e colori politici, ma certe strutture profonde del potere, fondamentalmente autoritarie anche nella loro declinazione discorsiva, torneranno sempre eternamente all'uguale.

 

         Massimiliano Siddi

Inviato da iPhone


Il giorno 09 giu 2017, alle ore 16:20, Castelli Claudio <claudio.castelli a giustizia.it> ha scritto:

Vi invio per conoscenza la lettera aperta alle Camere Penali  sullo sciopero proclamato da 12 al 16 giugno 2017 da me. Mandata in qualità di Presidente della Corte di Brescia

 

                                       Claudio Castelli

 


 

 

                                                    Spett.le

 

UNIONE DELLE CAMERE PENALI ITALIANE

 

 

 

LETTERA APERTA SULLO SCIOPERO INDETTO DAL 12 AL 16 GIUGNO 2017

 

 

Ho sempre ritenuto gli avvocati come alleati nell'attività di rendere giustizia ed ho sempre in mente il monito della madre dell'avv. Claris Appiani sulla necessità che i nostri mondi siano uniti, ma proprio questo mi costringe a evidenziare come lo sciopero indetto per i giorni dal 12 al 16 giugno (il quarto in quattro mesi) sia un grave errore. 

Si può concordare sui motivi di metodo (il continuo ricorso alla fiducia che non consente una reale discussione parlamentare), dissentire su alcuni dei vostri obiettivi; ma tutte le ragioni di discussione vengono superate quando si arriva a proclamare una settimana di sciopero al mese per quattro mesi consecutivi contro una legge in discussione al parlamento.

Questo sciopero, che è ben più che simbolico, non colpisce il parlamento, né i magistrati o le cancellerie (che non potendo lavorare hanno un'involontaria boccata di ossigeno), ma il servizio giustizia ed i cittadini che vedono sommarsi ritardi a tempi già troppo lunghi. Migliaia di processi rinviati, migliaia di persone cui viene disattesa l’aspettativa di giustizia. Non solo, ma uno sciopero prolungato contro una legge in gestazione è una forzatura in democrazia.  Come presidente di una corte di appello che sente come una forte responsabilità il dovere di cercare di far dare una giustizia dignitosa ai cittadini e di migliorare le grandi deficienze che abbiamo, ho avuto la tentazione di proporre di rinviare le udienze saltate per lo sciopero ad un sabato immediatamente susseguente per un elementare tentativo di recupero. Non l'ho fatto perché questa poteva apparire una provocazione. Risultato che sarebbe lontanissimo dalle mie intenzioni e dai motivi che mi muovono anche a scrivere questa lettera, essendo mia convinzione che solo "unendo i nostri mondi" potremo vedere risultati.

Ma questo sarà possibile solo se verrà abbandonato un clima in cui troppe iniziative appaiono "contro”. 

Mi auguro che possa aprirsi una riflessione comune e che il sistema degli scioperi periodici venga abbandonato.

Una nuova fase è possibile. Sta a noi costruirla.                                            

 

 

Il Presidente della Corte

                                                Claudio Castelli

 

 

_______________________________________________
Area mailing list
Area a areaperta.it
http://mail.areaperta.it/mailman/listinfo/area_areaperta.it

 





_______________________________________________
Area mailing list
Area a areaperta.it
http://mail.areaperta.it/mailman/listinfo/area_areaperta.it

 

-------------- parte successiva --------------
Un allegato HTML è stato rimosso...
URL: <http://mail.areaperta.it/mailman/private/area_areaperta.it/attachments/20170613/088d6a1a/attachment.html>


Maggiori informazioni sulla lista Area