[Area] R: R: Re: R: Questione morale e magistratura

andreale andreale a yahoo.com
Ven 9 Feb 2018 17:45:47 CET


Io torno alla questione posta da Andrea  Mirenda. Non mi pare che ci sia poco equilibrio o realismo nelle sue parole.Al contrario mi pare che esse siano state contenute e non abbiano voluto dire in modo ancora più diretto quello che in molti vediamo e pensiamo  da tempo.Come chiamerebbe una qualsiasi persona quella esasperata corsa alle poltrone del Csm da parte delle correnti  della magistratura?O il loro scientifico  controllo del voto su base territoriale e la chiusura a qualsiasi riforma sostanziale della legge elettorale e delle logiche che governano l'attività del CSM da decenni ? Sorprende come un magistrato che, come Patarnello, sia stato per anni dapprima all'ufficio studi e poi  alla segreteria generale del CSM, non si sia accorto ( o sia così distratto da dimenticare....)  che é  impossibile  per un 'non allineato' raggiungere alcun  ruolo nell'autogoverno centrale (anche nelle sue articolazioni amministrative ) senza l'appoggio di un gruppo. A meno che non  sia lui stesso a voler sostenere  di essere prova vivente di quel miracolo....Lo scandalizza la parola “sodali” , allora? La questione é  stata gia risolta dalla Treccani e non mi soffermo neanche un secondo su di essa.Oppure é la 'costrizione alla genuflessione' che dimostra poco senso delle proporzioni?Ma come può chiamarsi altrimenti  quel debito di riconoscenza e di soggezione  ad una corrente  che prova chi  riceve da essa protezione, impulso   nella promozione in carriera, visibilità, incarichi extragiudiziari esclusivi , etc.?Quello che frega la magistratura, in realtà , è  sempre l'ipocrisia di fingere di essere migliori  degli altri sotto il profilo morale e di continuare a giustificare il (o, peggio, a mettere una mordacchia alle voci autocritiche sul ) degrado che la pervade , come e peggio di qualsiasi altro luogo di potere. Obliterando del tutto il vero spirito   del Servizio  al quale siamo chiamati e che ci dovrebbe già immensamente  appagare ,  che, come oggi ben detto da un collega su altra lista,   "è il nostro orgoglio/debito verso la Comunità Repubblicana e dovrebbe farci sentire la gioia di Essere" (piuttosto che fomentare la brama di Avere sempre di più....).Andrea Reale 

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-------- Messaggio originale --------Da: "Dott. Marco Patarnello" <marco.patarnello a giustizia.it> Data: 09/02/18  16:50  (GMT+01:00) A: 'Gioacchino Romeo' <gioarom a alice.it>, thorgiov a libero.it, area a areaperta.it Oggetto: [Area] R:  R: Re:  R: Questione morale e magistratura 
Se di ciò che ho scritto ricavi la sintesi che hai fatto mi dispiace ma non so che dirti. Non capisco, poi, il senso del riferimento all’altro caso cui alludi, senza citarlo espressamente: se qualcuno sragiona dobbiamo sragionare tutti? Non vedo il nesso.Prendo, comunque, atto che anche per te le vicende penali e le collusioni nel rendere giustizia toccano la questione morale in magistratura assai più della deriva correntizia. Era ciò che mi  interessava mettere in evidenza, visto che dalle parole di Mirenda, secondo me, sembrava il contrario.  Da: Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] Per conto di Gioacchino Romeo
Inviato: venerdì 9 febbraio 2018 15:56
A: thorgiov a libero.it; area a areaperta.it
Oggetto: [Area] R: Re: R: Questione morale e magistratura Dunque, apprendo che le parole spese sulla sua pagina Facebook dal collega Mirenda "disorientano l'opinione pubblica". In realtà, l'opinione che gli italiani hanno della magistratura risulta da sondaggi che, pur volendo prenderli cum grano salis, dimostrano la continua e costante perdita di credibilità dell'intero ordine giudiziario nel sentimento collettivo dei cittadini fruitori del servizio giustizia, i quali sanno bene quanta parte delle disfunzioni ricada su cause indipendenti dalla volontà dei magistrati. La cd. opinione pubblica è molto più attenta di suo e non ha certo bisogno delle parole "fuori dal coro" di un magistrato per capire come stanno esattamente le cose.E poi, visto che ci troviamo, mi pare legittima una domanda: le due recenti e molto singolari esternazioni di una nostra collega, già Procuratore della Repubblica di una sede emiliana, sia nel metodo, sia nel merito, non incidono sul concetto che il pubblico ha dei magistrati in modo pesantemente negativo e comunque più gravemente di quanto possano fare condivisibili e comprovate opinioni su un sistema indifendibile e marcio?Non sarà con sottili sofismi, che non incantano nessuno, che faremo progressi su questa strada. E cerchiamo di non vedere pagliuzze nell'occhio altrui quando abbiamo la trave nel nostro. Fermo restando che, secondo la mia opinione, l'altra, e più grave vicenda, di rilievo penale, emersa in questi giorni, potrebbe essere solo la punta di un iceberg e che le collusioni illecite tra avvocati e magistrati per la manipolazione di giudizi molto probabilmente non rappresentano un caso eccezionale.Gioacchino Romeo  ----Messaggio originale---- 
Da: thorgiov a libero.it 
Data: 9-feb-2018 14.32 
A: <area a areaperta.it> 
Ogg: Re: [Area] R: Questione morale e magistratura Bisognerebbe riflettere sulle ragioni della genuflessione. Ho verificato che soprattutto i giovani magistrati sono intimiditi, essendo ben consapevoli che dovranno passare ben sette valutazioni di professionalità. In questa prospettiva diventa essenziale non contrariare il direttivo o il semidirettivo, perchè sono quelli che formulano il parere indispensabile per l'avanzamento. La protezione della corrente in sede di Consiglio giudiziario, prima che di CSM, è un altro elemento essenziale nella trafila. Non parliamo poi della carriera : lì la scelta è discrezionale, anzi, nel momento in cui i pareri sono tutti stereotipati, arbitraria. Per rompere questo cerchio esiste una sola possibilità : chiedere il parere di tutti i magistrati dell'ufficio quando un direttivo o semidirettivo deve essere nominato o confermato . Perchè ci può essere sempre qualcuno che si alza e dice : il re è nudo.FELICE   PIZZI ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord ) Il 09/02/2018 13:58, Dott. Marco Patarnello ha scritto: Mi dispiace ma non mi ritrovo nel plauso alle parole spese su social pubblici dal collega Mirenda, che non conosco ma che a mio giudizio per le modalità linguistiche utilizzate ed anche, in parte, per i contenuti disorienta l’opinione pubblica e mostra, a mio giudizio, di non avere senso delle proporzioni nel “leggere” i  problemi. Le  parole sono pietre e i magistrati lo sanno bene (o comunque devono saperlo) perchè sono il loro strumento. Non mi ritrovavo nelle parole spese da Mirenda sui giornali nel recente passato e non credo che particolarmente quelle spese oggi meritino il plauso. Parole come “occupazione militare”, “sodali” o costrizione alla genuflessione mancano di senso delle proporzioni e soprattutto finiscono col giustificare subalternità culturali, asservimenti o genuflessioni che invece, se e quando ci sono, sono ingiustificabili e non imposte. Sentirsi gli unici eroi di una “resistenza” nel fare semplicemente il proprio dovere in modo corretto, a mio giudizio, dimostra scarso equilibrio e scarsa considerazione degli altri. La questione morale esiste anche in magistratura e non da oggi, come esiste nel paese, anche se non credo che Legnini ed il mondo che rappresenta possa dare alla magistratura lezioni di “tensione morale” o integrità. I problemi di etica e di rigore morale ci sono, ma quando si rappresentano in pubblico non bisogna dimenticare il ruolo che si ricopre, non si può dar fiato a tutto ciò che viene in mente senza ricordarsene. marco patarnello   Da: Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] Per conto di Prodomo Fernando
Inviato: venerdì 9 febbraio 2018 12:56
A: AREA Mailing List; Andrea Reale
Oggetto: Re: [Area] Questione morale e magistratura   ​Non servirà a molto, ma voglio esprimere il mio pieno e sincero apprezzamento per le parole di Andrea Mirenda. se si aggiunge poi che la genuflessione inizia addirittura durante i corsi privati di preparazione al concorso.... Fernando Prodomo Da: Area <area-bounces a areaperta.it> per conto di Andrea Reale <andreale a yahoo.com>
Inviato: venerdì 9 febbraio 2018 12:11
A: AREA Mailing List
Oggetto: [Area] Questione morale e magistratura   Buongiorno,  mi permetto di girare anche su questa lista un post  su Facebook del  Collega  Andrea Mirenda, che ieri ha lanciato un  messaggio di straordinaria incisività, oltre che un invito al Vice presidente del CSM. Andrea Reale   Il post  di A. Mirenda  Il vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Legnini, dice che occorre “più tensione morale” tra i giudici. L’affermazione fa seguito ai clamorosi casi giudiziari che vedono  7 magistrati  accusati e perseguiti per crimini assai gravi. Condivido senz’altro la preoccupazione del Vice Presidente per queste tristi vicende e, tuttavia, credo che la questione morale, in magistratura , debba porsi su altro e diverso piano. Per gli episodi di corruzione già esiste, difatti,  il codice penale e la magistratura ha dimostrato e dimostra  di non aver alcuna esitazione a perseguire colleghi accusati di reati. La vera questione morale è invece altra, per certi versi addirittura più grave perché subdola, meno eclatante ma oramai totalmente pervasiva. Mi riferisco all’occupazione  militare del Consiglio Superiore da parte dei vari sindacati delle toghe; alla ferrea regola delle nomine direttive riservate ai sodali di corrente, con il beneplacito dei politici che siedono in Consiglio e che - attraverso queste compiacenze - riescono a mettere saldamente piede nella casa della giustizia; all’asservimento culturale  dei magistrati, costretti a  genuflettersi di fronte allo strapotere dei signori delle correnti a’ fini di  carriera; alla sempre maggiore distrazione dei magistrati, alla ricerca di forte visibilità attraverso mille attività extracurricolari ( dalla Scuola della Magistratura all’Università, passando per le varie commissioni ministeriali, gli incarichi pubblici e politici di ogni sorta, le authorities,  l’ANM, i Consigli Giudiziari, e così via) , tutte da ostentare tronfiamente a mó di  medaglie destinate a comprovare chissà quali competenze dirigenziali; al conseguente e sempre più avvertibile  svilimento della dignità del lavoro giudiziario in senso stretto, percepito sempre più come una “scocciatura” che impedisce di “ far altro” assai più fruttuoso... Ecco, su questa minaccia subdola e pervasiva mi piacerebbe che si alzasse da subito, grave e solenne, la voce di Legnini, a tutela non solo dell’indipendenza sostanziale dei giudici ma anche del ruolo costituzionale dell’Avvocatura, esposta com’è al rischio di divenire  incolore e ineffettiva al cospetto di un “modello” di giudice distratto e “speranzoso”. In ultima analisi, una voce a difesa della giustizia e di coloro che ancora vi credono,  a ragione. 


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