[Area] AreaDG su Decreto sicurezza e politiche di integrazione

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Mer 17 Ott 2018 21:36:49 CEST


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*AreaDG su Decreto sicurezza e politiche di integrazione*



Con lettera circolare notificata qualche giorno fa al comune di Riace il
Ministero dell’Interno ha disposto la revoca totale dei contributi
concessi per il progetto SPRAR gestito dall’Ente locale ed il trasferimento
degli ospiti in altre strutture di accoglienza.

Sebbene  con successiva  nota il Viminale abbia precisato  che il
trasferimento non avverrà coattivamente – ciò che si sarebbe all’evidenza
tradotto in una grave violazione dei diritti fondamentali -  ma solo su
base volontaria, di fatto i richiedenti saranno costretti ad allontanarsi
perché appare a tutti evidente come la revoca dei finanziamenti non solo
escluda Riace dal sistema SPRAR, ma  renda difficile, se non impossibile,
la prosecuzione di un  progetto di integrazione e inclusione che,
attualmente coinvolge oltre 500 migranti, tra cui  molti minori, donne e
altre persone vulnerabili e che dal suo avvio ha dato ospitalità e
prospettive ad oltre seimila migranti

La decisione  perviene a conclusione di un travagliato iter amministrativo
che ha avuto nel tempo esiti  alterni e di segno contrario. Essa appare
perciò  espressione di una nuova linea nella gestione delle politiche
migratorie  e del sistema di accoglienza.

La  chiusura del progetto SPRAR di Riace giunge  all’indomani della
pubblicazione del Decreto legge 4.10.2018 n. 113 – noto come Decreto
sicurezza –  che ridimensiona in senso fortemente penalizzante l’intero
sistema dell’accoglienza sia con riguardo alla platea dei destinatari, sia
con riguardo all’accesso e fruizione dei progetti di inclusione.

Il decreto, infatti, mira ad *eliminare  il permesso di soggiorno per
motivi umanitari*, finora concesso  per casi ormai ampiamente tipizzati
nell’elaborazione giurisprudenziale, sostituendolo con un “permesso
speciale” previsto per sei casi normativamente  tipizzati, così
penalizzando  molte persone vulnerabili alle quali, pur tali, nel futuro,
giungendo nel territorio nazionale, non sarà riconosciuta la protezione.

Inoltre, *l’accesso ai progetti di integrazione ed inclusione previsti dal
sistema SPRAR* sembra ora essere *riservato ai soli titolari di protezione
internazionale, ai titolari dei permessi di soggiorno  speciali  ed ai
minori non accompagnati. *

In tal modo si ridurrebbe notevolmente la platea dei destinatari di un
sistema, quello SPRAR, che rappresenta nel nostro Paese un modello serio ed
efficace di integrazione e di  inclusione, mentre i  *richiedenti asilo
dovrebbero trovare accoglienza solo nei  Cas (Centri di accoglienza
secondaria) e nei Cara (Centri di accoglienza per richiedenti asilo)* :
centri non deputati alle attività di integrazione e di inclusione, ma alla
mera  permanenza in attesa di ricollocamento o di espulsione.

E non può non destare forte sospetto di incostituzionalità  *l’elevazione
da 3 a 6 mesi del tempo di permanenza nei Centri per il rimpatrio,  nonché
il completamento, adeguamento e ristrutturazione dei centri già presenti
sul territorio e la realizzazione di nuovi*; ciò all’asserito fine di
facilitare l’espulsione degli stranieri irregolari, ma con il serio rischio
di creare delle carceri amministrative al di fuori di ogni controllo
giurisdizionale e senza alcuna seria prospettiva di espulsione,
presupponendo essa accordi bilaterali  con i paesi di provenienza in molti
casi non sussistenti o privi di effettività.

Ancor più allarmante è la norma destinata a consentire la detenzione
amministrativa in strutture poste sotto il controllo esclusivo delle
autorità di pubblica sicurezza .

Altre norme contenute nel decreto attraverso interventi di vario segno
mirano poi a limitare l’accesso alla tutela legale per i richiedenti asilo
e i rifugiati, prevedono la perdita della cittadinanza acquisita e la
sospensione della procedura d’asilo e rimpatrio immediato del richiedente
che abbia subito una condanna in primo grado; altre segnano interventi
sulla sicurezza che in qualche modo evocano indirettamente sul terreno
della sicurezza la figura del migrante irregolare, come quelle  che
inaspriscono le pene  per il reato  di invasione di  terreni e di edifici .

Alla luce di tali previsioni normative, che sono in linea  con
l’annunciata  decurtazione dei fondi destinati alle politiche di
accoglienza per i migranti che sarebbe apportata dalla legge di bilancio,
di fronte ad iniziative discriminatorie  nell’accesso a servizi
fondamentali messe in atto nei confronti di questi ultimi e dei loro figli
minori dai sindaci di alcuni  comuni italiani,  appare di tutta evidenza
che la chiusura dello SPRAR di Riace è coerente con un progetto politico
che presenta aspetti di fortissima criticità sul piano della legalità
costituzionale.

Queste politiche, infatti, contraddicono alla rigorosa osservanza dell’
articolo 2 della Carta Costituzionale, che imponendo allo Stato e alle
istituzioni pubbliche la tutela e la promozione  dei diritti fondamentali
della persona, postula anzitutto il rispetto della dignità umana.

Queste politiche non  adempiono al dovere, che discende dall’art. 3 della
Carta, del legislatore e delle istituzioni, di assicurare l’eguaglianza che
non ammette norme e pratiche discriminatorie legate alla condizione della
persona. Politiche che riducendo il sistema di accoglienza determinano un
abbassamento di quelle condizioni che ci sono imposte dagli obblighi
internazionali e rischiano perciò di violare l’art. 10 comma 3 della
Costituzione e l’art. 8 CEDU, i quali impongono una attuazione diretta e
non formale degli obblighi costituzionali e sovranazionali in materia di
asilo e protezione internazionale e la messa in atto di un sistema che
assicuri l’effettività dell’accoglienza e dell’inclusione. Sul punto va
doverosamente richiamato il contenuto del messaggio del Presidente della
Repubblica con la quale è stato trasmesso il DL 113/18 al Presidente del
Consiglio.

Le politiche sulla sicurezza, bene fondamentale per la convivenza civile,
devono essere condotte in tutti gli ambiti trovando il punto di equilibrio
tra i valori costituzionali.

Contrasta con un tale obiettivo  una politica che, limitando e penalizzando
l’integrazione e l’inclusione sociale, rischia di produrre diffusi fenomeni
di marginalizzazione e clandestinizzazione dei migranti che rappresentano
il maggior pericolo per quella sicurezza che si afferma di voler perseguire.

 *Il Coordinamento nazionale di Area Democratica per la Giustizia*
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