[Area] AreaDG - Obiettivo 4 CSM 2018 - Lavoro, Genere e Genitorialità

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Dom 1 Lug 2018 18:07:17 CEST


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Trasmettiamo il documento programmatico di AreaDG che riguarda il diritto
alla genitorialità e alla cura parentale.

Il documento può essere letto anche a questo link:
http://www.areadg.it/elezioni-csm-2018/obiettivo-4-rendere-effettivo-il-diritto-alla-genitorialita-e-alla-cura-parentale

assieme agli altri documenti programmatici presenti sul sito www.areadg.it.

*Il Coordinamento nazionale di AreaDG*



*Rendere effettivo il diritto alla genitorialità e alla cura parentale in
magistratura *

OBIETTIVO N. 4 - Lavoro, Genere e Genitorialità

Il diritto alla genitorialità e il piu generale diritto alla cura nei
rapporti parentali, si collocano nel novero dei diritti fondamentali della
persona. Ciò nonostante, ad essi (e a tutto ciò che attiene al principio
del benessere organizzativo) si è prestata fino ad epoca recente
scarsissima attenzione. Ci pare che questo sia paradossale, perché i
diritti di cui parliamo attengono alla sfera più intima della persona e
riguardano i momenti più delicati della vita: la maternità, la cura e
l’educazione dei figli, la malattia dei familiari. Questo paradosso è ancor
più evidente se consideriamo quanto pregnanti ed ineludibili siano i doveri
che a quei diritti corrispondono.

E la coniugazione tra  i diritti della  e nella genitorialità e il tempo
del lavoro è resa ulteriormente complicata dal fatto di essere intimamente
connessa alla questione, in sé complicata e tuttora irrisolta, del genere,
senza tuttavia, esaurirsi in essa.

Genitorialità e genere, poi, scontano nel lavoro del magistrato alcune
specificità che rendono ancor più difficile la soluzione dei problemi
connessi all’esercizio di questi diritti. Problemi che sono stati
affrontati con grave ritardo perché tardivo, e irto di ostacoli, è stato
l’ingresso delle donne in magistratura. Soltanto nel 1963 la legge  ha
aperto la strada all’ingresso delle donne in magistratura. Otto furono le
prime vincitrici di concorso. Un numero che negli anni è cresciuto
esponenzialmente tanto che oggi oltre il 53% dell’organico dei magistrati è
costituito da donne.

La tardività dell’ingresso delle donne in magistratura ha favorito il
formarsi di un modello professionale di magistrato e di un sistema di
organizzazione del lavoro declinati al maschile e privi di flessibilità.
Modelli cui le donne si sono per lungo tempo adattate, senza metterli in
discussione, preoccupate di dimostrare a tutti, e soprattutto a se stesse,
di essere adeguate alla funzione.

È anche per questo che per molto tempo negli uffici giudiziari
l’organizzazione del lavoro non ha dedicato alcuna attenzione alla
genitorialità e alla cura parentale; ed è per questo che, per molto tempo,
le donne hanno vissuto la maternità con sentimenti di colpa: un tempo della
vita che veniva sottratto al tempo del lavoro.

Oggi, questi modelli organizzativi e professionali devono fare i conti con
alcune novità dirompenti:

A) una crescente sensibilità politica e sociale per il tema della
genitorialità (e più in generale per il tema del benessere organizzativo)
che ha portato all’introduzione di norme nazionali e sovranazionali che
sanciscono diritti, impongono obblighi al datore di lavoro e hanno reso
ineludibile l’adeguamento ad essi dei modelli organizzativi di ogni
professione;

B) la presenza massiccia delle donne in magistratura, tale per cui la
questione della maternità non è più un fatto episodico nella vita degli
uffici giudiziari;

C) il desiderio diffuso di genitorialità anche nei padri - e, quindi, anche
nei padri magistrati - che consente di declinare l’armonizzazione tra le
esigenze di organizzazione del lavoro e la cura dei rapporti parentali non
solo in funzione della tutela dei diritti delle donne e delle loro
legittime aspirazioni, ma avendo riguardo all’intero sistema delle
relazioni intrafamiliari.

In una professione come la nostra - che non conosce flessibilità, non
ammette il part-time, non consente riduzioni significative dei carichi di
lavoro - l’adozione di misure concrete volte alla tutela della
genitorialità è risultata spesso inefficace e la normativa in materia
appare ancora oggi insufficiente e inadeguata.

Le misure organizzative, opportunamente raccomandate dall’ultima circolare
sulle tabelle, consentono al massimo una diversa modulazione del lavoro e
non riescono quasi mai a portare serio beneficio al magistrato. È
inevitabile invece che tali misure organizzative abbiano ricadute
sull’andamento dell’ufficio ed è frequente che, comportando una
redistribuzione dei carichi di lavoro, queste misure si traducano in
concreto in un aggravio per i colleghi. Quando i congedi parentali
interessano contestualmente più magistrati di uno stesso ufficio, inoltre,
può diventare difficile garantire il servizio tanto più in presenza di
organici inadeguati e di croniche scoperture.

L’introduzione della figura del magistrato distrettuale non ha portato ai
risultati auspicati. Si tratta, infatti, di una figura concepita per
sopperire a difficoltà occasionali, mentre la maternità, i congedi
parentali e la malattia non sono fatti eccezionali, ma sono la regola nella
vita di moltissimi uffici.

La massiccia presenza di donne in magistratura e la rivendicazione dei
diritti alla cura parentale anche da parte degli uomini, ci pongono di
fronte ad un problema strutturale che impone di cercare soluzioni
strutturali e attuarle a livello di normazione primaria e secondaria.

Primo obiettivo cui dovrà lavorare il prossimo C.S.M. è quello del pieno
organico, che se realizzato, assicurerebbe un certo margine di flessibilità
che oggi, con le scoperture attuali, è nei fatti irrealizzabile.

Urgente appare poi un intervento a livello di normazione primaria che
preveda l’introduzione di  un organico di riserva per  ogni circoscrizione
di tribunale o distretto, sul presupposto che assenze, congedi e
flessibilità nel lavoro non lasceranno  inoperosa questa "riserva”.

Altre misure possono essere pensate, quali, ad esempio  aiuti economici ai
genitori in prima sede con figli  al seguito,  diversa distribuzione degli
orari di lavoro, normazione del lavoro on line da casa e altro.

Pensiamo che il nuovo CSM debba assumere l’iniziativa e farsi latore di
queste proposte nel quadro di una rinnovata interlocuzione con il
Parlamento e col Governo.

L’Italia sembra vivere ancor oggi una cultura dell’organizzazione del
lavoro permeata da una logica per la quale la famiglia è vissuta come il
luogo del consumo e il lavoro extradomestico come il luogo della
produzione. Supini a questo retaggio sembriamo pensare che, nel conflitto
di interessi che ne deriva, sia la produzione a dover prevalere e per
questo tendiamo a far sì che le esigenze della vita familiare si adattino a
quelle dell’organizzazione del lavoro. Ma è una logica miope perché non è
vero che la famiglia non produce. Essa  non produce beni materiali, ma crea
e intesse relazioni, educa, costruisce fiducia, insegna la solidarietà;
produce dunque beni immateriali di fondamentale importanza per lo sviluppo
di una società sana ed armonica.

Siamo persuasi che, accanto alle riforme normative- necessarie ed
improcrastinabili -  sia anche  necessario un mutamento culturale,
così da  restituire
dignità al tempo della vita e trovare il modo di armonizzarlo col tempo del
lavoro, coniugando esigenze che possono e devono essere rese conciliabili.

Noi vogliamo promuovere questo cambiamento nella magistratura italiana e
individuare gli strumenti normativi e organizzativi che possono contribuire
a realizzarlo.

Il Coordinamento di AreaDG
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