[Area] Contro la meritocrazia

Gio 20 Dic 2018 16:57:28 CET

     L'idea del merito richiama quella di un premio che uno si è conquistato per qualche benemerenza passata. Nell'aziendalistica contemporanea ha poco senso. Si cerca la persona più adatta ad un certo lavoro. Quello che uno/una ha fatto in passato potrebbe non fornire elementi sufficienti di giudizio, ma a volte sì, dipende. Quando non sono in ballo altri criteri, come i rapporti di forza tra cordate, allora si osservano i candidati al lavoro, per un certo tempo, per capire se manifestano le capacità che servono.  Nel nostro mondo c'è l'idea che se uno ha fatto bene in passato, allora ha diritto, per aver meritato, a certi posti più  in alto, anche se magari c'entrano poco con il suo lavoro del passato. Questa è appunto la carriera - corso di onori. Si accumulano meriti  e li si spendono nelle procedure concorsuali. A volte effettivamente l'esperienza passata fornisce motivi validi, altre è solo, effettivamente, un peso, il peso dell'esperienza  come si dice, e uno giunge, meritatamente, a un certo posto piuttosto spompato dal quel peso lì. Il tempo è tiranno. Ma, a volte, non sembra interessare molto il soggetto nel tempo in cui ce se ne occupa, quanto la sua leggenda personale. Nell'ideologia liberista, per il solo fatto di aver raggiunto una certa posizione di carriera si ritiene che il soggetto di cui si parla abbia meritato e non si va tanto per il sottile sia per il passato, sia sul presente. E, viceversa, chi è rimasto più in basso, anche lui l'ha meritato e non deve dolersene. E', come è chiaro, un'ideologia conservatrice. Ciascuno ha meritato di stare dove sta.  Le riforme del nostro stato giuridico attuate dagli anni Sessanta ci hanno liberati dall'incubo della carriera. Adesso però se ne sente la nostalgia. Non so bene perché. Ma è così. Ma che ha a che fare la carriera con l'esigenza di mettere la persona giusta al posto giusto? I meritocrati? Sono quelli che si sono costruiti una carriera con la scienza del curriculum, organizzando e spendendo le narrazioni giuste, organizzandosi nelle procedure di scelta in modo da apparire. Il loro potere, il kràtos di  meritocrati, consiste nell'organizzare cordate, per salire più su. Li si vorrebbe addirittura incentivare, come se non lo fossero  abbastanza incentivati di loro. Poi ci sono i capaci. Quelli, ad esempio, che quando c'è da progettare un ponte, progettano un ponte che regge. O che se c'è da aggiustare un cuore, lo aggiustano. Sono persone che hanno i fatti dalla loro parte, ma non sempre quelli risaltano, bastano. Queste sono, appunto, le persone che occorre ricercare, quando servono. Un'azienda che vuole sopravvivere deve averne una certa quota almeno, se vuole durare. Sono le persone che al momento giusto salvano la società. Poi, magari, si ritirano e non se ne sa più nulla. Mario Ardigò 

    Il giovedì 20 dicembre 2018, 12:43:58 CET, <sefucci a tiscali.it> ha scritto:  

 Sono d'accordo con Marcheselli.
Auguri a tutti
Sergio Fucci

Il 20.12.2018 11:16 Alberto Marcheselli ha scritto:

Il giorno 19 dic 2018, alle ore 18:33, Guido Vecchione <guido.vecchione25 a tin.it> ha scritto:

“...È ragionevole assegnare gli incarichi di lavoro alle persone in base al merito", scriveva Young. “È invece irragionevole quando le persone a cui si riconosce un certo merito si consolidano in una nuova classe sociale che non lascia spazio ad altri">>.
                                                  Buon Natale e Felice anno nuovo a tutti
                                                                    Guido Vecchione

Ma se la classe sociale degli originali “meritocrati” diventa chiusa, non è la fine della meritocrazia?Il merito mica si eredita o si mantiene come un diritto reale.Se si eredita o si consolida non è merito ma statusSe è così e non ho frainteso, non mi pare un discorso contro la meritocrazia, ma l’opposto.Buon Natale a tutti
-------Alberto Marcheselli

“Molta sapienza, molto affanno: chi accresce il sapere, aumenta il dolore.”Qoelet 1, 18 

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