[Area] Stefano Rodotà

Marco Dell'Utri mardellu a tin.it
Sab 24 Giu 2017 20:21:17 CEST


Stefano Rodotà ci lascia in eredità la fede nella possibilità della profondità del pensiero e del discorso. Sempre e in ogni occasione. Anche con la delicata leggerezza di cui era singolarmente capace.
Le pagine che, da studioso dei diritti civili (quelle che più ho "frequentato"), Rodotà ci ha lasciato sulle tante questioni affrontate (dalle fonti di integrazione del contratto, al problema della responsabilità civile, alle clausole generali come strumento di politica del diritto, al "terribile diritto" della proprietà, alla difesa dei dati personali, al tema infinito della dignità della persona e dei diritti sul corpo, dalla nascita alla fine della vita, per fermarsi alle prime che mi vengono in mente) sono pagine che conservano un comune denominatore: lo sguardo oltre lo scontato o il banale, l'apertura di una differente prospettiva di senso.
La ricerca della dimensione umana delle cose, anche muovendo da percorsi solo apparentemente più lontani.
Più che l'ultimo ricordatissimo "Diritto di avere diritti", mi piace oggi riprendere in mano e rileggere le pagine dell'ultimo "Diritto d'amore", forse l'involontaria, significativa firma di un percorso intellettuale. 
Il sentimento che accompagna la scomparsa di un uomo tanto capace di pensiero, e tanto intellettualmente dotato, è quello - forse involuto - di temere che il mondo possa improvvisamente diventare più sciocco.
Sta a tutti noi vincere la tentazione di una debolezza che non rispetterebbe il senso degli insegnamenti ricevuti.

Marco Dell'Utri





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