[Area] del dileggio e della provocazione

Antonio Ardituro antonio.ardituro a giustizia.it
Mer 5 Dic 2018 09:51:49 CET


Bene hanno fatti i Consiglieri di Areadg  a chiedere la pratica a tutela. Altrettanto il coordinamento nazionale di Areadg con un documento molto chiaro.
L’auspicio questa volta è che davvero ci possa essere una risposta forte dell’intera magistratura utile soprattutto perché non è la prima e non sarà l’ultima in questo contesto politico ed istituzionale che ci troveremo a dover far fronte a tali situazioni.
Non possiamo dimenticare le frasi e gli interventi plurimi a proposito dell’indagine Diciotti.
Esiste una continuità che deve indurre ad una forte presa di posizione.
Ne parlammo il 5 settembre in plenum e ricordo di aver posto proprio il tema del linguaggio, del dileggio e della provocazione,  che stanno diventando la vera questione a cui opporsi con tutte le forze, in ogni momento. Pretendere un linguaggio consono, ciò che era scontato fino a qualche tempo fa, pur nella vivacità del confronto o dello scontro, da parte degli esponenti delle istituzioni quando si rivolgono ai magistrati ed alla magistratura.
Si tratta di un prerequisito non trattabile, sui cui non dobbiamo accettare, come non abbiamo fatto in altre occasioni, compromessi, distinguo o titubanze.
Il recupero di un linguaggio consono. L’intervento a tutela, compatti, di fronte al dileggio ed alla provocazione, che deve venire da Csm e Anm perché il magistrato singolo non può rispondere al dileggio ed alla provocazione.
Poi si discute e ci si confronta sui contenuti, ma il linguaggio è un prerequisito. Difficile  da ottenere in questi tempi di comunicazione immediata e suggestiva, di politica via twitter, di semplificazione del ragionamento.
Ma, per parte nostra, almeno quando è chiamata in ballo la magistratura, non dobbiamo smettere di pretendere il rispetto nel linguaggio e di far fronte comune al dileggio ed alla provocazione.
Perché essi sono parte della delegittimazione della magistratura di fronte all’opinione pubblica e, dunque, costituiscono un attacco alla autonomia ed alla indipendenza.
Per il resto il pensionamento di Armando Spataro ci renderà tutti più deboli e più esposti alla rassegnazione ed alla assuefazione che lui combatte tutti i giorni.
Per il resto mi auguro che nelle prossime ore l’ Anm si faccia sentire, o almeno abbia la forza di spiegarci perché non dice nulla.
Chi ci rappresenta ci faccia capire che pensa.
Per il resto se l ‘Anm nazionale sta zitta, si facciano sentire le giunte locali, dimostrando di essere più libere delle pastoie nazionali.
Saluti,
Antonello Ardituro
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