[Area] R: 25 aprile

carla lendaro carla.lendaro a virgilio.it
Mer 25 Apr 2018 10:55:31 CEST


Ringrazio molto anche io Carlo Brusco per le sue intense parole e per il messaggio che vi è sotteso, un messaggio che totalmente condivido. Faccio poi anche mie (da triestina, con padre e zia friulani e partigiani) le parole di Enrico Manzon, che nella sua mail ci ha ricordato il sacrificio di vita di un altro straordinario collega friulano .

Rincollo il ricordo scritto da Enrico.
 
Angelo Beretta, giudice del Tribunale di Udine, morto per le sevizie da parte delle SS dopo il suo arresto nel luglio 1944, avvenuto perchè si era rifiutato di condannare a morte 5 giovani partigiani, fra i quali Loris Fortuna, successivamente noto deputato della Repubblica e note le sue battaglie per i diritti civili.

               Carla Lendaro

Inviato da iPhone

> Il giorno 25 apr 2018, alle ore 09:32, Roberta Marchiori <roberta.marchiori a tin.it> ha scritto:
> 
> Ringrazio il  Presidente Brusco che ci ha rinnovato il ricordo di tanti colleghi di grande valore , coraggio spessore culturale ricordandoci quel 25 aprile che ha segnato il ritorno alla democrazia
>  
> Roberta Marchiori
>  
> Da: Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] Per conto di barcosta
> Inviato: mercoledì 25 aprile 2018 07:46
> A: Carlo Brusco <c.brusco a alice.it>; 'AREA Mailing List' <area a areaperta.it>; md a magistraturademocratica.it
> Oggetto: Re: [Area] 25 aprile
>  
> Grazie al presidente Brusco per il bellissimo ricordo. Mi permetto aggiungere che per l'uccisione del collega Mariano (e di altre decine di cittadini inermi del bellunese) fu celebrato processo negli anni 70 avanti al tribunale militare di Verona contro un maggiore delle SS. Condannato all'ergastolo, costui morì per vecchiaia nella sua Austria. Bartolomeo Costantini 
>  
>  
> Inviato da smartphone Samsung Galaxy.
>  
> -------- Messaggio originale --------
> Da: Carlo Brusco <c.brusco a alice.it>
> Data: 24/04/18 19:00 (GMT+01:00)
> A: 'AREA Mailing List' <area a areaperta.it>, md a magistraturademocratica.it
> Oggetto: [Area] 25 aprile
>  
> Domani è il 25 aprile. In questi tempi nei quali il dibattito all’interno della magistratura sembra occuparsi più delle nostre miserie (rientri in ruolo agevolati, lotte feroci per l’attribuzione di un incarichi vari, attribuzioni di incarichi esterni non proprio necessari, magistrati ai quali l’ultima cosa che sembra interessare è di svolgere le funzioni per le quali sono stati assunti) che dei problemi riguardanti l’esercizio indipendente della giurisdizione credo che questa ricorrenza possa costituire l’occasione per ricordare i nostri colleghi che, per consentire il ritorno alla democrazia, hanno rinunziato non ad un incarico di prestigio ma alla vita.
> Poiché la conoscenza di queste persone è per tutti noi quasi inesistente credo che la ricorrenza possa costituire un utile ricordo del loro sacrificio. Con la precisazione che analogo ricordo andrebbe fatto ai magistrati epurati dal regime fascista e a quelli espulsi in base alle leggi razziali.
> Preciso che le notizie non sono frutto di una mia ricerca ma le traggo da un fascicolo pubblicato dal CSM nell’ottobre 1976 che, forse, sarebbe opportuno ristampare e distribuire a tutti i magistrati. E forse altri tribunali potrebbero seguire l’esempio di quello genovese che, poco tempo fa, ha ricordato i quattro magistrati operanti in Liguria che sacrificarono la loro vita per la libertà, dedicando loro una lapide all’ingresso del palazzo di giustizia con una cerimonia pubblica alla quale ha partecipato il Ministro della giustizia.
> Ma ecco i nomi di questi magistrati:
> Pasquale Colagrande, sostituto presso il Tribunale di Ferrara, arrestato per antifascismo, fu fucilato per rappresaglia il 15.11.43 dopo l’uccisione del segretario federale della rsi.
> Dino Col, pretore di Genova-Sampierdarena, arrestato e torturato per l’appartenenza ai movimenti clandestini antifascisti, fu poi deportato a Flossemburg dove morì per il trattamento cui era stato sottoposto.
> Francesco Drago, di origine messinese e sostituto procuratore a Savona, fu arrestato da militi della rsi per aver inneggiato alla riacquistata libertà dopo l’8 settembre; riuscì ad evadere e, passato in clandestinità nelle file di Giustizia e Libertà, perse la vita in uno scontro a fuoco con appartenenti alla rsi.
> Carlo Ferrero, consigliere della Corte d’Appello di Torino, per i suoi sentimenti antifascisti fu arrestato e fucilato a Chiusa Pesio, il 19 dicembre 1944, da un reparto militare tedesco.
> Mario Fioretti, giudice del Tribunale di Firenze, partecipò alla resistenza romana organizzandola e svolgendo le funzioni di redattore de L’Avanti clandestino; fu ucciso in piazza di Spagna il 4 dicembre 1944 da un appartenente alla guardia nazionale repubblicana.
> Vincenzo Giusto, giudice del Tribunale di Cuneo, aderì alla Resistenza fin dalla costituzione delle prime brigate partigiane (Volontari della libertà) e trovò la morte in uno scontro a fuoco avvenuto il 13 aprile 1945.
> Giuseppe Garribba, pretore di Soave dove costituì un comitato di liberazione dopo l’8 settembre partecipando attivamente alla lotta di liberazione. Fu oggetto di un attentato e successivamente arrestato, dalle brigate nere e dalle SS, e tradotto a Dakau dove trovò la morte il 25 marzo 1945. E’ forse l’unico in questo elenco il cui figlio (Tito) sia  entrato in magistratura finendo la carriera come apprezzatissimo magistrato della Cassazione (presso la quale ho avuto la fortuna di conoscerlo).
> Cosimo Mariano, giudice del Tribunale di Belluno, di fede antifascista, fu ucciso dai soldati tedeschi, il 20 agosto 1944, nel corso di un rastrellamento durante uno scontro a fuoco tra partigiani e nazifascisti.
> Cosimo Orrù, pubblico ministero presso il Tribunale di Bergamo; sospeso dalle funzioni per richieste non gradite agli organi locali della rsi e riammesso in servizio aderì alla lotta clandestina. Arrestato nel giugno 1944 fu deportato a Flossemburg dove trovò la morte nel dicembre del medesimo anno.
> Nicola Panevino, giudice del Tribunale di Savona dopo l’8 settembre si iscrisse al partito d’Azione clandestino e divenne presidente del locale comitato di liberazione. Arrestato dalla divisione S. Marco fu torturato e poi fucilato, il 23 marzo 1945, insieme ad altri detenuti politici, per rappresaglia contro un’azione di guerra che aveva provocato la morte di alcuni soldati tedeschi. Dai documenti risulta che aveva praticamente trasformato il Tribunale di Savona in una sede di cospirazione della Resistenza.
> Pasquale Saraceno, giudice della Corte d’Appello di Firenze, era il magistrato più elevato in grado presente in Città al momento della sua liberazione e avrebbe dovuto incontrarsi con una delegazione inglese il 16 agosto 1944; ma la sera prima fu colpito, davanti alla sede della Corte, da un colpo di fucile mortale sparato da un cecchino.
> Vittorio Scala, giudice del Tribunale di La Spezia, fu arrestato dalle SS, perché sospettato di aderire ai movimenti di liberazione, e condotto nella caserma della 10a Mas dove fu sottoposto a torture. Deportato nel lager di Mathausen vi morì il 15 marzo 1945.
> Mario Tradardi, pubblico ministero presso il tribunale de L’Aquila verso la fine del 1943 si univa alle forze della resistenza (brigata “Maiella”) e partecipava attivamente ai combattimenti, che avrebbero condotto alla liberazione di Bologna, trovando la morte in uno di questi il 16 dicembre 1944.
> A questi nomi mi sembra giusto aggiungerne almeno tre che non erano più magistrati al momento della morte:
> Emilio Sacerdote si era dimesso volontariamente prima dell’entrata in vigore delle leggi razziali. Sacerdote partecipò alla resistenza e, dopo essere stato catturato, fu deportato prima a Flossemburg e poi a Bergen Belsen dove morì.
> Mario Finzi, subito dopo aver assunto il servizio fu dispensato dal servizio per l’entrata in vigore delle leggi razziali; aderì a Giustizia e Libertà e prestò assistenza e ebrei e partigiani; arrestato nel 1944 fu deportato ad Auschwitz dove morì alla fine del medesimo anno.
> Pier Amato Perretta, giudice del Tribunale di Como; per la sua indipendenza nei primi anni del regime e per la sua collaborazione ad un periodico di ispirazione crociana, subì un trasferimento punitivo e venne dichiarato decaduto per non aver raggiunto l’ufficio di destinazione. Iniziata la professione forense il suo studio venne devastato dagli squadristi. Si attivò per la costituzione di gruppi della resistenza ancor prima del 1943 e fu ucciso dai tedeschi nel 1944.
> Un saluto a tutti.
> Carlo Brusco
>  
> Un saluto
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