[Area] R: Napoli ... aiutateci !

Gioacchino Romeo gioarom a alice.it
Mar 16 Gen 2018 15:08:28 CET


Da napoletano di adozione, se non di nascita, mi sia consentito riportare
questo bellissimo passo, anche se lungo (ma mi sembra ne valga la pena, avuto
riguardo alla sua grande bellezza) che è la prefazione scritta, oltre
trenta anni fa, da Giancarlo Mazzacurati, uno dei maggiori italianisti del secolo
scorso, non napoletano che amava profondamente Napoli, al volume di Vittorio Russo,
L’altro scrittoio. Da, dentro, per la
città, Liguori, 1987:

Amici stranieri che non
sono ancora discesi fin qui mi chiedono talvolta se Napoli è più bella di
Marsiglia o di Barcellona, le due metropoli mediterranee che, nelle guide
turistiche, le somigliano di più. È una domanda che mi lascia sempre
interdetto, lì per lì, perché occorrerebbe spiegare tante cose che le guide
turistiche non dicono; e occorrerebbe spiegare che la Verneinung (o, diciamo
banalmente, la Negazione che afferma) qui è stata escogitata molto prima di
Freud, almeno da Sannazaro in poi, per rimuovere la paura dell’incesto ed
esprimere un difficile rapporto d’amore con la città. 

Così decido quasi sempre di rispondere che no, che in quanto città Napoli è
anzi sempre più brutta e indesiderabile. Poi comincio una delle solite
requisitorie contro il fracasso aggrovigliato dei giorni, il vuoto inquietante
e cimiteriale delle notti, contro la classe dirigente più indecente e
autolesionistica che città civile abbia mai avuto in sorte, contro uno Stato
che lascia a decine di migliaia di persone soltanto una vita di frodo ed a
poche centinaia consente di perpetuare una vita di frode. Faccio e dico di
tutto, per convincerli che di ogni passato mito non c’è più neanche il seme,
che ci siamo divorati anche i fondali e le quinte di ogni possibile Arcadia,
che perfino il selciato delle strade e i volti delle case sembrano ormai malati
di lebbra e di lupus. Poi mi prendo a specchio e, per portare fino in fondo la
recita consueta, mi censuro, mi derido, mi denigro sullo sfondo della città per
non aver l’aria del solito calvinista irrigidito nel proprio moralismo
astratto.

Qualcuno però, malgrado credenziali così poco rassicuranti, ci capita lo
stesso, prima o poi; e dopo mi dà del bugiardo, con mia grande soddisfazione.
Qualcosa che noi non cogliamo più, per troppi rovesci subiti e troppi rancori
covati, gli altri (i più sensibili e aperti) sembrano sentirla ancora: qui, ad
esempio, non avviene che gli sguardi, dalla folla, ti trapassino senza vederti;
o che la competizione produttiva assorba e rigetti masse impersonali vetrificate,
col ritmo di uno stantuffo automatico. La città poi, quando la lasciamo un po’
sola per andare a brulicare altrove, in certe domeniche d’estate ha ancora, qua
e là, una sua nobiltà malinconica; e gli occhi che possono rialzarsi sopra la
corrida quotidiana tornano a vedere, tra le rovine dell’incuria e gli orrori
delle speculazioni, scorci che sembravano inventati dai coloristi ingenui del
secolo scorso. Questo non l’avevo raccontato, un po’ per pudore, un po’ perché
ti chiedi sempre se quelle rare visioni non siano fate morgane e se quegli
uomini più blandi e condiscendenti del pubblico non siano soltanto la
rappresentazione un po’ rassegnata e indolente del cinismo che divora ogni
costruzione civile, ogni amor proprio, in un lago mucillaginoso di astuzie, di
laisser-aller, di negligenze. Invece, chi cattura una di quelle visioni, dopo
mi dà, come dicevo, del bugiardo; con mia gran soddisfazione.

Forse vorremmo appunto questo: spengere tutte le piccole illusioni (i ridicoli
«rinascimenti» progettati tra stucchi neoclassici e redazioni compiacenti),
biffare tutte cartoline col pino, stracciare con le nostre mani tutte le
oleografie di scugnizzi vivaci, di guizzanti pescatori, di guappi onorati, di
popolane allegre, di pulcinelli famelici, velare il sole, cancellare il mare,
come di fatto sono stati velati e cancellati, stingere insomma tutta la
scenografia da avanspettacolo e i suoi residui mentali, per conservare la
grande illusione di una ben altra realtà possibile sotto ed oltre quel
pittoresco di cui abbiamo saturato la nostra immagine nel mondo; e che infine
ci ha tradito, saturato a nostra volta, come un autoinganno protratto troppo a
lungo o la maschera patetica di un carnevale mai goduto.

Questa maschera, com’è ormai noto, l’hanno sempre celebrata, prodotta e
consumata i nemici della grande città europea che nasconde i suoi simboli
pudichi, le sue biblioteche, il suo stile, la sua vita etica nelle pieghe di
questo gran corpo matronale e sciancato, retorico e aggressivo, sfrontato e
querulo, ignobilmente compiaciuto di sé, che esibisce e svende piaghe altrui
per qualche elemosina da serrare nelle proprie stupide casseforti, dopo aver
pagato ignobili mediazioni; i nemici di quella Napoli parallela di borghesi
esiliati dalla propria classe, di operai ed anche di popolo minuto, che ha voce
asciutta, richieste elementari altrove ed ardue qui. In questa Napoli (mentre
nell’altra che fa rumore e cronaca si ricatta, si violenta, si scambia ogni
progetto e speranza per pochi danari) ci si interroga ancora oggi, coi più
diversi linguaggi, sulla natura della ferita o della malattia collettiva che un
giorno non identificabile, per ragioni mai del tutto decifrate, distaccò la
città dal suo ruolo originario, poi dal suo stesso territorio naturale, dal
continente che aveva eletto e che l’aveva eletta tra le sue perle, fin dal
lontano ’200. Su quella ferita di radice invisibile e di effetti fin troppo
visibili si interroga nel suo insieme il ceto cosiddetto «intellettuale» (mai,
come qui, diviso e incomunicante, per lo più, con quella «classe dirigente» di
cui altrove fa parte); ma su di lei, sulle fitte dolorose che manda, sugli
sbalzi d’umore e sulle infezioni che produce, si interroga a modo suo anche
l’uomo della strada, continuamente. Forse non c’è città al mondo che parli
tanto (e tanto male) di sé: frugarsi, investigarsi, rimpiangersi, condannarsi è
quasi una topica fissa della conversazione, frequente come le osservazioni sul
clima, in Inghilterra. Segnale superficiale di un problema profondo e reale che
avvolge, spesso soffoca la vita, anche quel lamento rituale è alla fine una
parola d’amore insoddisfatta, un’aggressione verbale che sottolinea attese
inappagate, quasi come un’autofustigazione tra vittime che sanno d’essere in
parte anche complici, per quanto involontari; e perciò è una denuncia che
attende e sogna paradossalmente d’essere smentita.Gioacchino Romeo



  ----Messaggio originale----
 
 Da: oscar.magi a giustizia.it
 
 Data: 16-gen-2018 10.34
 
 A: "antonello ardituro"<antonio.ardituro a giustizia.it>, <mailinglist-anm a associazionemagistrati.com>, <area a areaperta.it>, <nuovarea a nuovarea.it>
 
 Ogg: Re: [Area] [Nuovarea] Napoli ... aiutateci !
 

 

 
  
   
    Da napoletano emigrato al nord circa ( ahimè) 40 anni fa ed ivi rimasto, il grido di dolore di Antonello non può lasciarmi insensibile.
   
   
    Il grande Eduardo De Filippo molti anni fa disse una cosa su Napoli che io non ho mai dimenticato:” nascere a Napoli è una fortuna, restarvi una disgrazia”.
   
   
    Credo che le cose , in questi anni ,non siano per nulla cambiate  ed anzi( sulla base di quanto egregiamente dice Antonello) di molto peggiorate.
   
   
    Napoli è sempre stata una città “ difficile” , ma credo stia diventando una città invivibile, il che è veramente drammatico.
   
   
    Non so bene cosa si possa o si debba fare : il sindaco della città ( un nostro illustre ex collega ) dopo aver indossato i vestiti di Masaniello ( cosa assai facile e molto gratificante) parla con orgoglio di una città piena di turisti che alimentano una movida  artistica e commerciale molto strombazzata dai media.
   
   
    Ma la realtà è un’altra , ed è quella che Antonello riferisce e che molte voci critiche ed attente hanno sempre affermato ( vedi alla voce Saviano, ma non solo ) .
   
   
    Ripeto, non so bene cosa si possa e debba fare : c’è sicuramente bisogno di una nuova consapevolezza che attinga alle forze migliori che la società napoletana ed italiana ha ancora in serbo, c’è bisogno che le persone e le istituzioni che rappresentano queste persone si rimbocchino le maniche e  producano idee nuove e nuove azioni di contrasto e di costruzione.
   
   
    Napoli è il cuore pulsante di questa nostra nazione e non va abbandonata a sè stessa .
   
   
    A costo di perdere anche un pò di quella napoletanità ferina e geniale che tanto piace alla propaganda nazionale.
   
   
    Un caro saluto
   
   
    Oscar Magi
   
   
    
     
       
     
     
      
       From:
       antonello ardituro
      
      
       Sent: Monday, January 15, 2018 3:59 PM
      
      
       To:
       mailinglist-anm a associazionemagistrati.com ; 
       area a areaperta.it ; 
       nuovarea a nuovarea.it
      
      
       Subject: [Nuovarea] Napoli ... aiutateci !
      
     
    
    
      
    
   
   
    
     AIUTATECI!!!
        
     Perché da soli non ce la facciamo.
        
     Napoli così si spegne e… da soli non ce la facciamo. E’ la storia che lo dice.
        
     Ne dobbiamo prendere atto e chiedere aiuto. Pretendere aiuto. 
        
     Accadono cose che, quando accadono (perché accadono) in altre città, vengono percepite come straordinariamente drammatiche, campanelli d’allarme sui cui si innesta una reazione vera. 
        
     Lo Stato interviene.
        
     Qui no.
        
     Si passa dai 200 morti l’anno per le guerre di camorra, alle faide che bruciano interi quartieri ricchi di storia e cultura; dagli scempi ecologici alle paranze dei bambini; ora le baby gang, con ragazzini che vengono assaliti, accoltellati, riempiti di botte da altri ragazzini che non sanno spiegare perché. 
        
     Può capitare a chiunque. Decide il … caso.
        
     Ovunque, non c’è centro e non c’è periferia, non c’è salotto buono o movida che scoraggi. 
        
     Periferie grandi quanto intere province, abbandonate da tutti e su tutto. 
        
     Abbiamo bisogno proprio di tutto: scuole aperte di pomeriggio, parrocchie accoglienti, corsi di educazione civica … per gli adulti, strutture sportive. 
        
     Una riflessione sulla effettività della pena; maggior rigore; sicurezza urbana. 
        
     La sanzione come possibilità di recupero e rieducazione. 
        
     Una qualche speranza di sviluppo economico e di lavoro per questi ragazzi. 
        
     La speranza che esista un domani.
        
     Una nuova consapevolezza di noi tutti napoletani, classe borghese, intellettuali, classe dirigente. 
        
     Perché no, magistratura. 
        
     Ma dovete aiutarci. 
        
     Da soli non ce la facciamo. Ci abbiamo provato. Con tutte le forze. 
        
     Ma non basta. Facciamo autocritica, siamo pronti. 
        
     Napoli priorità della politica e delle istituzioni, emergenza nazionale.
        
     Napoli capitale. 
        
     Aiutateci.
        
     Per favore.
        
     
         
     Antonello Ardituro
        
     
         
    
    

     _______________________________________________
    
Nuovarea mailing list
    
Nuovarea a nuovarea.it
    

    http://mail.nuovarea.it/mailman/listinfo/nuovarea_nuovarea.it
    

   
  
 
 



-------------- parte successiva --------------
Un allegato HTML è stato rimosso...
URL: <http://mail.areaperta.it/mailman/private/area_areaperta.it/attachments/20180116/f26789e6/attachment.html>


Maggiori informazioni sulla lista Area