[Area] Il cielo e le nuvole

Francesco Messina frate.adso1962 a gmail.com
Mar 5 Mar 2019 16:08:41 CET


Lunedì AREA Marche ha iniziato un percorso di formazione culturale all’interno della scuola e del carcere.
Un progetto in cui si ha la speranza e l’ambizione di mettere in relazione critica due realtà esistenziali.
Si è pensato di farlo attraverso la lettura preliminare di romanzi o saggi per poi discuterne insieme.
Abbiamo scelto di partire da un romanzo di Italo Calvino ("Il sentiero dei nidi di ragno") che, in stile “neorealista”, narra della lotta partigiana e, sullo sfondo, della Costituzione.
Un testo volutamente non retorico, in cui si narra di uomini normali, spesso colpiti dalle avversità, ma che, in un certo momento della Storia, hanno uno scatto vitale e si danno un progetto comune. Per loro e per quelli che verranno. Un testo, quindi, assolutamente inattuale...
Ne ho discusso insieme a studenti liceali, a scuola. E, poi, nel carcere di Fossombrone con i detenuti a titolo definitivo, differenziati in quelli c.d. “comuni” (vale a dire ristretti reati comuni) e in quelli c.d. “alta sicurezza”.
Sono state sei ore continue ed emotivamente molto intense.
Si è discusso di memoria e Costituzione; di legge e giustizia, tra coincidenze e contraddizioni; di "dubbio" come luogo della ragione o di accettazione del limite; di passati dolorosi e riscatti ancora possibili.
Si è fatto tutto ciò dopo essersi seduti in cerchio - a scuola come in carcere - senza ostacoli fisici, con il desiderio sottile di rimuovere anche quelli mentali.
Si sono scambiate opinioni, punti di vista e prospettive diverse, nel rispetto "intelligente" della diversa condizione personale.
Si è spiegato cosa sia, oltre alla tecnica, la fatica e l'ansia del giudicare la vita degli altri. Ma come ciò sia qualcosa di metodico, comune e trasversale per ogni nostra scelta.
Perché il decidere presuppone, sempre, un preventivo "decidersi" su qual è lo scopo dell'esistere; sulla strada che si vuol percorrere; sull'orizzonte a cui guardare.
In fondo, si tratta di “sentire” il tempo degli altri come una parte necessaria del proprio.
Mi ha colpito il ricevere la stretta di mano vigorosa, un gesto semplice, l'unico con il quale poterti comunicare qualcosa di profondo e di umano, e da non far "marcire".
La speranza di rivedersi l’ho scorta sulla volta di una cella in cui hanno disegnato un grande cielo azzurro, con nuvole bianche che, giocando con la prospettiva, sembrano rincorrersi.
Francesco Messina, giudice Tribunale Pesaro
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