[Area] Primarie AreaDG prima tappa

Dal Moro Alessandra alessandra.dalmoro a giustizia.it
Mar 2 Gen 2018 12:09:20 CET


Con il 31 dicembre si è chiusa una prima fase del percorso che AreaDG, i suoi associati, i suoi sostenitori ‘esterni’ e i suoi candidati hanno intrapreso per giungere al confronto elettorale.



Vorrei condividere l’esperienza di questa fase ed alcune riflessioni.



1.     Al netto delle legittime e diverse opinioni che sono state espresse sul metodo delle Primarie, la scelta di AreaDG di aprire la partecipazione  anche a chi, non iscritto, avesse sottoscritto per tempo la Carta dei valori, ha prodotto nel distretto di Milano un lavoro appassionato e corale che ha  rivitalizzato l’impegno e il gusto di discutere con i colleghi, e soprattutto con i più giovani, del  senso dell’autogoverno, della sua funzione centrale nel sistema di autonomia ed indipendenza della magistratura, e del ruolo decisivo che storicamente ha avuto e continua ad avere l’associazionismo, se vissuto con passione e disinteresse personale: sia per l’attuazione del disegno costituzionale di una funzione giurisdizionale autonoma e indipendente, sia per il nutrimento e la crescita di un’etica della professionalità.



Condividere la consapevolezza della difficile congiuntura storica che stiamo vivendo – con rigurgiti di nazionalismo, populismo, indifferenza per la violazione dei diritti fondamentali della persona che si consuma a pochissima distanza dall’ “Europa dei diritti dell’uomo”-  e, nel contempo, del valore civile dell’impegno di una magistratura che si riconosca nel disegno costituzionale, e non si ripieghi,  invece,  nella tutela corporativa dello suo status,  ha ridestato l’interesse  (ed anche l’entusiasmo) in molti colleghi, soprattutto  giovani colleghi che hanno bisogno di proposte che nutrano i loro ideali,  purchè si tratti di proposte  coltivate con credibilità e coerenza.



Ho sperimentato l’impatto positivo della proposta di un Impegno volto a far si che ciò che non ci piace, cambi; e ci assomigli,  sia sintonico con i nostri valori.

Un impegno che è fatto di tempo “di lavoro” non di tempo “perso” o “da perdere” (che in effetti non abbiamo proprio, stanti i nostri carichi di lavoro ed una vita che chiede il suo spazio, per la famiglia la cultura  e l’informazione), perché la giurisdizione indipendente, autonoma, qualificata, e, perciò,  legittimante l’enorme potere di cui disponiamo nei confronti delle parsone, passa anche da qui,  e non solo dalla diligenza e dalla competenza tecnica con cui assolviamo al compito che ci è stato affidato.



Dopo questi primi confronti mi pare necessario, perciò, ribadire quanto già affermato nel mio impegno programmatico, ovvero che a fronte del diffuso disincanto (quando non di disillusione e sfiducia) sarà decisivo per rinsaldare l’autorevolezza del Consiglio e la sua legittimazione, il fatto che la sua azione sia trasparente,  leggibile,  credibile e  coerente.

Obiettivo che richiede uno sforzo parallelo :

-       non solo un impegno “politico di Gruppo” (ovvero un agire sintonico e coerente con una base di valori condivisa, e con una visione collettiva del peso dell’agire politico- amministrativo del Consiglio),

-       ma un impegno corale di tutta la magistratura associata che rivitalizzi, attraverso un dialogo costruttivo, il senso vero e profondo del confronto pluralistico, e sappia con consapevolezza e responsabilità, interpretare il ruolo “politico” del CSM, nella direzione della difesa dell’indipendenza della magistratura,  dell’equilibrio tra i poteri dello Stato e delle garanzie costituzionali,  per riconquistare la fiducia dei cittadini nella giurisdizione e nell’istituzione che la esprime.





2.     Il confronto con i colleghi degli Uffici del distretto mi ha permesso di mettere a fuoco alcuni temi che dovranno essere affrontati.


Prima fra tutte la difficoltà di funzionamento dei Tribunali, e dei piccoli Tribunali in primis rispetto ai quali – a situazione invariata al netto cioè di auspicabili interventi che ridisegnino le circoscrizioni  – il problema della funzionalità va affrontata e gestita, non avendo alcun senso che per un cittadino soggetto al Foro di Milano la giustizia viaggi ad una velocità del tutto diversa da quella per cui viaggia in un Tribunale del distretto.



Le difficoltà di funzionamento hanno cause diverse:

a)     prima di tutto la carenza di risorse umane (magistrati e personale amministrativo);


b)    quindi la scarsa o nulla idoneità a svolgere le funzioni direttive di chi ha la responsabilità dell’organizzazione dell’Ufficio, e magari  appiattisce la sua funzione sulla produttività, e sul rispetto degli obiettivi di rendimento (che non è detto, peraltro,  siano sempre  frutto di individuazione condivisa): la statistica è diventata un problema serio, non solo perché comprime la motivazione ad una giurisdizione serena e qualificata, ma perché produce mostri (come un numero allarmante di assoluzioni all’esito di procedimenti penali di primo grado).



Sul primo punto l’azione del Consiglio per ottenere risorse (umane e materiali) ed innovazione dovrà essere  tenace e incisiva



Il  secondo punto implica una riflessione generale su un tema cruciale su cui l’azione del Consiglio  dovrà essere seria e responsabile: le procedure di conferma



Queste dovranno essere frutto di un lavoro di autogoverno corale e diffuso che coinvolga tutti noi:

ovvero di istruttorie approfondite, che dovrebbero impegnare, in uno sforzo di concreta conoscenza dell’esercizio della funzione dirigenziale, in primis i Consigli giudiziari ed essere condotte con la collaborazione dei componenti dell’ufficio diretto (cui si potrebbe pensare di   sottoporre questionari riservati, con domande specifiche onde ottenere riscontri positivi della gestione del dirigente o semidirigente, o riscontri negativi basati su fatti e comportamenti da approfondire con apposita istruttoria).

Ciò perché è necessario valutare non solo la capacità di organizzare le risorse esistenti  per produrre “numeri” (aspetto della funzionalità degli uffici che è penetrato nella cultura generale come parametro privilegiato se non esclusivo di valutazione, su cui non pochi dirigenti tendono ad appiattirsi e che, come tale, va decisamente  contrastato), bensì quella di creare, nel rispetto dell’organizzazione tabellare, uno spirito di squadra, solidarietà, motivazione all’impegno, senso del servizio e passione per una giurisdizione  di qualità.



La centralità del ruolo direttivo, come risorsa per offrire un servizio  idoneo ai cittadini e come motore di un impegno motivato dei singoli, conferma l’importanza di capovolgere il sentire comune sulla questione dell’attribuzione di un incarico: non si tratta di un premio alla carriera, né un riconoscimento personale, ma di uno strumento (pariordinato, per previsione costituzionale, alle funzioni giurisdizionali di base) che valorizza professionalità e competenze per far funzionare bene gli uffici; funzionalità  che impone di scegliere la persona più adatto allo specifico compito nel contesto dato.

Al contempo quella centralità, ci deve far riflettere seriamente sulla necessità di introdurre strumenti di monitoraggio prima dei 4 anni (tempo in cui un dirigente inidoneo può distruggere un ufficio), non solo (e non necessariamente) con lo scopo di rimuovere un dirigente incapace, ma eventualmente di introdurre buone prassi altrove sperimentate.



Sperando che dibattere di questi ed altri temi ci conduca ad una visione chiara e concreta di quello che dovrà essere il contributo di AreaDg al CSM, auguro a tutti un 2018 sereno e costruttivo.



Alessandra

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