[Area] Intervento su IL CORRIERE DELLA SERA della segretaria generale di Md: La magistratura torni all’impegno comune sui diritti e sulle garanzie.

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Mar 31 Lug 2018 08:22:54 CEST


CORRIERE DELLA SERA, 31 LUGLIO 2018 

 LA MAGISTRATURA TORNI ALL’IMPEGNO COMUNE SUI DIRITTI E SULLE GARANZIE 

 Le parole che il Presidente Mattarella ha indirizzato qualche giorno fa
ai magistrati in tirocinio ci richiamano ad una visione alta
dell'associazionismo giudiziario: luogo di confronto sulle diversità di
"autentiche opzioni culturali e valoriali", e di crescita della
magistratura che, nel dibattito "attento e plurale", trova un "utile
mezzo per promuovere l'elaborazione di risposte legittime alle pressanti
istanze di tutela giudiziaria". 

Un messaggio importante per la tutta la magistratura che sta perdendo
consapevolezza del valore del confronto associativo e, con essa, la base
ideale del suo impegno comune per i diritti e per le garanzie. 

Come ha scritto Luigi Ferrajoli, nell'associazionismo la magistratura ha
costruito la sua identità costituzionale, realizzando nei rapporti fra
uguali propri di ogni associazione quel cambiamento culturale necessario
per superare la visione di sé come ordine gerarchicamente strutturato;
nel confronto associativo la magistratura ha trovato il suo comune
denominatore di valori unificanti e si è strutturata come soggetto
collettivo. Se cessa di essere e di sentirsi tale, è destinata a
regredire alla dimensione della pura _corporazione, _dove si
amministrano e si governano gli interessi dei singoli e le
rivendicazioni di categoria, e tutti diventiamo portatori di aspettative
individuali e di visioni di "parte". 

Così oggi rischiamo di essere percepiti e di presentarci nel confronto
pubblico e istituzionale: ognuno per sé e in rappresentanza della "sua
parte"; interlocutori accreditati alcuni, meno legittimati altri;
ciascuno con le sue proposte ma nessuno al tempo stesso partecipe ed
espressione di un progetto comune. 

Nelle logiche della corporazione il pluralismo non è più e non è più
percepito come un valore condiviso ma diventa un pericoloso retaggio dal
quale la magistratura deve liberarsi perché l'imparzialità "esige"
l'omologazione culturale e la neutralità: oggi siamo pronti alla difesa
del "principio" quando pubblicamente il sottosegretario Morrone lo
attacca, esprimendo il diffuso senso comune di una magistratura divisa
per "fazioni" e infestata dalle "correnti", ma non siamo consapevoli di
quanto noi stessi rischiamo di indebolirlo se abbandoniamo il terreno
del confronto associativo per ricercare o accettare all'esterno forme di
interlocuzione privilegiata in nome della "parte" che sentiamo di
rappresentare. 

Il nuovo scenario politico ci pone di fronte a difficili sfide per la
tutela dei diritti e delle garanzie, a scelte che stanno invertendo la
scala di principi disegnata dalla nostra Costituzione e demolendo quella
cornice di valori di riferimento della nostra comunità e di continuità
con la nostra storia. 

La magistratura deve essere all'altezza di questo contesto e del ruolo
che spetta ad una giurisdizione ancorata ai principi costituzionali e
sovranazionali e nella dimensione associativa deve costruire le basi
culturali del dibattito "attento e plurale" che questo difficile
obiettivo richiede. 

Le parole del Segretario dell'Unione Camere Penali, Avv. Francesco
Petrelli, nell'intervento di presentazione del prossimo congresso
(_Congresso dei penalisti:perché il titolo è «Il Buio oltre la siepe_»)
hanno aperto l'ampio orizzonte della sfida difficile che ci attende,
chiamando anche la magistratura al confronto per la difesa dei diritti e
delle garanzie, del processo come strumento di libertà e dello Stato di
diritto, della nostra democrazia e del nostro progetto di Europa fondato
sui valori di eguaglianza e di solidarietà. 

La magistratura deve essere pronta e convinta nel raccoglierla,
ponendosi al fianco dell'avvocatura come parte di un fronte più esteso,
in difesa dell'identità democratica della nostra comunità e di tutte le
conquiste di civiltà che ne rappresentano il patrimonio ideale e
spirituale. 

È il momento di dimostrare che avvocati e magistrati, come auspicava
Calamandrei, avvertono quell"inesorabile complementarità" delle loro
funzioni che li unisce nella difesa dei valori di libertà e di
solidarietà. 

Questa difesa deve vederci oggi, senza incertezze, dalla stessa parte e
ci consentirà di riconoscerci anche quando il "buio" che sta avvolgendo
il nostro Paese sarà ancora più fitto. 

_Mariarosaria Guglielmi_ 

_segretaria generale di Magistratura democratica _ 

-- 
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