[Area] Notti bianche e non solo...

elisabetta pierazzi dr.pierazzi a gmail.com
Lun 14 Gen 2019 14:39:16 CET


Francesco ha ragione come semrpe

Il giorno dom 13 gen 2019 alle ore 11:35 Francesco Messina <
frate.adso1962 a gmail.com> ha scritto:

> Nei mesi scorsi ho rappresentato ai colleghi le iniziative marchigiane di
> AREA per stabilire un dialogo costante, e non occasionale, con le scuole.
>
> La scelta è stata quella di un’azione convergente nei contenuti (almeno
> per quanto è possibile) da sviluppare o da approfondire all’interno dei
> programmi di studio dei docenti.
>
> E così venerdì sera, sino a tarda ora, ho partecipato all'iniziativa
> organizzata dall'Istituto "Nolfi" di Fano per la "notte bianca" dei licei
> classici.
> Sono state ore piene di sentimento e di ragione, grazie a un programma
> davvero splendido organizzato da professori e studenti.
> Ho percepito la loro passione, il loro impegno, il loro credere in ciò che
> facevano.
> Li ringrazio per la vitalità che hanno generato in tutti e in me in
> particolare.
> Ho dato il mio contributo, trattando il tema “*Socrate. problema o
> risorsa civile? Il processo come luogo della riflessione critica*” .
> Ho ascoltato ottime relazioni tenute dai docenti. Gli studenti hanno
> offerto spunti di grande interesse.
>
> Insomma, mi sono arricchito non poco.
>
> Da tutto ciò ho tratto qualche considerazione.
>
> Ho tratto spunto anche dallo straordinario riscontro di pubblico avuto da
> Roberto Scarpinato, il 30 novembre scorso, sempre a Fano, nell’ambito di
> una iniziativa patrocinata dall’ANM delle Marche.
>
> L’incontro con Roberto Scarpinato non ha dato solo la possibilità (davvero
> unica) a chi era presente di fissare e mettere in logica, ordinata sequenza
> alcuni tasselli decisivi per la storia italiana.
>
> E’ stata anche l’occasione per comprendere che ci sono precise esigenze
> nella comunità, più o meno pensante, di cui siamo parte.
> Esiste, ed è forte nella sua cogenza, il desiderio di approfondire temi
> che riguardano la verità, il diritto, la giustizia.
> E non solo con la consapevolezza dei meccanismi giuridici, ma anche della
> storia processuale italiana, intesa come parte decisiva per una vera
> memoria collettiva.
> Certo, si tratta di essere disponibili e duttili sul piano comunicativo,
> ma lo spazio d'interlocuzione e di condivisione è ancora ampio, purché lo
> si voglia vedere e praticare.
> Come cittadini e come magistrati non ci possiamo sottrarre, a patto, però,
> che la tutta nostra storia – compresa quella dei colleghi che, in
> solitudine, si sono posti come elemento di contraddizione positiva rispetto
> a persone, prassi, sistemi di potere, e come tali spesso dimenticati o resi
> “insipidi” nel loro ricordo, vale a dire senza il significato urticante
> dei loro pensieri e delle loro azioni – sia compresa, sia “saputa” da chi
> entra – ora - in magistratura.
>
> Nell’ansiogena ricerca di ciò che è “moderno”, di ciò che è “attuale”, si
> dimentica che esso, per definizione, è transeunte, non è stabile, sarà
> trascinato via dal passare del tempo.
> E allora forse è davvero il caso di recuperare ciò che noi siamo in senso
> “classico”. Di fare della nostra memoria storico-professionale una
> categoria non statica, ma dinamica, attiva.
>
> Si è “classici” quando si sopravvive al “moderno”, quando si “resiste” al
> “qui e ora” nel senso più furbesco e semplificante dell’espressione. Senza
> capacità critica, senza confronto, senza il giusto distacco rispetto a
> ciò che rischia di far diventare asserviti al (o servi del) momento.
>
> Se si tratta, allora, di “resistere”, di selezionare il meglio che supera
> il tempo contingente, il semplicemente “moderno”, la scuola rappresenta
> l'ultimo territorio non ancora definitivamente espugnato dall'idiozia di
> massa.
> La diseducazione al ragionamento, scopo principale del sistema mediatico e
> di precisi interessi negli ultimi decenni, ha abbassato il senso critico
> complessivo.
> Ma c'è, ancora, un luogo collettivo e culturale da presidiare.
> C'è, ancora, una trincea etica da difendere.
> Ed è, appunto, la scuola. Il luogo in cui, anche etimologicamente,
> s’insegna a non essere “al servizio” di nulla. A essere autenticamente
> liberi di pensare secondo i principi che aiutano a “stare” nella Storia,
> elaborando, cioè, un giudizio critico rispetto al momento, e non a
> soccombere a esso.
> Lo si può fare non solo dando il nostro contributo conoscitivo, ma stando
> anche vicini agli insegnati della scuola secondaria.
> Condividendo le difficoltà del loro lavoro, le loro problematiche
> organizzative, le loro istanze economiche.
> Contribuendo a ristabilire l'autorevolezza sociale della loro professione.
>
> Contrastando il disegno impiegatizio che il contesto (in)culturale si
> vuole attuare – e in parte non minima è stato realizzato - proprio per
> insegnanti e magistrati.
>
> C’è uno spazio in cui misurare il nostro compito professionale e
> intellettuale.
>
> Ma ben sapendo che non c'è compito più difficile e appassionante che
> educare un giovane a essere libero nella mente e nel cuore, in modo
> autentico e responsabile.
>
> Francesco Messina, Tribunale Pesaro
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