[Area] R: R: Le correnti 'uccidono' l'ANM

Caruso Francesco francesco.caruso a giustizia.it
Dom 25 Mar 2018 22:02:29 CEST


Non sono d'accordo.

I tentativi di uscire dalla Costituzione del '48 sono da ascrivere a chi governa dal '94, destra o sinistra che sia. E prima al craxismo.

Due leggi elettorali incostituzionali, due riforme costituzionali respinte, una peggiore dell'altra, una terza abortita, tutte  nel segno della democrazia autoritaria e della restrizione dei diritti di partecipazione condannano renzismo e berlusconismo come forze che  nel segno del liberalismo e del liberismo hanno tentato una reazione fallita.

Le forze che hanno impedito nel nome della democrazia, declinata variamente ma comunque nel segno dell'avversione alla chiusura oligarchica delle istituzioni, hanno ora vinto le elezioni.

E chi più le ha vinte lo ha fatto in nome di un principio e di una parola d'ordine che più socialista non potrebbe essere.

So bene che tutto è sfumato, incerto, ribaltabile e che le elezioni si vincono ormai nella battaglia della comunicazione  e non sui programmi coerenti e fattibili.

Sono altrettanto consapevole che paradossalmente la mancanza di voti di preferenza e collegi ristretti potrebbero avere determinato un minor  controllo del voto da parte delle mafie, un minor voto di scambio o una diversa influenza sul voto da parte di chi il voto è capace di controllare ( non solo la mafia). E che quindi tutto può essere messo in discussione in termini di democrazia  e tematizzato contro la democrazia.

Sta di fatto che il pd sconfitto è una  forza politica   che oggi lavora contro il buon funzionamento della democrazia rappresentativa, una  democrazia partecipata e aperta al dialogo,  che rifiuta lo  scontro mortale ma tende al compromesso, la chiave su cui si fonda l'assetto dell'ordinamento politico che la costituzione, col suo proporzionalismo implicito, propugna.

Ovviamente il compromesso si fa sui programmi e sugli obiettivi, aperti trasparenti razionali e dirimenti. L'inciucio è oscurità, opportunismo e gioco di potere.

Ciò che la Costituzione non consente;  e per questo vuole che gli arbitri possano lavorare e siano attivi  e attenti e i controllori facciano il loro dovere, sia pure in un contesto in cui libertà di comunicazione  e di espressione politica sembrano penalizzate.

Francesco Caruso


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Da: Area <area-bounces a areaperta.it> per conto di mario ardigo <marioardigo a yahoo.com>
Inviato: domenica 25 marzo 2018 20:01
A: 'AREA Mailing List'
Oggetto: Re: [Area] R: R: Le correnti 'uccidono' l'ANM

  Non sono un esperto di renzismo. La classe politica che ho conosciuto meglio non c'è più. L'entrata in magistratura, nell'85,  mi ha permesso di non fare i conti con ciò che vissi a cavallo tra gli anni '70 e '80. Altri amici che avevo a quell'epoca ci sono riusciti. Io ho cominciato a farlo solo recentemente.
  Gli storici parlano del berlusconismo come di un'era. La politica italiana ne è uscita profondamente trasformata. Quello che preparava, il superamento dei valori della Costituzione del 1948, non è però uscito da lì. Per strapparli dal cuore degli italiani c'è voluta la paura. Nel berlusconismo erano l'ambizione e l'amor proprio i moventi principali (il suo grido: "merito tutto ciò che ho conquistato e merito ancora di più!").
  Come vedo il renzismo? Come l'ultima opportunità concessa a chi a quei valori costituzionali ancora si richiamava.
  Dagli anni '90 la magistratura ordinaria ha sviluppato un pensiero giuridico molto articolato sui medesimi valori. E' stata un fattore di resistenza.  Nella prospettiva del berlusconismo era una posizione reazionaria. Nella prospettiva del renzismo, no. Il campo più critico del renzismo è stato quello delle politiche del lavoro, nelle quali era in ballo un principio costituzionale molto importante per l'architettura della nostra nuova democrazia repubblicana. Qui il risultato non mi sembra essere stato soddisfacente. Il renzismo ha mutuato dal berlusconismo l'idea che allo sviluppo serva la flessibilità al ribasso delle condizioni del lavoro. Su questo punto il renzismo non è riuscito ad integrare il socialismo che aveva ancora come alleato.
  Dalle elezioni è uscito quello che è uscito, ma non sono importanti nomi e denominazioni. La giustizia sociale non è stato argomento di dibattito: è la prima volta che  è accaduto dall'inizio della Repubblica. Non sembra più un valore incarnato in un popolo. Questa volta, il nuovo è veramente nuovo. Senza un popolo, non c'è base politica e, senza base politica,  ciò che è scritto in Costituzione si avvia a diventare solo un insieme di idee obsolete. Berlusconismo e renzismo? Storia passata. I tratti del nuovo non sono ancora apprezzabili. Il nuovo appare ancora proteiforme, mutevole. Riuscirà a consolidarsi? C'è già dietro, addirittura, un blocco sociale consolidato? E dove ci porterà? Chi lo sa...
Mario Ardigò


Il Domenica 25 Marzo 2018 18:47, Carlo Brusco <c.brusco a alice.it> ha scritto:


Caro Francesco,

apprezzo spesso gli interventi di Mario Ardigò anche se non sempre, come è ovvio, sono in totale accordo con lui. Questa volta sono d’accordo con le tue considerazioni. Su un punto vorrei  però un chiarimento: in che senso il renzismo è stato meno aspro del berlusconismo nei confronti della magistratura ? Nei toni ciò è avvenuto in generale ma Renzi non ha detto che venivamo da “25 anni di barbarie giustizialista” ? Berlusconi ha detto qualche cosa di più pesante ? E non mi sembra che il ministro Orlando abbia mai preso le distanze da Renzi.

Un caro saluto.

Carlo Brusco

Da: Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] Per conto di Francesco Mazzagalanti
Inviato: sabato 24 marzo 2018 18:51
A: 'Ardigo' Mario'; 'AREA Mailing List'
Oggetto: [Area] R: Le correnti 'uccidono' l'ANM

Devo dire che, per una volta, le pacate (e ottimistiche) riflessioni di Mario Ardigò (che non conosco personalmente), tanto apprezzate in questa lista anche per lo spessore culturale e l’attenzione sottesa ad ogni suo meditato intervento, non mi paiono per niente condivisibili, né tanto meno convincenti.
Va premesso che, a mio avviso, dal punto di vista politico, l’intesa tra Renzi e Berlusconi è stata una delle cause del progressivo sgretolamento del PD, che Renzi (come il vecchio Scalfari aveva saggiamente previsto anzitempo) ha contribuito a distruggere.
Certo Il PD è imploso per una sequela di variegati motivi (che non sto qui a ricordare), una buona parte dei quali, peraltro, sono riconducibili alle  dissennate modalità di azione con cui il “segretario” del partito (e, a lungo, anche premier) si è mosso nel corso del suo (sventurato) percorso politico.
Certo, venendo a noi, il “renzismo” nel suo complesso è stato meno “aspro” nei confronti della magistratura rispetto al “berlusconismo” (e ci sarebbe mancato altro …, pur se, a mio avviso, una buona parte del merito va dato al ministro Orlando). Tuttavia, non credo possiamo dimenticare il modo in cui Renzi si è attivato sul versante della responsabilità civile dei giudici, delle ferie e del pensionamento “anticipato”  dei magistrati (e parlo del “metodo” perché, quanto al merito ci sarebbero troppi distinguo da fare).
Anche sul versante ANM la (invero singolare) rotazione del Presidente, più che espressione di una sensibilità (condivisa), mi è parso il frutto di una necessità (condivisa), sintomo di una debolezza che non credo ci abbia giovato, come l’attualità mi pare dimostri
Mi pare, inoltre che Mario si sia “perso” l’ottimo recente intervento in lista di Domenico Pellegrini (che pure ha avuto un certo numero di riscontri positivi), con riferimento a quanto accaduto in CDC sui temi (di grande rilievo anche mediatico) del codice etico in materia di social media e di ordinamento penitenziario. Mi riferisco al “respingimento” da parte del CDC delle conclusioni condivise cui i gruppi di lavoro erano pervenuti. Mi  fermo qui, sembrandomi inutile riprendere il contenuto della mail di Domenico del 10.3 u.s.
Insomma, siamo onesti: stiamo messi piuttosto male; in tempi di elezioni, speriamo che qualcuno (della nostra Area) sappia assumere, con le modalità più opportune, le iniziative che la delicatezza della situazione (anche politica generale) richiede.

                                                                                                                                                                                             Francesco Mazza Galanti  -  Genova

Da: Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] Per conto di Ardigo' Mario
Inviato: sabato 24 marzo 2018 17:14
A: AREA Mailing List <area a areaperta.it<mailto:area a areaperta.it>>
Oggetto: Re: [Area] Le correnti 'uccidono' l'ANM

  In politica c'è il ring dei "capi politici". Ma poi, che cambia?
  Tra noi c'è un ordinato ricambio al vertice. Segno di una sensibilità condivisa. Non si tratta di intrallazzi al vertice: è la base ad essere così. Le divisioni tra noi sono molto meno importanti che nella società intorno.
  L'era del berlusconismo non è neanche lontanamente paragonabile alla breve parabola del renzismo. Quest'ultimo, in alcuni suoi tratti, dipende dal primo, ne è in parte una conseguenza e in parte una continuazione, con qualcosa di diverso. L'inizio del renzismo iniziò con un'intesa tra i due leader.
  La critica alla magistratura fu meno aspra durante il renzismo. Prevalsero, mi pare, gli intenti di riforme condivise, mettendo a frutto anche l'esperienza giudiziaria. E' questione che non è stata al centro della recente campagna elettorale, ma riforme vi sono state, e importanti, impegnando pratici e studiosi in una continua opera di aggiornamento. Quella delle intercettazioni era necessaria: il differimento della sua entrata in vigore è stato saggio, per dare spazio, in una materia così calda, all'ulteriore riflessione dei pratici. E' comprensibile che siano stati i capi dei più importanti uffici del pubblico ministero a intervenire, manifestando, ancora una volta, una sensibilità comune.
 Mario Ardigò - Roma

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Da: Area <area-bounces a areaperta.it<mailto:area-bounces a areaperta.it>> per conto di Andrea Reale <andreale a yahoo.com<mailto:andreale a yahoo.com>>
Inviato: sabato 24 marzo 2018 09:35
A: AREA Mailing List
Oggetto: [Area] Le correnti 'uccidono' l'ANM

Liana Milella su Repubblica (qui sotto il suo commento sul suo blog) si è  finalmente accorta di una realtà evidente ai più.
Non servivano certo il tema delle intercettazioni (e  l'iniziativa assunta da sei procuratori capo ) o i ‘casi’ Zucca e Ferranti  per disvelare il bavaglio che le correnti hanno messo all'associazionismo giudiziario da anni ed il ‘manuale Cencelli’ che  esse hanno imposto (anche )  all’associazione.
Le giunte unitarie e gli accordi ‘estesi’ tra i gruppi (rappresentanti  le assertivamente  diverse  sensibilità  culturali della magistratura) , piuttosto che dare forza, ingessano l’attività associativa, perché conducono sempre a compromessi al ribasso e, alla fin fine , al silenzio su tematiche di vitale importanza.
Pur di  non scontentare una  delle correnti maggioritarie in causa – quasi sempre coinvolta  nelle vicende più scottanti, se non in casi eccezionali- si preferisce, infatti, soprassedere e non ufficializzare alcuna posizione.
Siamo oggi in attesa della prossima , vista e rivista, giunta esecutiva di larghe intese......
Saluti,
Andrea Reale




Quattro anni. Quattro presidenti per l’Anm. Il primo, due anni fa, fu Davigo, perché era il più votato, nonostante la sua corrente, Autonomia e
indipendenza, fosse all’esordio. Per la sua pregressa notorietà, di ex pm di Mani pulite e fustigatore dei corrotti, ha dominato mediaticamente. C’era la fila per intervistarlo, e
bisognava mettersi in coda. Il secondo, l’anno scorso, è stato Albamonte, di Area. Il terzo – lo
eleggeranno oggi, 24 marzo – è Minisci, di Unicost. Il quarto lo nomineranno l’anno prossimo.
Sarà di Magistratura indipendente. Nessuna suspense. Nessuna sorpresa. Un manuale
Cencelli che toglie peso all’Anm e riduce l’autorevolezza del presidente.
Succede così – e poi l’Anm se ne lamenta pure – che altre figure prendano peso e diventino
interlocutori privilegiati dei palazzi. È successo con i procuratori, i sei potenti procuratori di
Milano Greco, di Torino Spataro, di Roma Pignatone, di Firenze Creazzo, di Napoli Melillo, di
Palermo Lo Voi, divenuti interlocutori del Guardasigilli Orlando e delle commissioni Giustizia
di Camera e Senato, nonché dello stesso Csm. Con i limiti, ovviamente, che una figura come
un procuratore può avere, visto che il sindacato delle toghe può ipotizzare una protesta,
un’agitazione, uno sciopero, ma non può certo farlo il capo di un ufficio.
Accade così, come sulle intercettazioni, che si scopra con tre mesi di ritardo, che la riforma fa
gravi danni alla giustizia, oltre essere un bavaglio per la stampa. Danni agli imputati, danni
alle indagini, danni alla trasparenza delle inchieste stesse. I giornalisti, anche se non tutti, lo
hanno scritto. L’Anm non ha gridato come avrebbe dovuto. I procuratori si sono persi nei
dettagli e alcuni, come Spataro, hanno anche promosso la legge. Ma proprio sulle
intercettazioni si è avvertito lo scarso peso di quell’Anm che un tempo, battagliera e pronta
allo sciopero con Berlusconi, ha avuto le unghie spuntate con Renzi e con il Pd.



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