[Area] AREADG : Magistratura e partecipazione al dibattito pubblico

thorgiov thorgiov a libero.it
Mer 12 Set 2018 18:24:59 CEST


Nel comunicato è scritto che l'unità associativa comporta mediazioni e 
sintesi tra diverse opinioni e sensibilità culturali, e che in questo 
consiste la forza della magistratura italiana. Sul punto sono in totale 
disaccordo. Invero le sensibilità che convivono all'interno della 
magistratura associata, laddove esiste un solo sindacato dei giudici, fa 
sì che in realtà il momento di sintesi non si trova mai. Non è un caso 
che i comunicati dell'ANM siano incomprensibili anche per coloro che 
materialmente li hanno redatti. Sono incomprensibili per la semplice 
ragione che l'accordo non c'è. Nella politica generale del Paese ormai è 
stato abbandonato definitivamente ( e aggiungo io per fortuna ) la 
vecchia idea delle convergenze parallele, che appartiene al passato. 
Nell'ANM questa evoluzione ancora non si è verificata. Il risultato 
pratico è che il sindacato alla fine non riesce a decidere nulla. Faccio 
un esempio concreto : nel corso della scorsa legislatura il Governo e il 
Parlamento sono riusciti ad approvare delle riforme fortemente punitive 
nei confronti della magistratura, in materia di responsabilità civile, 
età pensionabile, riduzione delle ferie, durata minima di permanenza in 
servizio nell'ufficio di destinazione. Ebbene, la reazione della ANM è 
stata semplicemente inesistente, perchè alcune correnti non volevano 
mettersi contro il Governo e la maggioranza parlamentare che lo 
sosteneva. Altre correnti volevano invece reagire, ma ognuna a modo suo. 
Il risultato finale è che nessuno ha fatto niente, perchè le posizioni 
di partenza e di arrivo non erano distanti, ma addirittura opposte, e 
purtroppo convivevano all'interno della stessa associazione. Beninteso, 
non sto dicendo che i primi avevano torto e i secondi avevano ragione ( 
anche se lo penso ). Constato però che questa ricerca continua di un 
finto accordo alla fine è deleteria, perchè ha un effetto paralizzante. 
Una sola persona è riuscita nell'intento di unire veramente la 
magistratura contro di lui, ed è stata Silvio Berlusconi. Sempre il 
Berlusca è riuscito a far approvare una riforma dell'ordinamento 
giudiziario che ha rafforzato enormemente la posizione delle correnti, 
che dovrebbero erigere in suo onore un monumento. Sebbene il sindacato 
non riesca ad operare all'esterno proprio perchè cerca ogni volta una 
sintesi impossibile, all'interno l'accordo, soprattutto sulle nomine, si 
trova sempre, secondo una logica spartitoria che farebbe impallidire 
persino l'estensore del manuale Cencelli. Alla fine la ragione di essere 
del sindacato diventa solo questa : assicurare ad ogni gruppo 
organizzato un certo numero di posti al sole per i propri iscritti o 
simpatizzanti, perchè questi a loro volta rafforzeranno la posizione 
della corrente di appartenenza negli equilibri interni alla 
associazione. Ovviamente tutto questo avviene nel rispetto della 
migliore retorica italiota di stampo ottecentesco, facendo sempre 
riferimento ideale alla natura unitaria e pluralistica della 
associazione, che è un poco come fare riferimento al ghiaccio bollente. 
Il vizio di fondo è il disconoscimento della realtà : l'unitarietà 
dell'associazionismo aveva un senso all'inizio del secolo scorso, quando 
la magistratura costituiva un corpo sociale, prima che istituzionale, 
sostanzialmente unitario. Oggi non serve, ed è anzi dannosa, perchè 
condanna alla inattività e comporta una lotta continua tra le varie 
correnti all'interno dello stesso sindacato per guadagnare posizioni di 
forza nei confronti dei concorrenti. Possibile che nessuno si renda 
conto che se in Europa  esiste la pluralità delle associazioni sindacali 
di magistrati, l'anomalia siamo noi, e non l'Europa ?

FELICE   PIZZI  ( Giudice del contenzioso del Tribunale di Napoli Nord )


Il 12/09/2018 16:51, Coordinamento AreaDG ha scritto:
>
> Il 14 agosto 1907 il Ministro di Grazia e Giustizia Vittorio Emanuele 
> Orlando aveva diramato una circolare ai capi di Corte nella quale 
> censurava la diffusione tra i magistrati italiani del “costume di 
> pubblicamente interloquire intorno a questioni attinenti l’esercizio 
> dell’ufficio loro, sia sotto forma di interviste, sia con lettere e 
> articoli” minacciando sanzioni in caso di abusi.
>
> Non intimorita dalle minacce, la nostra Associazione nazionale nasce 
> nel 1911 e si ricostituisce nel 1945 sulla affermazione del diritto 
> dei magistrati di interloquire pubblicamente fornendo il proprio 
> contributo, sempre propositivo anche quando critico, su ogni questione 
> che attiene alla giustizia: quindi, alla tutela dei diritti ed alla 
> giurisdizione. E tale connotazione ha orgogliosamente conservato nella 
> sua storia, quali che fossero le sensibilità culturali delle dirigenze 
> che si sono succedute alla sua guida.
>
> Affermare oggi che l’ANM non deve prendere parte al dibattito pubblico 
> in materia di diritti e di giurisdizione è antistorico e 
> controproducente, perché non solo significa negare la storia e 
> l’attualità dell’associazionismo giudiziario in Italia, ma significa 
> danneggiare la magistratura e i magistrati italiani.
>
> La nostra Associazione nazionale riunisce oltre il 90% del magistrati 
> italiani ed essa rappresenta quasi un unicum nel panorama europeo, in 
> quanto, mentre negli altri paesi esistono pluralità di associazioni di 
> magistrati aventi diverse sensibilità e orientamenti culturali, l’ANM 
> si connota per essere una associazione pluralista ed unitaria, che si 
> propone di ricercare, ogni qualvolta sia possibile, la migliore 
> sintesi tra le diverse posizioni e opzioni politico-culturali. È 
> proprio in questa capacità di sintesi tra le diverse anime, sempre 
> perseguita da tutti e sempre raggiunta, a volte con sforzi pervicaci, 
> che risiede la sua forza. Da ciò discende la sua autorevolezza interna 
> ed esterna nell'interlocuzione con gli attori istituzionali e la 
> società civile. In ciò sta la sua capacità di tutelare l’autonomia e 
> l’indipendenza della Magistratura dagli altri poteri dello Stato, a 
> difesa dei magistrati e dell’alto compito che la Costituzione assegna 
> loro nella difesa e promozione dei diritti fondamentali, che si attua 
> così nell’esercizio della giurisdizione, come nella vigile presenza e 
> partecipazione dei singoli e dei gruppi al pubblico dibattito.
>
> Questa è la storia, questa è l’essenza dell’ANM ed è fondamentale 
> preservarla in un momento nel quale, nuovamente, vengono messi in 
> discussione la funzione della giurisdizione, il ruolo della 
> magistratura e la sua legittimazione, attraverso la contestazione, a 
> tratti violenta, dei provvedimenti assunti dai singoli magistrati. Per 
> questo noi crediamo nel valore profondo dell’unità associativa e la 
> perseguiamo, consapevoli che essa comporta mediazioni e sintesi tra 
> diverse opzioni e sensibilità culturali, ma anche che in essa v’è la 
> forza della magistratura italiana. Chi mette a rischio questi valori 
> si assume, oggi più che mai, una grave responsabilità.
>
> Rivendicare con fermezza il ruolo e l’unità della nostra Associazione 
> è un compito che spetta a tutti i magistrati e ai gruppi che in essa 
> si riconoscono e rappresenta la migliore risposta contro ogni tipo di 
> attacco volto a minare l’unitarietà, l’efficacia e l’autorevolezza 
> della sua azione.
> Il Coordinamento nazionale di Area Democratica per la Giustizia
>
>
>
>
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