[Area] Fw: [mailinglist-anm] Gabanelli-Martirano su toghe e politica

mario ardigo marioardigo a yahoo.com
Dom 8 Apr 2018 09:30:20 CEST


  Magistrati in politica ci sono sempre stati, come anche professori universitari  e avvocati. Ma chi li ricorda più, a qualche distanza dal loro rientro in servizio? Vi sfido a fare un po' di nomi di getto, senza andare a pasticciare su Wikipedia o Google. Vengono in mente Scalfaro e Di Pietro, che però non sono mai rientrati in servizio.  Io ho in mente altri due nomi perché li ho conosciuti personalmente. Ora sono in pensione. Sono anziani, già i quarantenni non credo che ne abbiano memoria. Quindi: i magistrati in politica non mi pare che abbiano fatto un gran danno, e nemmeno dopo, quelli che sono rientrati in servizio.  Avere opinioni politiche e manifestarle è fare  politica? Allora mi autoaccuso. Ho opinioni politiche e le manifesto.  Non credo però che sia vietato, se non ci si manifesta di parte. E' lo schieramento partitico, e anche il pregiudizio partitico, a favore o contro, che non va bene. Se io dico che in Italia c'è tanta gente che soffre  e che bisogna fare qualcosa, manifesto un'opinione politica, ma a che partito sono legato? Qual è il partito che non vorrebbe fare qualcosa per chi soffre? E', questa, un'esigenza politica condivisa. Non penso sia vietata esprimerla, anche per un magistrato. E se dico "è stato un errore tagliare di botto quindici giorni di ferie ai magistrati ordinari", faccio politica? Questa è una critica molto più puntuale. Me la prendo con il governo che ha promosso quella misura, anche se ancora non si sa chi ha scritto la norma, non è mai uscito, nonostante i molti colleghi che collaboravano con quel governo in vari ruoli ministeriale. Nessuno ci ha detto: "Colleghi, l'ho scritta io" o "Colleghi, la scritta x".  E' vietato criticare un governo che ci taglia le ferie mentre si era tutti in ferie, facendoci trovare questa bella sorpresa in un triste settembre,  senza la minima consultazione con l'ANM? Tra noi non ce lo siamo vietato. Non mi pare che tra noi ci siano stati opinioni discordi sul punto di rendercelo lecito. E se dico, "il soccorso in mare non può mai essere vietato, quando è questione di vita e di morte"? Qui la critica politica è molto più puntuale ed esula dagli interessi di categoria. E' però questione che ha una rilevanza anche giuridica, per chi è addetto al penale e deve decidere chi e per che cosa punire in materia di immigrazione.  Certo, chi è addetto al penale potrebbe "parlare" solo con gli atti formali, senza partecipare al dibattito pubblico. Così però un'importante esperienza operativa, che viene dai colleghi che praticano quella difficile materia, difficile giuridicamente per la congerie di norme di vario rango compresenti e per l'incredibile numero di "missioni" militari in corso nel Mediterraneo (ciascuna con le sue regole) e moralmente perché è appunto questione di vita o di morte per delle persone, potrebbe rimanere sconosciuta. E', qui, credo, questione di misura. C'è uno stile con cui il magistrato parla che è parte di quello che lo rende autorevole in società, a prescindere dal carattere sacrale del mestiere.   Infine ci sono quelli tra noi che sospettano che i colleghi che hanno fatto un'esperienza politica quando rientrano siano privilegiati in qualcosa. Ad esempio perché vanno in Cassazione. Come si possa ritenere un privilegio andare in Cassazione che, mi scusino i valenti colleghi, è il mestiere, in fondo, più impiegatizio e spersonalizzante che c'è, non lo capisco proprio. Uno che dalla politica va in Cassazione ci va per essere dimenticato ed  è proprio così che accade. E' proprio la raffinata tecnica che la Cassazione ha sviluppato negli ultimi decenni a consentire questo risultato, per cui la sua giurisprudenza non è ascrivibile a Tizio o a Caio, ma all'organismo nel suo complesso, con una certa continuità e coerenza. Mi dicono che chi arriva in Cassazione deve sottoporsi ad una dura disciplina in quel senso. E poi in Cassazione, per quello che so, si è  molto attenti ai numeri, "si spala", come si dice nel nostro gergo, si lavora  molto. Il lavoro non è solo quello delle grandi sentenze delle "Sezioni unite", sulle quali tutti noi operatori del diritto di orientiamo. E questo anche se si lavora molto a casa, su sentenze su casi molto complessi, ma anche meno, ma comunque molti. La statistica diffusa dalla Cassazione conferma quello che sostengo.    Bisogna dire questo: il lavoro del magistrato, a tutti i livelli, è privilegiato rispetto ad ogni altro, non solo per lo stipendio che è ottimo dopo pochi anni di servizio, ma anche per la condizione di indipendenza e libertà di pensiero, che non ha riscontro in nessun altro impiego pubblico o privato. Il magistrato si trova nella condizione ideale di cittadinanza, come tutti dovrebbero poterla vivere. Il fatto che sia sentita, ed effettivamente sia, un privilegio segna la misura tra la condizione ideale, quella disegnata dalla Costituzione vigente, e la dura realtà. Dico questo: questo privilegio dobbiamo meritarcelo. Innanzi tutto piantandola con lagne carrieristiche, quando tra noi una vera carriera non c'è, perché gli stipendi in fondo aumentano con gli anni di servizio, anche se ora i controlli di qualità si sono molto intensificati. Questo privilegio non ci è stato dato perché noi siamo migliori di altri, non lo siamo, ma per il tipo di servizio che svolgiamo, perché il servizio della giustizia richiede una reale indipendenza che non c'è se uno, oltre agli affari degli altri che deve sbrigare nel suo servizio, è ossessionato anche da questioni di carriera, dagli affari suoi,  e allora cerca agganci, cerca di aggregasi a "cordate", per scalare il corso degli onori e arrivare in alto. Questo aggregarsi per la carriera ha un costo in termini di indipendenza. Così, ciascuno di noi, lì dove sta, anch'io che mi occupo del merito di primo grado, come sempre ho fatto fin dall'inizio (non ho "fatto carriera"),  e per ora, finché le forze mi sostengono,  non voglio fare altro, è già in alto, perché, in fondo, ha il cielo stellato sopra di sé, secondo l'auspicio del filosofo. Deve però costruire un abito morale dentro di sé. Questo è gran parte del lavoro del magistrato, mentre la pratica del diritto è comune con altre professioni del ramo.Mario Ardigò - Roma   

    Il Sabato 7 Aprile 2018 20:00, CENTINI MATTEO <matteo.centini a giustizia.it> ha scritto:
 

 Premesso che concordo con Felice Pizzi, vorrei che uscissimo dal generico e facessimo un paio di esempi. Chi è che dalla giurisdizione fa politica?

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Il giorno 07 apr 2018, alle ore 19:50, thorgiov <thorgiov a libero.it> ha scritto:


In effetti molti anni fa fu proposto un quesito referendario che voleva abrogare la messa fuori ruolo dei magistrati, ma non si raggiunse il quorum. Personalmente, era l'unico quesito sul quale ero d'accordo con i promotori del referendum. Rammento però che nell'occasione tutte le correnti dell'ANM presero una posizione comune contro la proposta. Uno dei rari casi in cui il sindacato si è dimostrato unito .FELICE  PIZZI  ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )

Il 07/04/2018 19:08, vincenzo antonio poso ha scritto:

Tutti quelli che, a vario titolo, partecipano attivamente al  dibattito politico, in ogni forma e in ogni sede, ben oltre il diritto dell'opinione politica che a tutti deve essere riconosciuto ( e lo dico al di là della frasetta fatta che il magistrato deve apparire e non solo essere imparziale e indipendente: che significa poco o nulla).Io ho molte riserve anche su questi comportamenti.Dopodiché, siccome, come si rileva nell'articolo citato, emerge con grande evidenza che anche i magistrati sono classe dirigente di questo paese, qualcuno si faccia promotore per escluderli da ogni incarico di tipo amministrativo, non solo politico, in senso ampio. A cominciare da quelli ministeriali.

Vincenzo Antonio Poso
Via Livia Gereschi, n. 14 - 56127 Pisa050-580003 ; 329-7389531; v.a.poso a gmail.com ; v.a.poso a siriuspec.itIl contenuto del presente messaggio è riservato e confidenziale ed è unicamente rivolto al suo destinatario. Può inoltre contenere informazioni la cui riservatezza è legalmente tutelata. Ne sono pertanto vietati la lettura, la riproduzione, la diffusione e, comunque, l'uso in mancanza di autorizzazione del destinatario. Se per errore avete ricevuto questo messaggio siete pregati di distruggerlo e , cortesemente, di contattarci immediatamente ai recapiti sopra indicati. Grazie. 
Il giorno 7 aprile 2018 19:01, CENTINI MATTEO <matteo.centini a giustizia.it> ha scritto:

Cioè chi?

Inviato da iPhone
Il giorno 07 apr 2018, alle ore 18:34, vincenzo antonio poso <v.a.poso a gmail.com> ha scritto:


Io mi porrei i problema anche  di chi fa politica in costanza di esercizio  dell giurisdizione.O questi casi non valgono?Vincenzo Poso

Vincenzo Antonio Poso
Via Livia Gereschi, n. 14 - 56127 Pisa050-580003 ; 329-7389531; v.a.poso a gmail. com ; v.a.poso a siriuspec.itIl contenuto del presente messaggio è riservato e confidenziale ed è unicamente rivolto al suo destinatario. Può inoltre contenere informazioni la cui riservatezza è legalmente tutelata. Ne sono pertanto vietati la lettura, la riproduzione, la diffusione e, comunque, l'uso in mancanza di autorizzazione del destinatario. Se per errore avete ricevuto questo messaggio siete pregati di distruggerlo e , cortesemente, di contattarci immediatamente ai recapiti sopra indicati. Grazie. 
Il giorno 5 aprile 2018 18:07, Andrea Reale <andreale a yahoo.com> ha scritto:


Sono certo che non sarà sfuggito ai più attenti l’articolo di Milena Gabanelli e Dino Martirano sul Corsera di oggi .Lo allego per chi non avesse avuto modo di leggere i quotidiani .Un atto di accusa chiaro e diretto, come ciò  che  pochi (ma combattivi!) magistrati, anche su questa lista , hanno denunciato più volte.La nomina di G.  Melillo a capo della Procura di Napoli  è particolarmente  sintomatica delle ‘porte girevoli’  tra toghe e politica , ma anche il rientro in ruolo  in posizioni apicali di  D. Ferranti e S. Della Monica  dovrebbe fare riflettere sul vulnus all’immagine di imparzialità della magistratura che il nostro autogoverno continua indifferentemente a perpetrare.Adesso siamo in attesa che alla “collega” A. Finocchiaro venga offerta almeno la poltrona di Secondo Presidente della Corte di Cassazione (nuovo ‘posto’ che il CSM potrebbe coniare alla bisogna)! Del resto  ha superato quasi tutte le   valutazioni di professionalità mentre sedeva in Parlamento.Buona lettura,Andrea Reale    

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