[Area] AREADG : Magistratura e partecipazione al dibattito pubblico

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Mer 12 Set 2018 16:51:28 CEST


Il 14 agosto 1907 il Ministro di Grazia e Giustizia Vittorio Emanuele
Orlando aveva diramato una circolare ai capi di Corte nella quale censurava
la diffusione tra i magistrati italiani del “costume di pubblicamente
interloquire intorno a questioni attinenti l’esercizio dell’ufficio loro,
sia sotto forma di interviste, sia con lettere e articoli” minacciando
sanzioni in caso di abusi.

Non intimorita dalle minacce, la nostra Associazione nazionale nasce nel
1911 e si ricostituisce nel 1945 sulla affermazione del diritto dei
magistrati di interloquire pubblicamente fornendo il proprio contributo,
sempre propositivo anche quando critico, su ogni questione che attiene alla
giustizia: quindi, alla tutela dei diritti ed alla giurisdizione. E tale
connotazione ha orgogliosamente conservato nella sua storia, quali che
fossero le sensibilità culturali delle dirigenze che si sono succedute alla
sua guida.

Affermare oggi che l’ANM non deve prendere parte al dibattito pubblico in
materia di diritti e di giurisdizione è antistorico e controproducente,
perché non solo significa negare la storia e l’attualità
dell’associazionismo giudiziario in Italia, ma significa danneggiare la
magistratura e i magistrati italiani.

La nostra Associazione nazionale riunisce oltre il 90% del magistrati
italiani ed essa rappresenta quasi un unicum nel panorama europeo, in
quanto, mentre negli altri paesi esistono pluralità di associazioni di
magistrati aventi diverse sensibilità e orientamenti culturali, l’ANM si
connota per essere una associazione pluralista ed unitaria, che si propone
di ricercare, ogni qualvolta sia possibile, la migliore sintesi tra le
diverse posizioni e opzioni politico-culturali. È proprio in questa
capacità di sintesi tra le diverse anime, sempre perseguita da tutti e
sempre raggiunta, a volte con sforzi pervicaci, che risiede la sua forza.
Da ciò discende la sua autorevolezza interna ed esterna nell'interlocuzione
con gli attori istituzionali e la società civile. In ciò sta la sua
capacità di tutelare l’autonomia e l’indipendenza della Magistratura dagli
altri poteri dello Stato, a difesa dei magistrati e dell’alto compito che
la Costituzione assegna loro nella difesa e promozione dei diritti
fondamentali, che si attua così nell’esercizio della giurisdizione, come
nella vigile presenza e partecipazione dei singoli e dei gruppi al pubblico
dibattito.

Questa è la storia, questa è l’essenza dell’ANM ed è fondamentale
preservarla in un momento nel quale, nuovamente, vengono messi in
discussione la funzione della giurisdizione, il ruolo della magistratura e
la sua legittimazione, attraverso la contestazione, a tratti violenta, dei
provvedimenti assunti dai singoli magistrati. Per questo noi crediamo nel
valore profondo dell’unità associativa e la perseguiamo, consapevoli che
essa comporta mediazioni e sintesi tra diverse opzioni e sensibilità
culturali, ma anche che in essa v’è la forza della magistratura italiana.
Chi mette a rischio questi valori si assume, oggi più che mai, una grave
responsabilità.

Rivendicare con fermezza il ruolo e l’unità della nostra Associazione è un
compito che spetta a tutti i magistrati e ai gruppi che in essa si
riconoscono e rappresenta la migliore risposta contro ogni tipo di attacco
volto a minare l’unitarietà, l’efficacia e l’autorevolezza della sua azione.
Il Coordinamento nazionale di Area Democratica per la Giustizia
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