[Area] Dichiarazione di Medel sul dovere di soccorso in mare

Dal Moro Alessandra alessandra.dalmoro a giustizia.it
Mer 4 Apr 2018 13:33:20 CEST


Maria Rosaria ha usato parole ed un metodo di pacata riflessione in cui mi riconosco. C’è senz’altro bisogno di discutere seriamente e sulla base di informazioni corrette. Come anche Giovanni e Paolo  sottolineano.
Ho sempre pensato fin dal mio ingresso nelle aule di giustizia che l’enorme potere di cui ero investita che marcava così tanto la differenza rispetto ad altre persone coinvolte in quel contesto  si giustificasse solo perché funzionale alla tutela dei diritti delle persone nello speciale contesto di uno stato che solo, appunto, per garantire tutti, detiene il monopolio della forza, anche attraverso la giurisdizione.
Inoltre è stata sempre fonte di angoscia per me - di fronte alle grandi tragedie storiche- chiedermi da che parte sarei stata, se avrei potuto e saputo scegliere la strada del giusto . Anche oggi sento la pressione di questa domanda.
Credo che  proprio non perdendo mai di vista i valori umani fondamentali e fondativi della nostra Europa e della nostra costituzione che possiamo continuare a riflettere per trovare le risposte giuste.
E credo che sarà per questo molto importante ritrovarci tutti a discuterne nell’incontro di studio che il Coordinamento di AreaDG sta organizzando
Alessandra
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Da: Nuovarea <nuovarea-bounces a nuovarea.it> per conto di Guglielmi Maria Rosaria <mariarosaria.guglielmi a giustizia.it>
Inviato: martedì 3 aprile 2018 21:32:58
A: area a areaperta.it; nuovarea a nuovarea.it; malta2013 a yahoogroups.com
Oggetto: [Nuovarea] Dichiarazione di Medel sul dovere di soccorso in mare


Scusandomi con Giovanni e con tutti per il ritardo, rispondo alla richiesta di chiarimenti sui dati relativi all’attività di soccorso di Open Arms, precisando che il numero indicato nel documento di Medel fa riferimento al periodo settembre 2015- marzo 2018, e che la cifra comprende non solo gli interventi ( con tre navi) nel Mediterraneo centrale, ma anche quelli nel Mediterraneo orientale in occasione dei massicci flussi su Lesbos, come descritti dalla ONG nel grafico che allego. Si tratta di cifre in linea con quelle di altre grandi ONG: MSF, in particolare, nel 2016 ha soccorso nel Mediterraneo centrale 21.603 persone (http://www.msf.org/en/topics/mediterranean-migration). Preciso anche che la decisione di MEDEL di proporre la candidatura di Open Arms per il premio Vaclav Havel risale allo scorso anno.

Sul merito del dibattito suscitato dal documento di Medel, mi sembra importante il richiamo di Giovanni alla necessità di evitare un approccio superficiale alle questioni giuridiche che si pongono nel soccorso in mare. Condivido anche l’invito di Paolo a trovare momenti di riflessione comune sulle complesse problematiche legate alla  drammatica  emergenza umanitaria dei migranti che attraversano il Mediterraneo, a quella legata alla loro permanenza nei centri di detenzione in Libia, e sulle sfide che questo contesto pone alla giurisdizione.

Il documento di Medel, in linea con quello che da sempre è il senso del suo impegno rivolto al rafforzamento della nostra comune consapevolezza dei principi e dei valori che fanno parte del patrimonio ideale e morale dell’Europa, vuole essere un richiamo ai doveri e alle responsabilità che discendono da questi principi e da questi valori.

La stima ufficiale UNHCR dei morti e dei dispersi in mare dall’inizio del 2018 al 1 aprile è di 489 persone ( http://data2.unhcr.org/en/situations/mediterranean), il che plausibilmente vorrà dire un altro anno con migliaia di vittime.  Nell’ordine di molte migliaia sono poi le persone trattenute nei centri libici.

Sono cifre che dimostrano, come scrive l’OIM, che l’emergenza umanitaria nel Mediterraneo resta drammaticamente attuale e che il rafforzamento delle operazioni di ricerca e soccorso dovrebbe avere la precedenza su ogni altra valutazione politica (http://www.italy.iom.int/it/notizie/oim-salvare-vite-umane-deve-restare-una-priorit%C3%A0-nella-gestione-del-fenomeno-migratorio).

In questo contesto, riaffermare questa priorità e chiedere all’Europa di mantenere fede agli  “impegni” che ha assunto per garantire la tutela dei diritti fondamentali non mi sembra un esercizio retorico.  D’altra parte anche per le gravi carenze che hanno caratterizzato la politica europea nella gestione del fenomeno migratorio l’Italia continua di fatto a prendere in carico da sola i flussi nel Mediterraneo più consistenti, anche se non gli unici (secondo i dati ufficiali UNHCR gli arrivi sono stati dall’inizio dell’anno ad oggi 6658 per l’Italia  e, nello stesso periodo, 4976 per la Spagna e 5401 per la Grecia, dato che, rapportato alla popolazione, è particolarmente rilevante).

Il comunicato di MEDEL va visto in questa prospettiva,  e non in quella di alimentare una polarizzazione di posizioni.  Nessuno nega o vuole sminuire la complessità del problema della gestione di movimenti di popolazioni di queste dimensioni, né l’impegno che questo contesto richiede al nostro paese, anche a causa di una politica europea che non si è dimostrata all’altezza delle sfide che pone l’immigrazione, e del rifiuto di una politica dell’accoglienza da parte di stati membri ( e gli eventi di questi giorni dimostrano che il problema non riguarda solo l’Ungheria e la Polonia ).

La complessità del nuovo problema migratorio ci sta portando, come magistratura,  a dover (ri)affrontare  problemi non nuovi: un’assunzione di responsabilità ma anche una sua sovraesposizione, nel bilanciamento dei valori che viene sottoposto al vaglio costante dei media, della politica e dell’opinione pubblica e che non può prescindere dalla necessità che i diritti umani fondamentali, sanciti anche dalle carte sovranazionali, siano sempre il faro che deve guidare il giudice nella sua attività interpretativa della legge.

Penso che un nostro dibattito interno sia necessario per acquisire maggiore consapevolezza dei valori in gioco, della complessità del contesto nel quale operiamo e delle posizioni emerse nel dibattito pubblico che, se da un lato comprende voci considerate, a volte in modo apodittico, “buoniste” o “affascinate dal mito del buon migrante”, comprende anche una parte crescente dell’opinione pubblica che si va saldamente radicando su visioni schiettamente xenofobe e razziste, e che è plausibile avrà un ruolo non trascurabile nel determinare l’agenda politica degli anni a venire.

Mariarosaria Guglielmi















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