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Gianfranco Gilardi gianfrancogilardi a gmail.com
Mer 25 Apr 2018 21:56:06 CEST


(Scusate, invio l'identico messaggio perché quello precedente conteneva
alcuni refusi)



Andrea Mirenda è – per preparazione, impegno, sensibilità culturale ed
istituzionale, disponibilità ad ogni esigenza del servizio, di cui si è
sempre fatto carico con straordinaria abnegazione  anche nei momenti più
impervi, capacità organizzativa del lavoro proprio ed altrui, rigore morale
e senso di indipendenza -  uno dei migliori magistrati che io abbia
conosciuto nei miei anni di presidenza al Tribunale di Verona, dove egli ha
svolto le proprie funzioni meritando una stima diffusa e incondizionata.
Egli ha saputo interpretare di persona – nei fatti, e non soltanto a parole
– lo  spirito di “autoriforma” che il CSM ha proclamato e sollecitato in
tante occasioni, facendosi promotore, ed animando con il suo stesso
esempio, ogni iniziativa volta a migliorare concretamente la capacità di
funzionamento del sistema giudiziario ed a rendere effettiva la concezione
del governo autonomo come pratica responsabile e rigorosa della
professionalità, pur nella consapevolezza dei molti limiti e delle tante
difficoltà che caratterizzano l’amministrazione della giustizia.

     Sento il dovere di rendere spontaneamente ad Andrea Mirenda questa
testimonianza per la riconoscenza che non soltanto io (anche per l’ausilio
costante e prezioso che ne ho ricevuto nella soluzione e nello svolgimento
dei compiti organizzativi) ma l’intero ufficio, gli utenti e la
collettività veronese gli dobbiamo per quanto ha saputo dare nell’esercizio
quotidiano delle sue funzioni di giudice indipendente, sereno, colto,
tenace nel perseguimento in ogni occasione dell’insieme dei valori connessi
ai principi costituzionali del “giusto processo”.

     Ciò non significa che io condivida tutti i suoi giudizi, tutte le
espressioni usate per manifestarli e, soprattutto, le generalizzazioni che
lo hanno portato – insieme ad altri - ad accumunare tante vicende in un
unico fascio.

     Non può negarsi che l’immagine della magistratura, quale si è venuta
inverando nel corso del tempo dopo l’avvento della Costituzione, sia
incomparabilmente diversa rospetto a quella ereditata dalla Stato
pre-repubblicano, e che tra i molti fattori che hanno contribuito a questo
cambiamento vi siano anche i compiti di governo autonomo consapevolmente
esercitati ed il ruolo dell’associazionismo giudiziario, cui si deve tra
l’altro – a partire dal lontano congresso di Gardone del 1965 -
l’affermazione netta e chiara  che anche il giudice, nel disegno del
Costituente, è tramite per l'attuazione dei valori costituzionali e dei
principi di emancipazione e di eguaglianza. Così come non può negarsi – per
restare alle funzioni svolte dal CSM – che agli incarichi direttivi e
semidirettivi siano stati chiamati anche magistrati meritevoli e capaci. E
se è vero che con il giudizio negativo espresso sul conto degli uomini non
si è inteso investire le istituzioni da loro rappresentate, non può
dimenticarsi (sempre al fine di evitare ingiustificate generalizzazioni)
come ciò che di positivo vi è stato nella storia del CSM e
dell’associazionismo giudiziario è frutto – com’è ovvio – non delle
istituzioni in sé ma dell’opera e dell’impegno degli uomini che le
rappresentavano e di quanti altri, anche in sede associativa, hanno
successivamente saputo difendere l’indipendenza e l’assetto costituzionale
della magistratura contro i numerosi tentativi ed attacchi con i quali si è
cercato di modificarlo..

    E’ altrettanto vero, tuttavia, che Andrea Mirenda ha inteso sollevare
problemi e manifestare opinioni; e rispetto alle opinioni, anche quando
espresse con termini accesi o forse anche eccessivi, si può essere
d’accordo o dissentire, ma non ha senso reagire con la minaccia autoritaria
di improponibili sanzioni né con logiche di schieramento che finiscono per
riproporre in forma rovesciata  un metodo di generalizzazione in base al
quale la ragione starebbe tutta da una parte  ed il torto tutto dall’altra.

      Alle denunce ed ai problemi sollevati si deve replicare – questo è
ciò che penso ed ho sempre pensato – non fermandosi alle forme del
linguaggio (che a volte può essere anche aspro ed esasperato) ma
affrontando il merito delle questioni, e rispondendo in modo argomentato
alle imprecisioni, alle inesattezze ed alle falsità, quando ve ne sono, ma
anche prendendo atto delle verità e delle pratiche di malgoverno denunciate
e che pure esistono.

     Anche io sono preoccupato degli effetti di delegittimazione che le
accuse di “correntismo” e di “malgoverno” possono provocare, tanto più
nella temperie politica che – come insegna la storia di ormai diversi
decenni – è pronta a cogliere ogni occasione ed ogni pretesto per cambiare
le regole e i rapporti istituzionali.

     Ma credo che la migliore difesa delle istituzioni consista non nel
prendere le distanze da chi denuncia quelle pratiche, quanto invece nel
fare autocritica e nello sforzarsi di correggerle.

    E’ questa, io credo, la risposta migliore e più convincente contro i
rischi del governo “dall’esterno”.

     Mantenere integre le condizioni idonee a consentire la libera
esplicazione del dibattito, unitamente all’abbandono di posizioni
preconcette e qualunquistiche ed al recupero del metodo del confronto
improntato al rispetto reciproco, non potrà che migliorare la qualità della
vita istituzionale.

    E da vecchio ex magistrato, che conserva nel cuore e nella mente tutta
l’esperienza vissuta all’interno della magistratura, auspico che con questo
spirito e con questo metodo si torni a parlare dei problemi, andando oltre
una vicenda ormai ridotta soltanto ai termini di posizioni pro o contro
Andrea Mirenda,

Gianfranco Gilardi
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