[Area] articolo Vladimiro Zagrebelsky

[thorgiov]

Non c'è dubbio che la politica abbia tutto l'interesse a gerarchizzare 
la magistratura. Di fronte ad un potere diffuso e per tale motivo di per 
sè incontrollabile, quale è quello giudiziale, l'unico referente sicuro 
può essere il dirigente, la cui nomina avviene con il contributo sempre 
più determinante del potere politico attraverso i membri laici nominati 
dal Parlamento, sempre compatti tra di loro, mentre i magistrati, divisi 
in correnti, si scontrano di continuo tra di loro anche, e non a caso, 
in occasione della scelta dei direttivi. Le valutazioni di 
professionalità servono proprio a questo : anche se il comportamento di 
un magistrato non integra un illecito disciplinare, può sempre essere 
oggetto di un giudizio negativo, almeno in prima battuta, del dirigente, 
e in seconda battura dei consigli giudiziari, sotto il profilo della 
assenza di attitudini ( alla obbedienza ) . La gerarchia, uscita dalla 
porta, rientra dalla finestra, ovviamente in maniera più incisiva nelle 
Procure, con grande giubilo anche delle correnti, perchè adesso tutti i 
magistrati, nessuno escluso, dipendono da loro. Ho sempre scritto che 
per me non esistono valori assoluti e che nulla è dato per sempre. La 
gerarchizzazione del resto ha anche degli indubbi vantaggi sotto il 
profilo della certezza del diritto. Però a me gli interessanti spunti di 
riflessione tratti dall'articolo di Zagrebelsky mettono tristezza, 
perchè credo che ormai i magistrati, in nome della carriera, siano più 
che disposti a sacrificare la loro indipendenza.

FELICE   PIZZI  ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )


Il 18/09/2017 11:57, EDMONDO BRUTI LIBERATI ha scritto:
>
> Allego articolo di Vladimiro Zagrebelsky pubblicato su La Stampa di 
> oggi 18 settembre 2017, che offre molti interessanti spunti di riflessione
>
> Edmondo Bruti Liberati
>
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