[Area] Prof. Cassese su magistratura e società

mario ardigo marioardigo a yahoo.com
Mar 1 Gen 2019 18:52:51 CET


  Ho comprato oggi in e-book il libro del collega Bruti Liberati e lo leggerò con interesse.  Nell'era della Repubblica democratica, ad un certo punto, dagli anni Sessanta, il magistrato diventò il modello ideale del cittadino, come il soldato lo era stato sotto il fascismo mussoliniano, il deputato nella fase liberale del Regno d'Italia, il militante della carboneria durante il Risorgimento italiano. In quella prospettiva il cittadino era colui che partecipava alla politica democratica con la capacità e la volontà di una dialettica informata sulla base di valori condivisi, quindi anche con lo spirito di sistema per il quale la riforma è valida se riesce a far funzionare l'insieme secondo quei valori. Rovesciare il tavolo serve a poco se non si riesce poi a rialzarlo e far sedere tutti intorno, quelli che prima erano esclusi, ma anche gli altri. Lo spirito di sistema è tipico del giurista, ma in particolare del magistrato.  Ora il modello del partecipe all'azione politica collettiva non è più quello del cittadino, bensì quello di chi fa massa con singoli ed istantanei atti di volontà che, sommandosi organizzati da una qualche piattaforma, accreditano un demiurgo, il cui valore è computato solo in base alle dimensioni delle masse controllate e alla loro capacità di reagire in linea con le sollecitazioni che loro arrivano dal demiurgo. Non è richiesto più spirito di sacrificio personale in chi manifesta la volontà in quel modo facendosi massa, né una qualche coerenza, con relativo spirito di servizio, in chi è accreditato in quella maniera, ed inoltre il rapporto tra l'uno e l'altro non è mediato da una qualche razionalità, ma prevalentemente emotivo. Si decide su due piedi. Non è questo che ci si attende da un magistrato che, dunque, risulta oggi politicamente scorretto. E di fronte a certe decisioni sgradite alla politica gli si contesta di non controllare le masse nel modo che ho descritto e dunque di usurpare un potere politico. Si può dire, anche, che, correlativamente,  il magistrato, in particolare quello ordinario che aveva più degli altri sviluppato quella spettacolare evoluzione a cui ho accennato per cui era stato preso a modello, sta rientrando progressivamente nei ranghi della pubblica amministrazione, alla sua antica funzione di semplice anticorpo sociale secondo leggi dettate da chi ha conquistato il potere, con lo spirito di dettagliarle, costruendovi sopra sistemi,  per  ogni caso concreto.  Il libro di Bruti Liberati può, allora, essere l'occasione per noi magistrati di fare una specie di esame di coscienza. Che cosa vogliamo diventare?Mario Ardigò
    Il domenica 30 dicembre 2018, 10:23:20 CET, Edmondo Bruti Liberati <mc9425 a mclink.it> ha scritto:  
 
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Mi permetto di segnalare sul Il Sole 24 ore Domenica p. 24 di oggi 30 dicembre 2018 un ampio articolo del prof.  Sabino Cassese  il quale, prendendo spunto da una recensione del mio libro “Magistratura e società nell’ Italia repubblicana ( ed. Laterza 2018) osserva “ Una storia come questa, che è anche una valutazione d’insieme e un bilancio del settantennio, è il necessario punto di partenza di una riflessione sul posto della magistratura nell'attuale sistema istituzionale. Riflessione che deve partire da tre punti: indipendenza e sua portata, efficienza e sue carenze, ruolo del corpo giudiziario nel sistema politico-istituzionale.” Spero che la documentazione proposta nel mio lavoro  possa essere  utile a una riflessione informata sui temi proposti dal prof. Cassese.

Edmondo Bruti Liberati

  

  

 
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