[Area] Rispunta la separazione delle carriere

Massimiliano Siddi massimiliano.siddi a giustizia.it
Ven 22 Feb 2019 12:02:00 CET


A me, a livello logico, sembra l’esatto contrario. Ammesso e non concesso che ci siano troppe assoluzioni, ciò dimostra solo che, nonostante l’unicità delle carriere, il giudice esercita il suo controllo autonomamente, senza farsi condizionare dal rapporto di colleganza.
Il resto č solo mala fede, pretesto politico o complesso di inferioritā di molti avvocati.

         Massimiliano Siddi

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Il giorno 22 feb 2019, alle ore 11:36, Matteo Centini <matteo.centini a giustizia.it<mailto:matteo.centini a giustizia.it>> ha scritto:

Presidente Castelli
Le scrivo per avere un chiarimento sul passaggio in cui parla di “eccesso di citazioni, con conseguenti assoluzioni”, che poi sarebbe alla base della proposta di separare la carriera di pm e giudici (anche se secondo me alla politica non frega nulla di questo, quanto piuttosto delle indagini e misure cautelari che li colpiscono direttamente o indirettamente, ragione per la quale io sono favorevole all’immunità per chiunque abbia incarichi pubblici elettivi e per tutti i loro parenti entro i limiti dell’obbligo alimentare). Può spiegarmi questa passaggio?
Matteo Centini

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Il giorno 22 feb 2019, alle ore 11:13, Claudio Castelli <clacs a tiscali.it<mailto:clacs a tiscali.it>> ha scritto:


Torna la proposta di separazione delle carriere tra Pm e giudici con un ipotetico ampio sostegno parlamentare. Una prospettiva pericolosa che a mio avviso sarebbe la fine della magistratura come disegnata dalla Costituzione. Proposta che trova oggi nuovo vigore dalle misure cautelari a carico di esponenti politici o loro familiari e dalle polemiche nate per un eccessivo tasso di citazioni a giudizio con conseguenti assoluzioni. Ma che in realtà non porta rimedio a problemi reali che pur esistono, anzi se possibile li aggrava. L’idea che allontanare il giudice dal Pm, separandoli radicalmente, porti ad una maggiore forza ed indipendenza del giudice è del tutto ipotetica. Anzi in un Paese con tradizioni autoritarie e pulsioni securitarie e represssive come l’Italia, è pressoché inevitabile che in caso di separazione sarebbe il Pm ad essere “forte” e a condizionare il giudice.
Una scelta quindi che non sarebbe per nulla garantista e che sarebbe in definitiva pericolosa.
Occorre spiegarlo con chiarezza senza incertezze, anche agli avvocati con cui occorre continuare un dialogo ed un rapporto, ma senza cedere su questo terreno.
E occorre farsi parallelamente carico dei problemi come l’eccesso di citazioni a giudizio, con conseguenti assoluzioni, che provocano enormi danni ai singoli imputati come all’intero servizio e sistema penale. Eccesso che è figlio di una cultura improntata ad un produttivismo senza qualità ormai introiettata in molti uffici e di cui dobbiamo liberarci.

                                                                                                                                         Claudio Castelli



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