[Area] [Mailinglist-anm] Ricordo di Walter Mapelli

Francesco Maisto francescomaisto2 a gmail.com
Mer 10 Apr 2019 20:27:08 CEST


Caro Pino, ti ringrazio per questa condivisione.
Caro Olindo, ti ringrazio per aver detto poche, belle, vere e profonde
parole per salutare Walter.
La lontananza geografica non cancella la vicinanza spirituale a Walter che
sempre ricordo come un giovane uditore per un breve ed intenso periodo al
tribunale di sorveglianza. Mi colpirono la sua curiosità ed i grandi
sorrisi, che, all’epoca, francamente , erano rari per un giovane uditore
appassionato della funzione inquirente, mandato in sorveglianza.
Francesco Maisto

Il giorno mer 10 apr 2019 alle 19:55 Giuseppe Natalino Airo' <
giuseppe.airo a giustizia.it> ha scritto:

> Vogliamo condividere il ricordo letto oggi da Olindo Canali, in occasione
> della cerimonia religiosa, nel Duomo di Monza, di addio a Walter Mapelli.
> Per chi ha avuto la gratificazione di lavorarci insieme per circa 30 anni,
> come me, è un ricordo “autentico, toccante, sincero e fedele” .
> Pino Airò
>
> “Walter era un ‘figlio del popolo’ o, meglio, figlio di quella gente di
> Brianza tutta sostanza e senza alcun fronzolo, interprete di quella ‘vita
> attiva’ che intende il lavoro come dedizione, come crescita e realizzazione
> propria e come bene comune.
>
> Crebbe, come molta della gente di Brianza, in una cultura fatta di
> sacrificio, di disponibilità, apertura, sorriso, fermezza, di condivisione.
> Che non ha mai escluso nessuno. Ma ha sempre accolto. Tutti. Senza se e
> senza ma.
>
> Fu il primo della gente di Brianza ad arrivare al Tribunale di Monza, in
> quegli anni (sembra incredibile ora) avamposto perennemente “sguarnito” e
> mai ad organico di Magistrati completo, al punto di essere inserito – al
> momento della scelta – quale sede “disagiata”.
>
> E Walter ci arrivò dopo un tirocinio in cui non ebbe maestri. Ebbe
> Modelli. I maestri ti insegnano la tecnica: cosa e come fare.
>
> I Modelli di dicono come essere.
>
> Walter apprese dai suoi modelli di allora “l’essere magistrato”, il cosa e
> come fare vennero da se’. O meglio, vennero dal suo studio, dalla sua
> preparazione sempre continua e molto più vasta e profonda di quanto si sia
> mai saputo, venne dalla sua curiosità (professionale e no), venne dalla sua
> voglia di sapere.
>
> E siccome non ebbe maestri ma modelli, diventò, a sua volta, modello di
> professione; mostrando (non insegnando) agli altri come debba essere una
> persona che “fa” il Magistrato.
>
> Il maestro insegna, il modello spinge alla imitazione.
>
> Anche la scelta di appartenere ad un orizzonte associativo gli fu ispirata
> dai suoi modelli.
>
> Nessuno su di lui fece proselitismo. Nessuno gli promise nulla.
>
> Se i suoi modelli stavano lì, in quella koine’ associativa, neppure si
> chiese dove andare, semplicemente li segui’. Senza che nessuno dicesse
> “vieni”. Segui’ e basta.
>
> E lì rimase. Con fede e delusioni. Con sano realismo e disincantati ideali.
>
> I maestri muoiono, a volte. I modelli rimangono. Per sempre.
>
> Ciao Walter fratello di Brianza, addio amico amato; modello dell’essere e
> del fare.
>
> Cercheranno, molti, di essere come sei stato tu.
>
> In molti rimarremo dove stavi tu. Perché ci stavi tu.
>
> Disillusi, forse. Ma pur sempre fedeli. Come lo sei stato tu.
>
> Luna e l’altra cosa segno indelebile della tua orma nello storia di quelli
> che ti ebbero amico e che ti avranno per sempre come modello”.
> Olindo Canali
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