[Area] Ora li ammazziamo

Monti Umberto Gioele umbertogioele.monti a giustizia.it
Sab 14 Lug 2018 11:02:01 CEST



....  non far attraccare per giorni una nave cargo ferma davani a un porto italiano , nave che aveva preso a bordo immigrati ......     ritardare e creare  problemi di attracco persino a navi militari italiane che avevano trasbordato migranti recuperati da altre navi italiane .....  ....... segnali chiari ai naviganti, ai pescherecci, alle navi commerciali di qualsiasi bandiera   ( e figuriamoci alle ONG) : se vedete barconi , gommoni carichi di Neri nel mediterraneo ..... onde o non onde , attesa o non attesa dell'imminente pericolo di morte (magari certificato  dall'affogamento di qualcuno dei neri, altrimenti  il pericolo imminente non ci sta .... e qualcuno potrà dire che non c'era e mettere nei guai chi ha avuto la "strana" idea di intervenire prima che qualcuno affoghi) ...... meglio girare lo sguardo dall'altra parte ..... chiamare soccorsi magari lontani e ... allontanarsi ... e che aspettino .... si evitano problemi, trasbordi, "fermi barca" , interruzione delle attività di pesca o commerciali ....... guardare altrove e amen ......


gi accordi e le regole per sbarchi e  accoglienza  vanno fatti e negoziati -anche duramente- ma non con uomini , donne e bambini lasciati in mare e fatti lasciare in mare e da utilizzare d fatto  come mezzo di pressione e di negoziazione


intanto si recuperano e si salvano e si portano a terra


prima, contemporaneamente, dopo , a parte si fanno tutte le azioni diplomatiche per far si che non tutti vengano automatiamente trasferirti qui e che non tutti debbano restare qui


u.m.





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Da: Area <area-bounces a areaperta.it> per conto di mario ardigo <marioardigo a yahoo.com>
Inviato: sabato 14 luglio 2018 06:28
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Oggetto: [Area] Ora li ammazziamo

  Sono stato pretore a Giulianova, che ha un importante porto peschereccio. Ho imparato ad apprezzare la gente di mare. Coraggiosa. Se avessi avuto un figlio maschio avrei voluto che fosse coraggioso come la gente di mare. Il coraggio era la qualità dell'uomo che Oriana Fallacci dichiarava di apprezzare di più. Mio padre, quand'ero ragazzo, era stato per qualche anno capo della segreteria del Ministro della Marina Mercantile. Anche allora avevo conosciuto gente di mare. E anche i militari che ora si chiamano Guardia Costiera. Ogni marinaio ha storie da raccontare. Spesso sono terribili. E' gente che non si apre con tutti. Solo tra marinai ci si dice tutto. Il Mare Mediterraneo può diventare molto pericoloso. Quand'ero pretore, per i pescatori giuliesi il pericolo erano anche le motovedette jugoslave. I pescherecci giuliesi però erano più veloci, e avevano radar potenti.
  Ci sono grandi navi da pesca, che battono l'Atlantico, che sono come grandi fabbriche. Il pesce arriva a terra già inscatolato o surgelato. Ne ho viste diverse in un porto come Anzio, qui nel Lazio. Rimangono in mare per mesi. Ma nel Mediterraneo ci sono tantissimi motopesca di medio tonnellaggio, che imbarcano una decina di persone come equipaggio. Possono girare tutto il Mediterraneo, volendo. Molte di queste barche non tengono più il mare, sono diventate pericolose e rimangono quasi come rottami nei porti. In altri casi ci sono controversie tra gli armatori, e il risultato è più o meno lo stesso. Da pretore mi sono dannato per riuscire a vendere, in sede civile, un motopesca pignorato. In una ventina di giorni barche così possono essere in qualsiasi punto del Mediterraneo. La navigazione è piuttosto precisa,perché agganciano i radiofari. Non  è come con i grandi gommoni d'altura.
  Su un motopesca può salire tanta gente, molta di più dei dieci, quindici uomini che ordinariamente ne costituiscono l'equipaggio. Allora la nave diventa instabile. A volte le navi affondano quando, nel mare in tempesta, il carico improvvisamente si sposta di lato. Accade anche quando c'è molta gente in coperta che non sta ferma. La nave allora si piega di lato e si rivolta e affonda molto rapidamente trascinandosi dietro chi c'è sottocoperta, ma anche, per risucchio, chi sta sopra. Quando una nave affonda, intorno si crea un vortice che  è molto difficile contrastare. Se ci si vuole salvare, bisogna buttarsi in acqua prima e allontanarsi rapidamente. Abbordare una nave così, piena di gente, è impossibile, senza farla rovesciare e senza ammazzare gli stessi che l'assaltano. Ma è molto pericoloso anche solo tentare manovre di interdizione, e anche senza che ci sia  contatto tra le navi. Perché la gente entra nel panico e si muove, sbilanciando la nave su cui viaggia. In questo abbiamo la tremenda esperienza del naufragio della Kater i Rades, del '97, durante manovre di interdizione ordinate dal Governo di allora. Dopo si scelse un'altra strada per controllare le migrazioni dall'Albania, si imparò dalla tremenda esperienza: la via fu quella delle convenzioni con il nuovo stato che si era instaurato da quelle parti, per le quali siamo meno severi con i respingimenti, ma quelli che respingiamo vengono effettivamente riportati indietro. Ma abbiamo anche aiutato l'Albania a risorgere e tra qualche anno si progetta di ammetterla nell'Unione Europea. Sembra però che la memoria storica di allora non ci sia più.
 Sul  Kater I Rades non viaggiava molta gente, a confronto di certi motopesca che ci arrivano dall'Africa, carichi di migranti. I colleghi che operano nel Meridione ci avvertono che i cosiddetti "scafisti", vale a dire quelli che manovrano quelle navi  stando al timone, sono di solito migranti sommariamente istruiti, che così si pagano il viaggio. A volte sono pescatori corrotti. Comunque non sono veri "comandanti". Non sanno affrontare situazione di emergenza e, per di più, viaggiano su navi scassate. Questo rende ancora più pericolose manovre di abbordaggio e interdizione.
  Come fare, allora, per bloccare un motopesca con circa cinquecento persone che sta per avvicinarsi alle nostre coste per attraccare? Non si può fare. O, almeno, non lo si può fare senza ammazzare quelli che ci sono sopra. Questa è la realtà.
  Dicono che bisogna rischiare per contrastare gli "scafisti" e ci si riferisce, penso, non tanto a quelli che hanno i timone dei motopesca che si avvicinano, ma coloro che, in Africa, organizzano il viaggio, fanno arrivare la nave, la rimettono in gradio di fare il suo ultimo viaggio, la dotano di uno che sappia stare al timone e ci fanno salire tanta gente pagante. Ma, in realtà, noi vogliamo contrastare chi ci viaggia sopra, i migranti. E' loro che combattiamo. Gli altri sono solo trasportatori che colgono l'occasione di far soldi. Perché i migranti sono gente che paga.
  Ora siamo diventati spietati. E' la novità dei nostri tempi.  Siamo disposti ad ammazzare per fermare. Sento in giro, anche ad esempio  nella mia parrocchia, gente che dice cose tremende. Accetta, appunto,  che si ammazzi pur di fermare. Il Papa è ignorato. Questa è l'Italia di oggi. Se morirà gente non sarà solo colpa  morale di chi ha deciso di respingere, ma della nazione tutta. Sarà una colpa collettiva. Ma perché una colpa?, ci si chiede. Sono loro, quelli che viaggiano, a mettersi in condizione di morire. Il loro sangue non può ricadere su di noi. Ecco, questo è proprio il problema.
 Che facciamo, allora, li ammazziamo o li salviamo? Se fosse gente di mare a dovere decidere, come ad esempio mi pare di capire abbiano fatto i marinai della Vos Thalassa, non avrei dubbi sulla soluzione scelta.
Mario Ardigò
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