[Area] Buon Natale!

mario ardigo marioardigo a yahoo.com
Mar 25 Dic 2018 05:02:16 CET


 Dietro la festa cristiana del Natale c'è la convinzione dell'unità del genere umano. C'è quindi, innanzi tutto, un'idea dell'umanità. E' un pio proposito, un'anelito morale o una realtà? L'Atteso si  rivestì di noi come con di  una maschera, secondo la consuetudine degli antichi dei,  o fu veramente uno di noi? Significa: la religione è solo illusione, fantasia, un nostro sogno? Se ne cominciò a discutere dal Quarto secolo, ma il dubbio ci travaglia ancora. Il Natale come festa religiosa vorrebbe convincerci che è tutto realtà: la liturgia è tesa a manifestare ciò che già c'è. Però il mondo  è quello che è e quella stessa festa può essere vissuta anche come rappresentazione di ciò che si desidererebbe fosse, ma che si sa bene che non è. In questi diversi modi di fare feste si rivivono inconsapevolmente le controversie teologiche dei primi secoli.  Però l'umanità, ai tempi nostri, si manifesta realmente unita su tutto il Pianeta, in quanto interdipendente per la sopravvivenza: è questo il senso della globalizzazione. Non si tratta più, quindi, solo di  teologia, ma di sociologia. Questa la grande novità. Il Natale si adatta bene a questa inedita condizione. Racconta che la salvezza sta nell'unità, anche se l'unità sembra fare a pugni con la nostra costituzione biologica di appartenenti al regno animale, secondo la quale siamo assoggettati alla crudele legge della natura, che vuole tutti contro tutti, tutti a cibarsi di tutti per sopravvivere, secondo la legge dell'efficienza energetica, anelli di catene alimentari. La realtà descritta dal Natale appare quindi  soprannaturale, in quanto diversa dal corso naturale degli eventi. Ma proprio in quanto soprannaturale anche profondamente umana. Solo noi infatti, tra i viventi, siamo stati capaci di figurarcela e siamo anche capaci di viverla, talvolta.  Il dilemma, allora, può essere posto così: mantenere in noi l'animale che siamo secondo ciò che la natura impone, sottomettendoci  a quel crudele servaggio ritenendo che non ci sia altro modo di salvarsi, o approfondire la nostra umanità, ritenendo che, al punto in cui si è, l'animalità non sia più sufficiente a governare un sistema sociale interconnesso a livello planetario? Azzannare o abbracciare? Nelle difficoltà, come quelle in cui ci troviamo, siamo tentati dalla prima alternativa: è solo ragionandoci sopra che possiamo convincerci che è migliore la seconda. Perché il conflitto globale porterà alla nostra autodistruzione: è anche la ragione a dircelo, ora. Non è più solo un monito religioso. Fino a qualche decennio fa si pensava di essere costretti alla pace per l'eccessiva potenza delle armi moderne, che, se usate, avrebbero annientato anche coloro che le usavano. Ora  si è costretti  alla pace anche perché le nostre società sono divenuti enormemente complesse e interdipendenti e indietro non si può più tornare: solo quella complessità e interdipendenza consente di far sopravvivere una popolazione mondiale che si sta rapidamente avvicinando agli otto miliardi di persone.  Le intuizioni dell'antica teologia del Natale ci confermano la giustezza di questa convinzione. Quella teologia ci rivela anche che il Natale non è solo il ricordo di un evento del passato, ma l'attesa di uno futuro. La nuova realtà, ciò che ci ha distaccato definitivamente dall'etologia  per introdurci  nell'antropologia, già si manifesta, ma deve ancora essere costruita a livello planetario. E' il compito nostro. La costruzione sociale è opera nostra.«Chi ascolta queste cose dica: "Vieni"» si legge nelle ultime righe degli scritti sacri dei cristiani. L'Attesa non  è finita, il nostro lavoro continua. Buon Natale  e buon lavoro, dunque!Mario Ardigò  
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