[Area] Analisi populista (ed anti-correntista) del voto per il CSM...ed auspici

andreale andreale a yahoo.com
Gio 26 Lug 2018 09:00:26 CEST


-------- Messaggio originale --------Da: Reale Andrea <andrea.reale a giustizia.it> Data: 26/07/18  08:51  (GMT+01:00) A: mailinglist-anm a associazionemagistrati.com Oggetto: [Mailinglist-anm]  Analisi populista (ed anti-correntista) del voto per il CSM...ed auspici 






Gentile/i Colleghe/i,  





visto
 che taluno mi ha rimproverato privatamente di essermela presa troppo con qualche deluso dalle elezioni , provo ad effettuare una analisi  del voto  nei confronti dei gruppi più strutturati (con un ultimo accenno ad A&I), dopo avere atteso qualche
 giorno per meglio sedimentare le mie personali convinzioni.

Credo che  i
 primi messaggi trionfalistici sull'affluenza alle urne  (tra i quali incollo quelli di un precipitoso  esponente di Unicost, frattanto approdato all'autogoverno tributario direttamente da una delle associazioni rappresentative  di quelle toghe: almeno lì esiste
 il pluralismo  sindacale!) si siano velocemente spenti e siano stati zittiti dai risultati concreti.



In  Cassazione
 si è assistito ad una 'debacle' delle correnti che hanno sempre dominato nella categoria, con una straordinaria vittoria del 'populista', 'demagogo', 'anti-correntista', 'moralizzatore' , Piercamillo Davigo.



La sua  storia
 professionale, la sua impareggiabile presenza mediatica ed oratoria, il suo carisma e la sua integrità morale, magari aiutati un pò dalla sua  esposizione pubblica,  costituiscono un  patrimonio troppo prezioso per tutti i magistrati italiani,  in modo  trasversale,
 e spiegano  questo straordinario  risultato.  

Checchè se ne
 possa dire, oltre al dato personale, certamente hanno influito anche la sua proclamata antipatia alle spartizioni correntizie  dentro il CSM e la sua voglia di moralizzare dall'interno l'organo di governo autonomo. 



Lui e l'eletto
 nella categoria requirente per A&I , seppure in netta minoranza, hanno una responsabilità molto grande e su di loro saranno puntati i riflettori ,
in  primis
 , quando e se si assisterà alla approvazione di delibere scandalose
 in materia di 'incarichi direttivi', ma anche su altre tematiche calde , come i sospirati carichi di lavoro.



Ha tenuto in
 modo sorprendente in quella stessa categoria Magistratura Indipendente, sia per la candidata stimata ed apprezzata, sia per la sua coesione interna.



Unicost ed Area,
 insomma, hanno preso certamente un sonoro ceffone , sul quale dovranno riflettere, cercando di comprendere che non esistono  rendite di posizioni assicurate
in saecula saeculorum
 (da oltre venti anni questi due gruppi esprimevano i magistrati di legittimità).



Di una settimana
 fa la prima concreta assunzione di responsabilità del segretario di Unicost   (allego la sua intervista a Il Dubbio), che ammette la clamorosa sconfitta, rassegnando le dimissioni. 

Stranamente 
 nessuna reazione e nessun movimento interno, fino a qualche giorno fa, si  era registrato nel 'soggetto politico',
 orgogliosamente 
 di sinistra (ahinoi) delle toghe, che ha addirittura perso ben tre posti dentro il CSM!   

Soltanto sulle
 mailing list  delle toghe (ma non sulla stampa) si è levata una prima voce autocritica dentro Area. Questo gruppo , che ha subito la più evidente sconfitta,  fa molta più fatica ad ammetterla e paga lo scotto della profonda incoerenza, in tanti anni,  tra
 quanto proclamato nelle varie Carte dei valori e  quanto  praticato dentro l'Istituzione. 



Interessante,
 inoltre,  il dato delle schede bianche o nulle nella categoria "legittimità", pari quasi a 500 voti (capace di spostare decisamente il secondo seggio: ne bastavano cinquanta per rovesciare il risultato in favore  dell'altro candidato).



Dove questo
 ultimo dato è stato eclatante e fortemente emblematico della protesta è stato nella categoria dei Pubblici Ministeri, quella nella quale più di tutte la spartizione dei posti tra le correnti  ha impedito persino una vera competizione , facendola diventare
 soltanto una finta 'guerra' a chi avesse più voti. 



Il conteggio
 delle schede bianche/nulle, che superavano le mille unità, ha  dimostrato chiaramente che , insieme a certi 'astensionisti' dolosi, vi era lo spazio elettorale   che altri potevano  reclamare per una competizione effettiva , magari con un   candidato fuori
 da tutti i gruppi e che questi  avrebbe potuto persino raggiungere il quorum .  



Non stupisce,
 invece, il risultato nella categoria dei giudicanti.



Il maggior numero
 di candidati (13 per 10 posti) , la loro prossimità territoriale e la diffusa mentalità tra i colleghi della importanza di un referente vicino e  diretto (magari anche stimato, ci mancherebbe altro) ha indotto gli elettori a scegliere l'uno o l'altro.



La stampa ha
 fornito interpretazioni di tipo prettamente 'politico', affermando che la magistratura si sia spostata secondo le direttrici delle nuove maggioranze parlamentari e governative.

Io, molto più
 modestamente, penso che gli equilibri interni alla magistratura possano colorarsi di una diversa luce: quella della fidelizzazione sul territorio dei candidati e del controllo del voto su base distrettuale, operato in maniera quasi scientifica dalle correnti
 tradizionali, mediante scaltri apparentamenti tra uffici giudiziari. Ecco perchè a farne le spese è stata A&I, che (forse con certa supponenza) non ha saputo ben calcolare il bacino di nuovi voti che avrebbe spostato la protesta  che ha inteso rappresentare
 e che , inopinatamente, non ha saputo 'allearsi' con le forze associative - seppure molto fluide e disorganizzate-  che avrebbero dovuto rappresentare il loro naturale interlocutore (e che erano state mentori della buona parte delle idee sbandierate nel loro programma). 

Magistratura
 Indipendente sembrerebbe la corrente più premiata dalla competizione, anche per la sua capacità  di incentrare il programma sulle esigenze  di tutele sindacali ed organizzative del lavoro dei magistrati. 

Il difetto di
 questo gruppo  resta ancora l'eccessiva personalizzazione e la vicinanza ad un magistrato che da anni non svolge più le mansioni giurisdizionali e che si è 'dato' alla politica (transitando dai banchi del Governo a quelli del Parlamento senza soluzione di
 continuità). 

Per fortuna
 alcune voci si stanno levando anche all'interno di quel gruppo per provare a prendere le doverose distanze da questa  perniciosa assimilazione , che non giova nè a MI nè alla magistratura complessivamente considerata .



Concludo questa
 mia scomposta analisi del voto con un augurio ed un auspicio .

L'augurio  sincero
 a TUTTI gli eletti è quello di ben imprimersi   in  testa il contenuto dell'art. 8  del nostro codice etico (e di sforzarsi di praticarlo quotidianamente nell'attività consiliare)  , specialmente nella parte in cui   specifica che il  magistrato "nell'espletamento
 delle funzioni elettive in organi di autogoverno, centrale o periferico, opera senza vincolo di mandato rispetto all'elettorato e ai gruppi associativi. Evita
 qualsiasi coinvolgimento in centri di potere partitici o affaristici che possano condizionare l'esercizio delle sue funzioni o comunque appannarne l'immagine".

L'auspicio è
 di riuscire ad incanalare e fare coagulare il dissenso chiaramente espresso da centinaia di colleghi in queste elezioni verso forme costruttive di protesta,  che possano assumere la forma di soggetti collettivi ,  capaci di manifestare all'esterno il disagio
 che vivono e di proporre agli interlocutori istituzionali  iniziative concrete per porre fine alle indecorose ed inaccettabili  degenerazioni del  correntismo dentro il CSM. 

Un
 primo segnale è arrivato persino dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel messaggio indirizzato ai giovani Colleghi .

Dopo
 una bellissima citazione di J. Franzen e sulla necessità di aprirsi al dubbio , all'autocritica, a chi è molto diverso da noi, il Presidente ha ricordato che nella  sacrosanta libertà di associarsi  dei magistrati  "occorre,
 naturalmente, evitare che l’aggregazione associativa, basata su autentiche opzioni culturali e valoriali, possa trasformarsi in corporativismo o - peggio ancora - in forme di indebita tutela, se non di ingiustificato favore, basate sul mero – mortificante
 - criterio di appartenenza" . Con riferimento al carattere
 collegiale e plurale fra le varie componenti del C.S.M., inoltre , ha  sottolineato la necessità  che "il
 pluralismo degli orientamenti non si trasformi mai in faziosità o nelle forme distorte del prendersi cura soltanto di corrispondere agli interessi della propria parte. Perciò non è utile sviluppare atteggiamenti finalizzati solo alla ricerca del consenso elettorale".



Uno
 dei migliori antidoti contro le faziosità correntizie e per recuperare in modo pieno l'indipendenza interna dei magistrati in seno al CSM è la riforma della legge elettorale del 2002.
Vi allego, a tal proposito, l'editoriale di oggi dell'ex Presidente di sezione della Cassazione, A. Esposito, che illustra in modo
 sintetico ed efficace una delle strade percorribili (a parere di decine di magistrati la migliore in assoluto). 

Ad maiora et meliora!



Andrea Reale




Da: Auriemma Paolo <paolo.auriemma a giustizia.it>

Inviato: martedì 10 luglio 2018 15:30

A: Andrea Reale; mailinglist-anm a associazionemagistrati.com

Oggetto: [Mailinglist-anm] Re: La legittimazione del CSM - da Paolo Auriemma
 


La passione con la quale Andrea Reale segue quanto emerge sul sito di Unità per la Costituzione ove si riportano, tra l'altro, gli interventi del segretario generale, non può che essere motivo di soddisfazione per chi a quella
 corrente fa riferimento. 
 
Ed io certamente aderisco alle idee ed ai valori di quella corrente.

 
Uso volutamente tale ultimo termine, forse consumatosi nella propria valenza negli anni sino ad assumere una connotazione negativa, per ribadire che ciò che ispira lo stare insieme di un gruppo di persone è un pensiero che si muove,
 che si confronta, che scorre progredendo, che va avanti, rimanendo legato alla propria sorgente, ai propri valori.
 
 Oggi sembra essere più accettabile il termine gruppo associativo. E’ ugualmente chiaro che tale espressione fa comprendere come l'associazionismo giudiziario sia il diretto frutto del confronto tra diverse anime culturali.
 
Oggi che le elezioni sono finite in un modo completamente diverso da chi credeva di intestarsi il consenso degli astensionisti, posso sollecitare Andrea Reale e chi condivide il suo pensiero, ma direi anche tutti coloro che preferiscono
 stare ai margini di una vita associativa diffidandone, ad intervenire nella vita delle componenti della ANM nella consapevolezza che nelle stesse non vi è alcun pensiero unico, che ognuno ha voce, che ognuno, singolarmente preso è in grado di modificarne gli
 obiettivi e i modi di agire proprio perché la base dello stare insieme dei magistrati e il rispetto reciproco. O, differentemente a creare nuovi “soggetto comuni pensanti” nel confronto plurale.

 
E ciò proprio perché la cultura del magistrato è quella dell'ascolto e del confronto.

 
Se il segretario generale di una corrente propone una determinata lettura, non intende imporre il proprio punto di vista anzi intende sottoporlo agli altri per la discussione. Io trovo peculiare questa caratteristica in Unità per
 la Costituzione, ma ho il massimo rispetto degli altri gruppi associativi in cui mai nessuno è stato marginalizzato per le proprie idee.

 
Proprio perché le elezioni sono finite, ora voglio dire che ritenere che all'interno del Consiglio Superiore gli schieramenti culturali possano essere individuati come forme di consorteria a cui è opportuno legarsi per ottenere
 prebende significa – quando si sia in buona fede - non comprendere minimamente lo sforzo e la fatica che in quel l'organo quotidianamente si fa per garantire  in un difficile, difficile, difficile confronto con i componenti nominati dal Parlamento, l'autorevolezza
 della magistratura. 
 
Su questa mailing list non ho sentito,  da parte di chi i gruppi associativi li critica, una sola parola su quello che fu un durissimo confronto tra le prerogative del Consiglio Superiore e della Scuola Superiore della Magistratura
 che lacerò il precedente Consiglio . Soltanto occasionalmente si è trattato dei temi sulla gerarchizzazione delle Procure se non con accenni generici e ciò a fronte di un lavoro di sintesi che si stava svolgendo nell’attuale Consiglio (lo voglio dire apertamente,
 con esiti che condivido solo parzialmente). 
 
 E cosa dire sul silenzio serbato, da parte di chi ha contestato ferocemente le correnti, su argomenti quali quello di porre la Sezione disciplinare del Consiglio Superiore della Magistratura all'esterno dello stesso con conseguenze,
 a mio giudizio, pericolosissime? E tale ultimo argomento, soltanto a titolo di esempio,  contrappone Roberto Carrelli quale segretario generale di unità per la costituzione, ma prima di tutto quale partecipante a quel gruppo “inter pares”, a me nella soluzione.

 
Tutti e due all'interno di una corrente nella quale ci confrontiamo. Per poi confrontarci nella ANM con altri magistrati,. E crescere insieme.

 
E su quanti altri argomenti ci si confronta! Questa l'essenza dello stare insieme senza pregiudizi, ascoltandosi.

 
Confronto che non è possibile portare sulla mailing list se non a costo di reazioni talvolta grossolane da parte di taluni che scrivono, sembra, solo per ammiccare ad una parte politica o giornalistica scimmiottandone perfino il
 lessico. Ed ai nuovi emulatori di questi che cercano spazio sgomitando ed alzando i toni.

 
 E non faccio certo riferimento ad  Andrea Reale. 
 
Paolo Auriemma
 
 


Da: Andrea Reale <andreale a yahoo.com>

Inviato: lunedì 9 luglio 2018 23:43

A: mailinglist-anm a associazionemagistrati.com; Auriemma Paolo

Oggetto: Re: [Mailinglist-anm] La legittimazione del CSM - da Paolo Auriemma
 






Concordo con Paolo Auriemma,  stavolta, e con la sua lucidissima analisi sul voto. Con una  doverosa  precisazione.



La percentuale di votanti dimostra la legittimazione delle correnti dentro l'autogoverno, dunque la quasi totale  'correntizzazione' del CSM,  qualcuno  direbbe  la sua  'occupazione' , con percentuali 'bulgare', da parte delle stesse, ove
 mai vi fosse ancora dubbio su questo fatto .
Il 'prestigio' cui allude Paolo può ben tradursi nel termine "forza" dei gruppi  sui propri amministrati , ovvero sulla 'presa' che le correnti hanno sui loro sodali e simpatizzanti, per diverse ragioni .
La comprova, dunque,  che associazioni private di magistrati hanno reso parziale e  fazioso - oltre che diviso e divisivo- quello che dovrebbe essere un organo di garanzia per tutti i magistrati e che dovrebbe preservare unitariamente e
 collettivamente la loro indipendenza, specialmente quella interna.
Proprio i rappresentanti del  gruppo cui appartiene Paolo Auriemma, del resto ,hanno bene  spiegato che questo sistema elettorale  ha
 evidenziato fortissime criticità con riguardo al ruolo dei gruppi associativi ed alla necessità di mantenere, in seno all'Istituzione, l'esistenza di una rappresentanza culturale della Magistratura. Nel
 dichiarato intento di ridurre il peso delle correnti in Magistratura, il sistema vigente ha conseguito l'effetto di disarticolare la rappresentanza culturale della Magistratura con evidente danno al prestigio dell'Istituzione ed all'autorevolezza degli eletti;
 quel sistema ha favorito accordi personali fra i candidati non sempre improntati alla massima trasparenza e per nulla fondati su scelte di valore ed ha consentito l'intervento di gruppi di potere. Tutto ciò ha avuto diretta ed immediata incidenza sul funzionamento
 dell'organismo, sul suo prestigio e sulla qualità delle scelte operate. Certo non può negarsi che troppe volte le scelte effettuate
 in sede di autogoverno si sono rivelate ispirate, non soltanto dall'interesse generale dell'Istituzione, ma anche, quando non esclusivamente, da criteri di appartenenza correntizia.
Ecco perchè una vera riforma del CSM non  può che venire dall'esterno e dall'interlocutore  politico , non riuscendo più , nè potendo, la magistratura preservare le prerogative che la Costituzione ed i Padri costituenti  hanno  riservato 
 al nostro governo autonomo .  
Andrea Reale 










On Monday, July 9, 2018, 6:25:32 PM GMT+2, Auriemma Paolo <paolo.auriemma a giustizia.it> wrote:










La percentuale di oltre il 90% dei votanti presso il seggio della Cassazione e del 90% presso i seggi del distretto della Corte d'Appello di Roma  è  prova della fiducia dei magistrati nel proprio organo di autogoverno e dà conto del prestigio che questo
 gode da parte dei propri amministrati.



A spoglio non ancora iniziato già possiamo dire che la legittimazione del nuovo Consiglio Superiore della Magistratura è data da tale primo essenziale dato statistico. 



Paolo Auriemma










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