[Area] 5 settembre 1938

Carlo Brusco c.brusco a alice.it
Mer 5 Set 2018 12:05:51 CEST


Sono oggi passati 80 anni dal 5 settembre 1938. E’ una data che nulla
ricorda ad alcuno di noi; eppure è il giorno in cui è iniziato il periodo
più infame della storia italiana, quello della discriminazione razziale che,
durante il periodo della r.s.i., divenne vera e propria persecuzione. Il
primo provvedimento della legislazione antiebraica fu infatti il r.d.l. 5
settembre 1938 n. 1390, provvedimenti per la difesa della razza nella scuola
fascista. Nei mesi precedenti si era già verificata un’inattesa
accelerazione di questo processo con la pubblicazione del “manifesto della
razza”, redatto da 10 sedicenti scienziati il 14 luglio, e con il censimento
della popolazione ebraica del 22 agosto (!).

Con il r.d.l. del 5 settembre fu disposto: che fossero esclusi
dall’insegnamento presso tutte le scuole statali o parastatali – e da quelle
private (!) ai cui studi era riconosciuto effetto legale – tutte le persone
di razza ebraica (art. 1); che ad alcuna scuola ai cui titoli era
riconosciuto effetto legale potessero essere iscritti alunni di razza
ebraica (art. 2); che fossero sospesi dalla funzione gli insegnanti ebrei
(art. 3); la cessazione dell’appartenenza degli ebrei da accademie e
istituti analoghi (art. 4).

Una sola deroga fu prevista: la possibilità di proseguire gli studi
universitari per gli ebrei già iscritti a istituti di istruzione superiore
(art. 5). Successivamente fu previsto che, nelle scuole elementari
pubbliche, potessero essere istituite, a spese dello Stato, speciali sezioni
per i fanciulli di razza ebraica nelle località in cui il numero non fosse
inferiore a dieci (art. 5 comma 1); le comunità ebraiche potevano essere
autorizzate ad aprire scuole elementari con effetti legali per i fanciulli
di razza ebraica e di istituire scuole di istruzione media, alle quali
poteva essere concesso il valore legale degli studi e degli esami. In queste
scuole era previsto (art. 5 comma 3) che gli insegnanti potessero essere di
razza ebraica.

        E’ da sottolineare che il provvedimento del 5 settembre non
riguardava soltanto gli insegnanti presso le scuole pubbliche o gli alunni e
studenti di tali scuole bensì anche le scuole private (“non governative”) ai
cui studi era riconosciuto effetto legale. Inoltre il provvedimento
legislativo si riferiva anche ai direttori delle scuole e al “personale di
vigilanza” delle scuole elementari. Era anche previsto che nelle scuole di
istruzione media fosse vietata l’adozione di libri di testo di autori di
razza ebraica (e nel caso di più autori bastava che uno fosse ebreo perché
valesse il divieto). E’ stato calcolato che dalle scuole secondarie furono
espulsi circa 1000 studenti e dalle elementari 4000.

Pesantissimo fu anche l’intervento di epurazione nell’università
accompagnato dall’eliminazione dei libri di testo scritti dagli autori
epurati o alla cui compilazione questi autori avevano comunque partecipato.
Dalle ricerche effettuate si calcola che siano stati espulsi dall’università
108 professori ordinari (dei quali 41 si dichiararono non praticanti) che,
secondo altre ricerche, si riducono a 99. Aggiungendo ai professori ordinari
i liberi docenti e gli assistenti si perviene ad numero complessivo di
docenti ebrei estromessi dall’università sicuramente superiore a 400. Ad
essi va aggiunto il numero, mai esattamente determinato, del personale non
insegnante.

Desolante è l’esame delle reazioni dei colleghi dei professori epurati;
numerose furono le adesioni entusiaste alle leggi razziali da parte di
alcuni di loro (parte dei quali beneficiò ovviamente dell’esclusione dalle
cattedre degli epurati) ma la maggior parte furono costituite da espressioni
di stima ambigue e ipocrite che si limitavano ad augurare agli epurati …….un
futuro migliore. Ma, visto che espressioni di dissenso potevano avere gravi
conseguenze sulle carriere future e sugli incarichi ricoperti o da
ricoprire, la reazione prevalente fu quella del silenzio. Ma vi furono anche
isolate manifestazioni di dissenso: ricordo in particolare quelle di Luigi
Russo (che rifiutò la cattedra già di Attilio Momigliano, epurato, per “la
repugnanza della cosa”) e di Gaetano De Sanctis (cattolico praticante – che
già nel 1931 aveva perso la cattedra per aver rifiutato il giuramento al
regime - che rifiutò di dichiararsi cattolico per evitare il perpetuarsi di
un’ingiustizia e fu quindi radiato da una serie di istituti culturali dei
quali aveva continuato a far parte).

Saluti a tutti.

Carlo Brusco

 



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