[Area] R: R: dichiarazioni di Andrea Mirenda

Paolo Moroni paolo.moroni a giustizia.it
Mer 18 Apr 2018 20:09:49 CEST


Condivido il De Ninis...
Paolo Moroni.


From: De Ninis Luca 
Sent: Wednesday, April 18, 2018 7:02 PM
To: Ferrari Roberto ; andreale 
Cc: area a areaperta.it 
Subject: [Area] R: R: dichiarazioni di Andrea Mirenda


Mariuolo sì, ma profondo… scrisse persona assai più letterata di noi, attribuendo l’espressione a soggetto ben poco autorevole.

Eppure io, forse accomunato dal modesto livello del personaggio manzoniano, non riesco a capire chi sia il “vile meccanico costantemente occupato dalla lotta per le risorse”…   ;-)

 

Luca De Ninis 

Da: Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] Per conto di Ferrari Roberto
Inviato: mercoledì 18 aprile 2018 16:54
A: andreale
Cc: area a areaperta.it
Oggetto: Re: [Area] R: dichiarazioni di Andrea Mirenda

 

La pubblicazione non pare destinata a giuristi e non si può pretendere dal giornalista di trascurare il target sacrificando il linguaggio in termini tecnici (la definizione del 416bis). Il termine appare piuttosto diretto ad evocare l' idea di un gruppo che si forma e opera con obiettivi di dominio e che assume quali regole la forza del vincolo associativo e la preminenza dell' obiettivo indicato, con conseguente subordinazione di eventuali regole a quello ostative.
Tra queste peraltro, quella della libertà di manifestazione del pensiero è da maneggiare con cura. Da un lato è proprio il sistema democratico che fonda il controllo degli individui su quella libertà: il cittadino che manifesta liberamente rende un servizio all' intelligence e coopera alla formazione del proprio fascicolo personale (inoltre l' incremento della circolazione di parole riduce il valore della parola stessa). 
Dall' altro ogni reazione a insidie verbali è solito esser percepito quale sintomo di debolezza o colpevolezza. A meno che il proprio ordinamento, come quello mafioso, non contempli un certo codice sanzionatorio per offese di un certo tipo: in tal caso non è l' offesa al boss che rileva, ma il sintomo di debolezza, lo scarso rigore nel far rispettare le regole. [Forse Mirenda non aveva questo intento; eppure chi vuole studiare i fenomeni deve necessariamente provocare. Non si può star giorni con l' occhio al microscopio ad attendere che il batterio faccia qualcosa di interessante.]

Piuttosto.
Col tempo ho maturato la convinzione che la nostra cultura non consenta assetti sociali diversi dall' esistente. Che la tensione verso l' efficienza e la gestione razionale di singoli problemi e obiettivi, un mutamento culturale in direzione delle culture vincenti, ci sia precluso.
Il dibattito su tale modo di essere della società italiana (e di altre società in posizione servile) è solitamente centrato su alcuni aspetti di cui appare condivisa la natura patologica: corruzione, clientelismo e nepotismo, le raccomandazioni; con tutti i suoi aspetti derivati: corporativismo, familismo, campanilismo.
Sono tipologie di condotte che hanno forti radici storiche e pertanto ineliminabili nel giro di pochi millenni. Che lo voglia o meno, l' individuo di queste società agirà sempre (anche quando sinceramente impegnato nel combatterle) in conformità della sua cultura e quindi perseguendo inconsciamente l' obiettivo di salvaguardarle. 

Tali condotte sono ispirate a valori estremamente forti e radicati, che hanno a che vedere con l' istinto di sopravvivenza propria e del gruppo. Sono inoltre razionali nella parte in cui circoscrivono il gruppo nei limiti delle persone con cui si ha una relazione, diretta o indiretta, ma comunque effettiva e personale. Con lo Stato o la comunità nazionale tale relazione non sussiste. Gli italiani non percepiscono tale relazione ed effettivamente tale relazione non sussiste. 
Se noi magistrati percepiamo un senso di appartenenza allo Stato e lo coltiviamo è perchè ad esso sono legati i nostri, individuali, poteri e prerogative. Costituiamo dunque un gruppo o corporazione ispirato a tali valori, in quanto essi assicurano i privilegi del gruppo e la ragione di appartenenza allo stesso. 

Clientelismo, nepotismo, raccomandazioni, rifiuto della meritocrazia. Sono tutte condotte basate sulla saggia considerazione che la sopravvivenza e la protezione dell' individuo dipende dal legame col gruppo e dalla forza del gruppo. Pertanto è importante che la selezione dell' individuo, la sua ammissione nel gruppo, avvenga in base a valutazioni che consentano di verificarne la fedeltà, piuttosto che i meriti. La cooptazione del nuovo componente nel gruppo deve esser connessa con i legami di gruppo già esistenti: l' individuo deve avere legami all' interno di famiglie che abbiano altri componenti presenti nel gruppo; oppure deve esser "presentato" da altri componenti che garantiscano per lui (raccomandazione). 

La definizione dei gruppi poi obbedisce a determinate regole dimensionali, assimilabili a quelle che determinano i confini dei territori di caccia dei predatori o dei pascoli degli erbivori. Le dimensioni non possono essere inferiori o superiori a determinati limiti: un gruppo esiguo rispetto alle risorse infatti non è in grado di assicurarsene il controllo; un gruppo numeroso non sarebbe invece in grado di attribuire all' individuo il necessario. Il gruppo forte e numeroso potrebbe certo sconfiggere un gruppo confinante ed espandere il proprio territorio di caccia; ma la crescita dimensionale del gruppo porta in breve all' allentamento dei legami tra i componenti, per cui il gruppo tenderà a scindersi e formare due o più gruppi della dimensione ideale. 

In conclusione -tornando al caso nostro- il fenomeno correntizio è ineliminabile. Si possono far riforme e rivoluzioni, assumerà un' altra forma, si potrà per un breve periodo sopprimere gli sviluppi patologici estremi. Ma è illusorio pensare che gruppi cui sono conferiti poteri statali e prerogative possano operare secondo intenti diversi da quello di conservare (e possibilmente espandere) poteri e privilegi. Così come è illusorio perseguire una coesione del gruppo che ne consenta l' espansione oltre i limiti dimensionali naturali.

Piuttosto, qualche tempo fa lessi un articolo di Tinti intitolato "spalatori e scalatori", strettamente legato alla provocazione lanciata da Mirenda.
Continuo ad osservare questi dibattiti chiedendomi se non siano emersi dei criteri idonei a separare all' interno della grande corporazione due tipologie di gruppi. Ed in particolare un tipo di gruppo connotato dal disinteresse verso i valori che orientano gli "scalatori" e dall' interesse effettivo per lo svolgimento del servizio giurisdizionale (poichè non tutti siam fatti per viver come bruti, nè di solo pane viviamo). 
Se alcuno di voi si riconosce tra gli "spalatori" di Bruno Tinti e nel rigore morale di Andrea Mirenda, tenga però conto che altri potrebbero ravvisare in tale attitudine la superbia e l' arroganza di chi guarda con sdegno al vile meccanico costantemente occupato dalla lotta per le risorse. 


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Da: Area <area-bounces a areaperta.it> per conto di andreale <andreale a yahoo.com>
Inviato: lunedì 16 aprile 2018 14:48
A: Siddi Massimiliano
Cc: area a areaperta.it; Spataro Armando; nuovarea a nuovarea.it
Oggetto: Re: [Area] R: dichiarazioni di Andrea Mirenda 

 

In realtà basta leggere il libro di Iacona per comprendere di cosa si parli , visto che immediatamente dopo quella frase l'Autore svolge una chiara esemplificazione del metodo usato ......

E l'espressione , sebbene forte, rientra nel diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero, specialmente da parte di un magistrato nei confronti del proprio autogoverno. 

Nessuna 'puerile finzione dialettica' per evitare le conseguenze delle sue parole: per  fortuna di coraggio  il collega Mirenda, a  differenza di molti altri, ne ha da vendere e lo ha dimostrato!

Il problema , purtroppo, è  l'opposto: il silenzio di tipo  'omertoso' (per usare, specularmente, la terminologia usata da Mirenda)  dei tanti , ANM in primis, che non denunciano efficacemente gli abusi dell' autogoverno  e che consentono questo scempio della legalità . 

Quanto al cosiddetto  "populismo giudiziario",   a me pare che essa sia una espressione usata  dai più fedeli tutori di questo 'sistema' per criticare la voglia di cambiamento e di denuncia che serpeggia nella 'base' ( e che, a livello politico, anche nazionale, ha già dimostrato tutta la sua forza).

Andrea Reale 

 

 

 

On Monday, April 16, 2018, 9:34:40 AM GMT+2, Siddi Massimiliano <massimiliano.siddi a giustizia.it> wrote: 

 

 

L'espressione "metodi mafiosi" denota qualcosa di molto preciso, anche nel suo uso metaforico. Poiché non esistono "metodi mafiosi" di colore, se Mirenda vuole coraggiosamente fare il paladino della legalità, si assuma la responsabilità di quello che dice e di come lo dice, senza nascondersi dietro puerili finzioni dialettiche, al solo fine di evitare le conseguenze delle proprie parole.

Ma a questi metodi ipocriti del populismo giudiziario siamo ormai fin troppo avvezzi.

 

         Massimiliano Siddi 


Inviato da iPhone


Il giorno 16 apr 2018, alle ore 07:28, Andrea Reale <andreale a yahoo.com> ha scritto:

  Eh si, proprio discolo questo Andrea Mirenda....

  Perché la credibiità 'si guadagna con atteggiamenti e valutazioni serie', dice qualcuno.

  Ed  allora è giusto chiedersi: offendono il CSM  più le affermazioni del Giudice Mirenda oppure condotte tipo: 'piazzare' colleghi per 'opportunità politica' a seguito di 'pressioni interne' (temendo di non fare ingiustizie troppo grosse!), impacchettare gruppi di nomine secondo il manuale Cencelli, premiare fuori ruolo con nomine ad incarichi apicali nella giurisdizione , trasferire d'ufficio  ex art. 2 l. guarentigie  magistrati  per condotte colpevoli , 'rinominare' colleghi la cui scelta sia sta dichiarata illegittima da altri  giudici , violare giudicati  e non ottemperare a decisioni definitive del Consiglio di Stato?

  Ed i rappresentanti di AREA al CSM dove erano quando succedevano queste cose?

  Meritano davvero la solidarietà espressa da un esponente storico di uno dei gruppi associativi? 

  Oppure si  continua a non vedere quello che anche  i ciechi ormai vedono?

  E secondo voi, perché si continua a farlo?

  Andrea Reale 

   

   

  On Sunday, April 15, 2018, 9:19:55 PM GMT+2, Gioacchino Romeo <gioarom a alice.it> wrote: 

   

   

  Ma che discolo Andrea Mirenda! Ignora le buone maniere (qui, 13 febbraio) e ora anche il bon ton. Stavolta come lettura gli consiglierei, di Gianni Minà, Politicamente scorretto. Riflessioni di un giornalista contro. Che consiglio, però, vivamente, anche agli altri intervenuti nella discussione.

  Gioacchino Romeo

     

    ----Messaggio originale---- 
    Da: fernando.prodomo a giustizia.it 
    Data: 14-apr-2018 23.11 
    A: "Spataro Armando"<armando.spataro a giustizia.it>, "Falcone Giorgio"<giorgio.falcone a giustizia.it>, "area a areaperta.it"<area a areaperta.it>, "nuovarea a nuovarea.it"<nuovarea a nuovarea.it> 
    Ogg: [Area] dichiarazioni di Andrea Mirenda 

    ​Anche io esprimo la mia solidarietà, ma ad Andrea Mirenda, uomo coraggioso e serio.

    Fernando Prodomo


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    Da: Nuovarea <nuovarea-bounces a nuovarea.it> per conto di Spataro Armando <armando.spataro a giustizia.it>
    Inviato: sabato 14 aprile 2018 21:52
    A: Falcone Giorgio; area a areaperta.it; nuovarea a nuovarea.it
    Oggetto: [Nuovarea] L'incredibile comunicato di AreaDG Veneto sull’iniziativa dell’on. Zanettin in merito alle dichiarazioni di Andrea Mirenda 

      

    A me pare invece che Area DG Veneto abbia perso una buona occasione per prendere le distanze da certi inaccettabili eccessi​ lessicali o quanto meno per tacere.

     

    Leggo da un'agenzia stampa che  queste sarebbero le parole di Merenda pubblicate su un recente libro:

       " Il Csm ormai non e' affatto un padre amorevole per i 
      magistrati, non e' piu' l'organo di autotutela, non e' piu' garanzia 
      dell'indipendenza, ma e' diventato una minaccia, perche' non vi 
      siedono soggetti distaccati, ma faziosi che promuovono i sodali 
      e abbattono i nemici, utilizzando metodi mafiosi. E' chiaro che e' 
      un'espressione di colore"  

    Osservo - sul presupposto che la frase riportata sia corrispondente al vero - che, dunque, secondo i saggi di AreaDG Veneto la frase  "E' chiaro che e' un'espressione di colore"   renderebbe irrilevante quella che la precede

    secondo cui il CSM sarebbe ormai "una minaccia" e procederebbe  "utilizzando metodi mafiosi".

    Cari saggi di Area Dg veneta, capisco che le recenti consultazioni elettorali non sono state per voi felici, ma  forse sarebbe il caso di riflettere sulla "libertà di espressione" e/o di rileggere il codice disciplinare e la relativa giurisprudenza.

    Si riguadagna credibilità con atteggiamenti e valutazioni serie, non con questo tipo di comunicati, inseguendo i soliti noti così diversi da noi, ed accettando che siano offesi i componenti del CSM, inclusi i rappresentanti di Area cui va la mia solidarietà !

    Armando SPATARO

     

     

     

     


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    Da: Nuovarea <nuovarea-bounces a nuovarea.it> per conto di Falcone Giorgio <giorgio.falcone a giustizia.it>
    Inviato: sabato 14 aprile 2018 19:46
    A: mailinglist-anm a associazionemagistrati.com; area a areaperta.it; nuovarea a nuovarea.it
    Oggetto: [Nuovarea] AreaDG Veneto sull’iniziativa dell’on. Zanettin in merito alle dichiarazioni di Andrea Mirenda 

      

     

       ​ Errore. Il nome file non è specificato.

       

      ArraDG Veneto 

       

      Abbiamo appreso dagli organi di stampa dell’interrogazione parlamentare – e soprattutto della richiesta di valutare una sanzione disciplinare – presentata al Ministro della Giustizia dall’on. Zanettin, in relazione a valutazioni espresse dal collega Andrea Mirenda circa la necessità che il CSM operi le scelte dei dirigenti degli uffici secondo criteri ispirati alla trasparenza. 

      AreaDG condivide la richiesta di maggiore trasparenza nelle nomine. 

      Quanto all’utilizzo del termine mafioso, si evidenzia che si tratta di espressione che lo stesso Mirenda ha definito “di colore” e ha precisato di averla utilizzata in senso paradossale. 

      AreaDG Veneto, pur non condividendo il linguaggio utilizzato esprime ferma contrarietà alla prospettazione di interventi disciplinari, che appaiono volti a intimidire e comprimere la libertà di espressione. 

      Nei valori di AreaDG vi è la difesa della libertà di opinione e di espressione (anche dei magistrati come cittadini della Repubblica), che non può essere limitata senza un grave danno per la magistratura e la democrazia. 

       

      AreaDG Veneto 

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      Inviato da: Falcone Giorgio < giorgio.falcone a giustizia.it> 


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