[Area] R: Proposte per l'appello

Luciano Cavallone lucianocavallone a gmail.com
Sab 3 Feb 2018 19:14:09 CET


Al collega Centini che dice " È vero collega Cavallone è tutto colpa
nostra... dicci cosa possiamo fare per rimediare", rispondo:
Fare le indagini. Punto.
Non è raro (qui da noi, non so altrove) assistere a processi dove testi
decisivi non sono sentiti o consulenze indispensabili non sono espletate. E
in appello non è che si possa giuridicamente far tutto (al di là dei mezzi).
La mia del resto era - forse è sfuggito - una risposta a chi diceva di
abolire l'appello, perché QUELLO era il problema.
E poi, a qualcuno sembrerà normale che qui da noi e (mi pare) anche a
Brescia 2/3 o addirittura 3/4 delle accuse portate innanzi al primo grado
"muoiano" già lì: be', a me no.
E non sto nemmeno a pensare ai costi "privati" di chi incappa nel
meccanismo.
Salvo non vogliamo dire che anche al primo grado siano "di manica larga" ...


Il giorno 3 febbraio 2018 16:44, CENTINI MATTEO <matteo.centini a giustizia.it
> ha scritto:

> È vero collega Cavallone è tutto colpa nostra... dicci cosa possiamo fare
> per rimediare.
> Matteo Centini
> Procura PC
>
>
> Inviato da iPhone
>
> Il giorno 03 feb 2018, alle ore 16:27, Luciano Cavallone <
> lucianocavallone a gmail.com> ha scritto:
>
> PS: e ciò senza considerare che, egoisticamente, in appello è molto più
> facile motivare la conferma, che la riforma (che, come noto, secondo la
> Cassazione richiede - a differenza della prima - una motivazione
> "rinforzata") ...
>
> Il giorno 3 febbraio 2018 16:10, Luciano Cavallone <
> lucianocavallone a gmail.com> ha scritto:
>
>> Scrive Felice Pizzi: " Da chi dipende tutto ciò ? Dai magistrati di
>> appello, ..." e si propone di abolire il 2° grado.
>> Ciò, però, sull'assioma, evidentemente, dell'INFALLIBILITA' del primo
>> grado.
>> Ma se valesse tale ragionamento, allora potrebbe dirsi (semplificando
>> ancor più) di lasciare direttamente alle Procure di determinare condanne e
>> pene (così non avremmo neppure quel 70% di mancate condanne in primo grado
>> che io, grossolanamente, ho riscontrato anche su Taranto): anche questo,
>> invero, potrebbe dipendere dai (troppo BUONI) giudici di prime cure (che
>> non assecondano le richieste delle INFALLIBILI procure).
>> Se, invece, si iniziasse (esattamente al contrario) a non ingolfare i
>> primi gradi con processi inutili e per nulla o (peggio) mal istruiti?
>> Forse sbaglierebbe meno il primo grado (che avrebbe un'enormità di carte
>> in meno da gestire) e vi sarebbero meno riforme anche in appello.
>> Io non mi sentirei granché garantito da un sistema che, solo per fare un
>> esempio, dopo il vaglio di Procura e Tribunale, giunge ad infliggere quasi
>> 30 anni, in prime cure, in processi (ad es. per droga) in cui le prove (ad
>> es. intercettazioni tutte da interpretare) sono a dir poco sbiadite; né mi
>> sentirei garantito in un sistema nel quale larvate (davvero larvate, specie
>> nel caos normativo che contraddistingue il nostro Paese, con antinomie ogni
>> pie' sospinto) violazioni di legge AMMINISTRATIVE, nonostante la ormai
>> ventennale riforma del 323 cp, continuano a generare, per AUTOMATICA
>> conseguenza, l'intervento punitivo del giudice penale.
>> Insomma, in poche parole:
>> siamo sicuri che tutto ciò dipenda dal BUONISMO del secondo grado e non
>> da INCAPACITA' del primo (o prima ancora, da chi mal istruisce i processi)?
>> Luciano Cavallone - Corte Appello Taranto
>>
>>
>> Il giorno 3 febbraio 2018 13:13, De Ninis Luca <luca.deninis a giustizia.it
>> > ha scritto:
>>
>>> Su questo tema concordo integralmente con la lettura del collega Pizzi.
>>>
>>> Mi pare che le tesi che conducono al conformismo delle decisioni ed alla
>>> ineffettività della giurisdizione penale, da sempre prevalenti a livello
>>> della politica giudiziaria, siano sempre più dominanti anche a livello
>>> della “cultura della giurisdizione”.
>>>
>>> Non credo che sia un bene, né per il singolo magistrato né per la
>>> magistratura nel suo complesso.
>>>
>>> Banalizzando, a me pare incredibile che non sia degno di nota e neppure
>>> interessi il seguente problema:
>>>
>>> « ma se circa il 70% delle decisioni di primo grado sono di
>>> proscioglimento/assoluzione ed il 65% del restante 30% (quindi l’ulteriore
>>> 20% sul totale, per un complessivo 90%) sono riformate quanto meno in
>>> relazione alla pena ci sarà qualcosa che non funziona in termini di
>>> efficacia dell’accertamento giudiziario e della risposta punitiva? O siamo
>>> un Paese in cui si delinque solo in via residuale ed occasionale? »
>>>
>>>
>>>
>>> Luca De Ninis
>>>
>>>
>>>
>>>
>>>
>>> *Da:* Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] *Per conto di *thorgiov
>>> *Inviato:* giovedì 1 febbraio 2018 16:54
>>> *A:* area a areaperta.it
>>> *Oggetto:* Re: [Area] Proposte per l'appello
>>>
>>>
>>>
>>> Hai scritto di aver riscontrato : *Un tasso di riforme nel penale
>>> preoccupante: un tasso di sentenze riformate del 64,75 %, anche se solo
>>> circa il 10 % con riforma della decisione in punto di responsabilità. *
>>>
>>> Questo significa che l'appello ha assunto una precisa funzione :
>>> garantire comunque all'imputato, male che vada, una diminuzione della pena
>>> applicata in primo grado.  Da chi dipende tutto ciò ? Dai magistrati di
>>> appello, i quali si lamentano pure  del numero spropositato di
>>> impugnazioni. Ma se l'imputato ha una aspettativa più che favorevole
>>> dell'esito della impugnazione, per quale motivo non dovrebbe appellare ?
>>> Ribadisco pertanto che l'unica soluzione efficace sarebbe quella di abolire
>>> il secondo grado di giudizio. Almeno così non ci sarebbero più sentenze
>>> riformate, soprattutto nella determinazione della sanzione.
>>>
>>> FELICE   PIZZI  ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )
>>>
>>>
>>>
>>> Il 01/02/2018 11:51, Claudio Castelli ha scritto:
>>>
>>> Le Corti di appello sono diventate un punto di fortissima crisi del
>>> sistema ed è necessario un forte intervento sia come organici del personale
>>> ( il rapporto tra magistrati ed addetti amministrativi non arriva mai a 2,
>>> mentre ad esempio nei Tribunali normalmente è 3,5), sia come rito, sia
>>> culturale.
>>>
>>> Culturale perché le Corti scontano di essere l’ultimo passaggio nel
>>> merito di una filiera che nel penale parte dalle Procure, in cui troppo
>>> spesso l’Ufficio a monte si disinteressa semplicemente di quanto avviene a
>>> valle negli altri uffici.
>>>
>>> Tra l’altro avremmo bisogno di dati certi ed affidabili sul piano
>>> nazionale.
>>>
>>> Nel mio osservatorio del distretto di Brescia ho riscontrato una serie
>>> di dati interessanti che sfatano molti luoghi comuni:
>>>
>>>
>>>
>>> -          Un tasso di impugnazioni in fin dei conti limitate: 25,96 %
>>> nel civile, 24,49 % nel lavoro e 23,08 % nel penale.
>>>
>>> -          Un tasso di riforme nel penale preoccupante: un tasso di
>>> sentenze riformate del 64,75 %, anche se solo circa il 10 % con riforma
>>> della decisione in punto di responsabilità.
>>>
>>> -          Un tasso di condanne in primo grado nei procedimenti
>>> monocratici molto basso (circa il 30 %).
>>>
>>> Se cominciassimo a valorizzare gli uffici anche per la capacità di
>>> resistenza delle decisioni ( come in realtà già esiste sulla carta nelle
>>> valutazioni di professionalità dei singoli magistrati) probabilmente
>>> faremmo dei passi avanti.
>>>
>>> Per finire mi limito a rappresentare che sono del tutto contrario al
>>> passaggio al monocratico in appello.
>>>
>>> Il collegio, se vero, ha un grande valore non solo di confronto, ma
>>> anche di mantenere una certa omogeneità giurisprudenziale.
>>>
>>> Abbandonare il collegio vuol dire semplicemente cedere a sirene
>>> produttivistiche che alla fine fanno guadagnare ben poco.
>>>
>>> Non solo, ma nel penale il problema per cui non si fanno più udienze non
>>> deriva dalla presenza del collegio, ma dalla mancanza di assistenti per le
>>> udienze e di cancellieri e funzionari per la fase dell’esecuzione.
>>>
>>> Fare più udienze in situazioni come la Corte di Brescia dove c’è una
>>> scopertura del 35 % del personale è semplicemente impossibile.
>>>
>>> Non solo, ma un problema comune a quasi tutte le Corti è l’imponente
>>> arretrato (migliaia nel migliore dei casi) di sentenze in attesa di
>>> esecuzione. Aumentare il numero dei provvedimenti vuol dire incrementare la
>>> crisi, non dare delle soluzioni.
>>>
>>> Si tratta di elaborare un pacchetto di proposte, senza pensare che una
>>> possa essere risolutiva (a meno di abolire l’appello, che però appare
>>> scelta difficile a fronte del numero di sentenze riformate), ma che nel
>>> loro complesso possano invertire una tendenza oggi negativa.
>>>
>>>
>>>
>>>
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>>>                                                        Claudio Castelli
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