[Area] R: R: SUGLI ATTACCHI STRUMENTALI ALLA COLLEGA CARPANINI

Francesco Saverio Pelosi francesco.pelosi a giustizia.it
Ven 15 Mar 2019 12:59:14 CET


Condivido.

Quello che scrive Marcello Basilico è sacrosanto e l’ANM deve tutelare i
giudici attaccati in questo modo indegno.

Detto questo, è fuori dal mondo che il giudice rilasci un’intervista sulla
sentenza che ha appena scritto.

Anche questa, ovviamente, non è nulla più che la mia opinione.

Ciao a tutti

Francesco Pelosi

 

 

Da: Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] Per conto di MARIELLA FINO
Inviato: venerdì 15 marzo 2019 12:51
A: 'Antonella Marrone'; 'Marcello Basilico'; 'AREA Mailing List'
Oggetto: [Area] R: SUGLI ATTACCHI STRUMENTALI ALLA COLLEGA CARPANINI

 

Secondo me l’ANM ha tra i suoi scopi proprio quello di fornire, con
tempestività e franchezza, i necessari chiarimenti.

Mentre l’estensore del provvedimento  ingiustamente incriminato deve deve
deve tacere.

E’ difficile in questo momento storico in cui tutti parlano a vanvera, ma
dobbiamo tacere anche quando abbiamo pienamente ragione.

Parlo, come sempre, a titolo personale.

   Mariella Fino

 

Da: Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] Per conto di Antonella Marrone
Inviato: venerdì 15 marzo 2019 12:18
A: Marcello Basilico; 'AREA Mailing List'
Oggetto: Re: [Area] SUGLI ATTACCHI STRUMENTALI ALLA COLLEGA CARPANINI

 

Concordo su tutto quanto esposto dal collega Basilico.

Quindi colgo l'occasione per domandare se, effettivamente, nella operazione
complessa e tecnica di lettura della sentenza e sua eventuale impugnazione
da parte dei soggetti legittimati ed interessati a farlo possa correttamente
inserirsi una intervista rilasciata agli organi di informazione dallo stesso
estensore della sentenza, a "chiarimento" della stessa ed a difesa personale
dai pubblici attacchi.

Sono sinceramente interessata alle risposte che voi colleghi vorrete
fornirmi in merito, certa del fatto che siamo tutti consapevoli della
circostanza per cui in condizioni di stabile delegittimazione ed attacco
occorre difendersi con modalità meditate ed adeguate e che qualsiasi errore
o "sbavatura" non esplica i suoi effetti solo ai danni del singolo
magistrato ma si riverbera sulla intera categoria.

Cosa occorre spiegare dunque personalmente alla stampa, ed in quali tempi e
condizioni?

Manifesto una perplessità che gradirei venga dissipata, in modo da chiarire
una volta per tutte a quali principi è bene che ci si attenga al fine di
tutelare il prestigio e l'immagine della magistratura nel suo complesso.

Saluti

Antonella Marrone

  _____  

Da: Area <area-bounces a areaperta.it> per conto di Marcello Basilico
<marcello.basilico a giustizia.it>
Inviato: venerdì 15 marzo 2019 08:05
A: 'AREA Mailing List'
Oggetto: [Area] SUGLI ATTACCHI STRUMENTALI ALLA COLLEGA CARPANINI 

 

 

In una democrazia le sentenze sono soggette a critica così come le leggi e
gli atti di governo: fa parte del controllo della pubblica opinione a cui
ogni istituzione è soggetta. E noi magistrati sappiamo benissimo che
pronunciando sentenze in nome del popolo italiano abbiamo il dovere di
spiegare le ragioni per cui si prendono le decisioni.

E noi spieghiamo le ragioni delle nostre decisioni attraverso le
motivazioni, che però vanno lette tutte e per intero anche quando sono
complesse e articolate senza estrapolare dal contesto singole frasi o
parole, con il solo fine strumentale di aizzare l’opinione pubblica contro
l’esercizio della giurisdizione attraverso letture scandalistiche e
parziali.

Soprattutto chi ha responsabilità istituzionali e di governo sa, o dovrebbe
sapere, che prima di esprimere giudizi semplificati le questioni vanno
approfondite leggendo la sentenza del Tribunale di Genova (depositata tre
mesi fa…), e poi si possono muovere con cognizione di causa le critiche,
anche le più dure. 

Come magistrati siamo ormai abituati da molti anni ad essere attaccati per
le decisioni che prendiamo: e ciò nonostante continueremo a fare il nostro
lavoro con la dignità e l’indipendenza che ha dimostrato proprio la nostra
collega Silvia Carpanini, a cui va la nostra incondizionata solidarietà per
essere diventata un altro bersaglio, utile per una campagna di manipolazione
dell’opinione pubblica.

 

Al giudice spetta giudicare il fatto e la persona che gli sta davanti senza
pressioni esterne: è per questo che i processi non si fanno al bar o nei
salotti televisivi ma in un luogo neutro dove, nel contraddittorio, si
presta attenzione a ciascuna delle parti in causa. 

 

Al legislatore spetta valutare se i meccanismi previsti dalla legge sono
adeguati: ma non si può chiedere ad un giudice di non applicare le
attenuanti se sono previste dalla legge. 

Per correggere le sentenze esiste l’appello: peccato, però, che da anni il
legislatore ha abolito la possibilità del Pubblico Ministero di impugnare le
sentenze in questi casi proprio per limitarne il ruolo.

 

Ma parlare di “delitto d’onore” o usare altre forme semplificate di
comunicazione serve solo ad alimentare la sfiducia nei confronti
dell'autorità giudiziaria: e ciò non fa bene al Paese e alla società
democratica.

 

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