[Area] R: [Nuovarea] Galloni e i giudici ragazzini

Giuseppe Pagliani1 giuseppe.pagliani a giustizia.it
Sab 28 Apr 2018 10:14:44 CEST


Sono pienamente d’accordo con Savio sul rendere merito a Giovanni Galloni.

Ma non mi stanco mai di ricordare che il riferimento a Rosario Livatino come “giudice ragazzino” per antonomasia è parzialmente improprio.

All’epoca -primi di Maggio 1991- avevo 28 anni ed ero in Procura Repubblica Palmi da poco più di un anno.

La frase di Cossiga fu quella che fu. Ma allora il riferimento non fu immediato a Livatino (ucciso a Settembre 1990), che non era propriamente un “ragazzino” essendo vicino ai quaranta che ai trenta. Almeno per noi che lo vivemmo in presa diretta.

All’epoca quelli che, come me, erano sotto i 30 anni ed erano in primo incarico, non percepivano Livatino come “uguale” a loro. È stato il titolo del libro (e poi del bel film di De Robilant) dedicato a Livatino a collegare i due momenti: omicidio Livatino-dichiarazioni di Cossiga.

È vero, peraltro, che, anche da noi “giudici ragazzini” (infatti la frase fu riferita proprio alla mia generazione) l’omicidio Livatino fu percepito come qualcosa di diverso da tutti gli altri omicidi di colleghi, cioè come un attacco a un magistrato non famoso, che faceva un lavoro oscuro e “normale”, del tutto simile a quello che ci eravamo trovati a fare noi, da un giorno all’altro, uditori al primo incarico in quelle zone del Paese.

Per questi motivi fu un episodio particolarmente perturbante, perché in pratica ci guardammo in faccia per dirci: ma allora si può fare questa fine anche se si fa quello che noi facciamo tutti i giorni, senza la ribalta dei giornali e senza essere un nome noto, senza accorgersi della esatta portata di ciò che si fa...

Quello a cui Galloni -per noi quasi sorprendentemente- reagì, fu l’ennesima frase spregiativa di un’intera generazione di magistrati, di una funzione, di un modo di intendere la funzione. “Giudici ragazzini” altro non è che la prosecuzione ideale di “Pretori d’assalto” degli anni Settanta, dedicata a un’altra generazione di magistrati, anche loro giovani e impegnati.

In quegli stessi mesi Claudio Martelli aveva parlato di giudici di 25 anni che solo per aver vinto un concorso si mettevano a fare gli sceriffi…

In questo sta il merito di Galloni in quel momento. 

Io mi sentii difeso; noi, giovani magistrati in prima nomina e in prima linea, in quel momento da Giovanni Galloni ci sentimmo difesi. Sentimmo che non tutte le istituzioni ci tenevano a distanza, ci lasciavano soli. Sentimmo dire dal Csm ciò che in quel momento avevamo bisogno di sentir dire.

E da lì poi iniziò la “svolta” di Giovanni Galloni, che lo portò a più di un intervento volto a ribadire con autorevolezza e coerenza la difesa dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura, senza curarsi troppo degli orientamenti della maggioranza governativa. Tanto da diventare “inaffidabile”: a un certo punto il Presidente Cossiga (sempre lui) per qualche tempo presiedette la Sezione Disciplinare in aperta polemica con il vicepresidente Galloni.

Condivido l’augurio di Savio, e aggiungo i migliori auguri di buon lavoro.

Giuseppe Pagliani

(Trib Modena)

 

 

 

 

 

Da: Nuovarea [mailto:nuovarea-bounces a nuovarea.it] Per conto di Valerio Savio
Inviato: venerdì 27 aprile 2018 18:54
A: mailinglist-anm a associazionemagistrati.com; nuovarea a nuovarea.it; iscritti a magistraturademocratica.it; Valerio Savio; Area a areaperta.it
Oggetto: [Nuovarea] Galloni e i giudici ragazzini

 

    Con l’eccezione di Giovanni Palombarini e Domenico Gallo, nessuno ha sulle nostre liste speso una parola su Giovanni Galloni, scomparso alcuni giorni orsono ( per i più giovani: Giovanni Galloni, professore universitario di civile e diritto agrario, parlamentare democristiano per più legislature e anche Ministro – ma non della Giustizia – tra i Settanta e gli Ottanta, esponente del migliore cattolicesimo democratico dei Moro, degli Zaccagnini, dei Ruffilli, dei Bonafacio, degli Elia sino ai Mattarella e a tanti altri, vicepresidente del CSM tra il 1990 ed il 1994, “la testa più lucida della DC” secondo i vignettisti Pericoli e Pirella che così giocavano su “L’Espresso” con la sua statura politica e con la sua calvizie).

    Due parole allora voglio spenderle io, in ricordo di una personalità che non sarà mai forse stato un leader ma che è stato un influente esponente della parte migliore della classe dirigente della Prima Repubblica, una di quelle personalità che nei diversi ruoli istituzionali ricoperti ben può dirsi abbia espresso cultura repubblicana e costituzionale : come è stato detto: un grande democratico.

    Giovanni Galloni in tanti lo si ricorda come uno dei migliori, forse il miglior vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, se il parametro è la difesa del ruolo indipendente della giurisdizione , la difesa degli assetti che alla Giustizia ha voluto dare la Costituzione.

    Lo testimoniano tanti passaggi consiliari e tanti suoi atti , dei quali, se vorranno, testimonierà chi in quegli anni era al Consiglio con lui.

    Io voglio ricordare un episodio ormai lontano anche nei ricordi , che allora però prese le prime pagine , e che lasciò nel lessico politico l’espressione “giudici ragazzini”.

    Primavera 1991, se ricordo bene i primi di maggio. 

    Il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga già da tempo  , rompendo lo stile notarile dei primi anni del suo settennato, ha preso ad esternare quotidianamente in modo mediaticamente clamoroso e politicamente dirompente contro molte delle Istituzioni, intervenendo nel dibattito politico, polemizzando con singoli esponenti dei partiti, “picconando” a destra e a sinistra ( quasi sempre: a sinistra).

    Tra i suoi obiettivi preferiti e più frequenti, il Consiglio Superiore della Magistratura ed il suo ruolo, che , espressamente, vuole ridotto a quello di “Consiglio di Amministrazione del personale di un Ministero”. Una volta, in una esternazione , arriva a minacciare di far circondare palazzo dei Marescialli dai Carabinieri.

    Una mattina, motu proprio,  sempre con obiettivo il Consiglio, decide di attaccare i giovani magistrati , che allora come oggi coprivano centinaia e centinaia di posti delicatissimi in particolare al Sud, in Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna: “a questi giudici ragazzini”, dice ai media “non affiderei neanche l’amministrazione di una casa al piano terra e senza finestre”.

    Da Caltanissetta , alcuni “ragazzini” decidono che è troppo. E’ troppo in sè, per le parole usate. Ed è troppo, a otto mesi dall’assassinio di Rosario Livatino, da allora “giudice ragazzino” per antonomasia che in molti avevamo conosciuto.

    Al di fuori dell’ANM , senza l’intervento delle correnti, nell’arco di un week-end, con il fax ( all’epoca mezzo di avanguardia nella comunicazione ....), raccolgono l’adesione di oltre 130 colleghi di prima nomina (quasi tutti con funzioni  in Sicilia e Calabria, di tutte le sensibilità culturali e associative)  su un breve ma duro comunicato inviato ai Presidenti delle Camere e al CSM  in cui si risponde direttamente al Quirinale dicendo apertamente che i giovani magistrati sono lì a lavorare al sud per la tutela della legalità nel fare il lavoro che si sono scelti e che è il loro dovere e che quindi non vogliono applausi nè ringraziamenti da nessuno , ma che non possono accettare parole di delegittimazione dalla più alta carica dello Stato,  in terra in cui la legittimazione non è solo uno strumento di lavoro ( come per tutti i magistrati a tutte le latitudini) ma la precondizione per poter anche solo operare , e perfino  per correre meno rischi per la propria incolumità personale.

    Il clamore è enorme, su tutti i media, e tra le forze politiche, anche per la natura “spontanea” dell’iniziativa.

    Ed è enorme anche perchè il vicepresidente del CSM Galloni, democristiano, prende apertamente e fortemente le difese dei magistrati ragazzini , “contro” il democristiano Cossiga. Difendendoli per come lavorano, con sacrificio , professionalità, ed indipendenza. 

    Per tanti di noi, fu il “battesimo” al  “fuoco” delle situazioni di conflittualità politico-istituzionale che il nostro lavoro può farti incontrare.

    Tutti, ci sentimmo “cresciuti”, più consapevoli, ora avendo riprova di ciò che già sapevamo, ma che ci serviva ci venisse ripetuto: che una parte importante d’Italia teneva al nostro lavoro .

    Grazie ancora, professor Galloni.

    L’augurio che noi magistrati tutti ci possiamo fare è di trovare in futuro altri vicepresidenti del CSM come lui.

Valerio Savio, già Pretore di Caltanissetta

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