[Area] R: Proposte per l'appello

Luciano Cavallone lucianocavallone a gmail.com
Sab 3 Feb 2018 16:25:30 CET


PS: e ciò senza considerare che, egoisticamente, in appello è molto più
facile motivare la conferma, che la riforma (che, come noto, secondo la
Cassazione richiede - a differenza della prima - una motivazione
"rinforzata") ...

Il giorno 3 febbraio 2018 16:10, Luciano Cavallone <
lucianocavallone a gmail.com> ha scritto:

> Scrive Felice Pizzi: " Da chi dipende tutto ciò ? Dai magistrati di
> appello, ..." e si propone di abolire il 2° grado.
> Ciò, però, sull'assioma, evidentemente, dell'INFALLIBILITA' del primo
> grado.
> Ma se valesse tale ragionamento, allora potrebbe dirsi (semplificando
> ancor più) di lasciare direttamente alle Procure di determinare condanne e
> pene (così non avremmo neppure quel 70% di mancate condanne in primo grado
> che io, grossolanamente, ho riscontrato anche su Taranto): anche questo,
> invero, potrebbe dipendere dai (troppo BUONI) giudici di prime cure (che
> non assecondano le richieste delle INFALLIBILI procure).
> Se, invece, si iniziasse (esattamente al contrario) a non ingolfare i
> primi gradi con processi inutili e per nulla o (peggio) mal istruiti?
> Forse sbaglierebbe meno il primo grado (che avrebbe un'enormità di carte
> in meno da gestire) e vi sarebbero meno riforme anche in appello.
> Io non mi sentirei granché garantito da un sistema che, solo per fare un
> esempio, dopo il vaglio di Procura e Tribunale, giunge ad infliggere quasi
> 30 anni, in prime cure, in processi (ad es. per droga) in cui le prove (ad
> es. intercettazioni tutte da interpretare) sono a dir poco sbiadite; né mi
> sentirei garantito in un sistema nel quale larvate (davvero larvate, specie
> nel caos normativo che contraddistingue il nostro Paese, con antinomie ogni
> pie' sospinto) violazioni di legge AMMINISTRATIVE, nonostante la ormai
> ventennale riforma del 323 cp, continuano a generare, per AUTOMATICA
> conseguenza, l'intervento punitivo del giudice penale.
> Insomma, in poche parole:
> siamo sicuri che tutto ciò dipenda dal BUONISMO del secondo grado e non da
> INCAPACITA' del primo (o prima ancora, da chi mal istruisce i processi)?
> Luciano Cavallone - Corte Appello Taranto
>
>
> Il giorno 3 febbraio 2018 13:13, De Ninis Luca <luca.deninis a giustizia.it>
> ha scritto:
>
>> Su questo tema concordo integralmente con la lettura del collega Pizzi.
>>
>> Mi pare che le tesi che conducono al conformismo delle decisioni ed alla
>> ineffettività della giurisdizione penale, da sempre prevalenti a livello
>> della politica giudiziaria, siano sempre più dominanti anche a livello
>> della “cultura della giurisdizione”.
>>
>> Non credo che sia un bene, né per il singolo magistrato né per la
>> magistratura nel suo complesso.
>>
>> Banalizzando, a me pare incredibile che non sia degno di nota e neppure
>> interessi il seguente problema:
>>
>> « ma se circa il 70% delle decisioni di primo grado sono di
>> proscioglimento/assoluzione ed il 65% del restante 30% (quindi l’ulteriore
>> 20% sul totale, per un complessivo 90%) sono riformate quanto meno in
>> relazione alla pena ci sarà qualcosa che non funziona in termini di
>> efficacia dell’accertamento giudiziario e della risposta punitiva? O siamo
>> un Paese in cui si delinque solo in via residuale ed occasionale? »
>>
>>
>>
>> Luca De Ninis
>>
>>
>>
>>
>>
>> *Da:* Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] *Per conto di *thorgiov
>> *Inviato:* giovedì 1 febbraio 2018 16:54
>> *A:* area a areaperta.it
>> *Oggetto:* Re: [Area] Proposte per l'appello
>>
>>
>>
>> Hai scritto di aver riscontrato : *Un tasso di riforme nel penale
>> preoccupante: un tasso di sentenze riformate del 64,75 %, anche se solo
>> circa il 10 % con riforma della decisione in punto di responsabilità. *
>>
>> Questo significa che l'appello ha assunto una precisa funzione :
>> garantire comunque all'imputato, male che vada, una diminuzione della pena
>> applicata in primo grado.  Da chi dipende tutto ciò ? Dai magistrati di
>> appello, i quali si lamentano pure  del numero spropositato di
>> impugnazioni. Ma se l'imputato ha una aspettativa più che favorevole
>> dell'esito della impugnazione, per quale motivo non dovrebbe appellare ?
>> Ribadisco pertanto che l'unica soluzione efficace sarebbe quella di abolire
>> il secondo grado di giudizio. Almeno così non ci sarebbero più sentenze
>> riformate, soprattutto nella determinazione della sanzione.
>>
>> FELICE   PIZZI  ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )
>>
>>
>>
>> Il 01/02/2018 11:51, Claudio Castelli ha scritto:
>>
>> Le Corti di appello sono diventate un punto di fortissima crisi del
>> sistema ed è necessario un forte intervento sia come organici del personale
>> ( il rapporto tra magistrati ed addetti amministrativi non arriva mai a 2,
>> mentre ad esempio nei Tribunali normalmente è 3,5), sia come rito, sia
>> culturale.
>>
>> Culturale perché le Corti scontano di essere l’ultimo passaggio nel
>> merito di una filiera che nel penale parte dalle Procure, in cui troppo
>> spesso l’Ufficio a monte si disinteressa semplicemente di quanto avviene a
>> valle negli altri uffici.
>>
>> Tra l’altro avremmo bisogno di dati certi ed affidabili sul piano
>> nazionale.
>>
>> Nel mio osservatorio del distretto di Brescia ho riscontrato una serie di
>> dati interessanti che sfatano molti luoghi comuni:
>>
>>
>>
>> -          Un tasso di impugnazioni in fin dei conti limitate: 25,96 %
>> nel civile, 24,49 % nel lavoro e 23,08 % nel penale.
>>
>> -          Un tasso di riforme nel penale preoccupante: un tasso di
>> sentenze riformate del 64,75 %, anche se solo circa il 10 % con riforma
>> della decisione in punto di responsabilità.
>>
>> -          Un tasso di condanne in primo grado nei procedimenti
>> monocratici molto basso (circa il 30 %).
>>
>> Se cominciassimo a valorizzare gli uffici anche per la capacità di
>> resistenza delle decisioni ( come in realtà già esiste sulla carta nelle
>> valutazioni di professionalità dei singoli magistrati) probabilmente
>> faremmo dei passi avanti.
>>
>> Per finire mi limito a rappresentare che sono del tutto contrario al
>> passaggio al monocratico in appello.
>>
>> Il collegio, se vero, ha un grande valore non solo di confronto, ma anche
>> di mantenere una certa omogeneità giurisprudenziale.
>>
>> Abbandonare il collegio vuol dire semplicemente cedere a sirene
>> produttivistiche che alla fine fanno guadagnare ben poco.
>>
>> Non solo, ma nel penale il problema per cui non si fanno più udienze non
>> deriva dalla presenza del collegio, ma dalla mancanza di assistenti per le
>> udienze e di cancellieri e funzionari per la fase dell’esecuzione.
>>
>> Fare più udienze in situazioni come la Corte di Brescia dove c’è una
>> scopertura del 35 % del personale è semplicemente impossibile.
>>
>> Non solo, ma un problema comune a quasi tutte le Corti è l’imponente
>> arretrato (migliaia nel migliore dei casi) di sentenze in attesa di
>> esecuzione. Aumentare il numero dei provvedimenti vuol dire incrementare la
>> crisi, non dare delle soluzioni.
>>
>> Si tratta di elaborare un pacchetto di proposte, senza pensare che una
>> possa essere risolutiva (a meno di abolire l’appello, che però appare
>> scelta difficile a fronte del numero di sentenze riformate), ma che nel
>> loro complesso possano invertire una tendenza oggi negativa.
>>
>>
>>
>>
>>
>>
>>                                                        Claudio Castelli
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