[Area] 25 Aprile

mario ardigo marioardigo a yahoo.com
Mer 24 Apr 2019 15:44:31 CEST


  E’ la vigilia della festa civile del 25 Aprile e, come negli anniscorsi, si discute se abbia ancora senso celebrarla. 

 Nel mio quartiere romano sento fare in merito  discorsi un po’ superficiali dalla gente intornoa me, anche dai più anziani, che fecero in tempo a sperimentare il fascismo e l’ultimaguerra mondiale da bambini o ragazzi. 

 Potrebbe essere utile informarsi, aggiornarsi,verificare la validità delle proprie convinzioni. Lo si può fare, ad esempio,  mediante due testi che sono disponibilirapidamente in e-book: di Emilio Gentile, Fascismo.Storia  e interpretazione   edi Francesco Filippi, Mussolini ha fattoanche cose buone. Le idiozie che continuano a circolare sul fascismo. 

   Ho ricevuto il ricordo vivo del fascismo daimiei genitori, i quali appartenevano alla gioventù che, nata tra il 1914 e il1930, fu educata alla scuola del fascismo, dopo la riforma Gentile del 1923, enelle istituzioni giovanili fasciste per i più giovani fino agli universitari,e che poi però costituì  il nerbo dellaResistenza storica italiana e fu anche tra i principali artefici della nuovaRepubblica democratica popolare. I miei genitori erano entrambi cattolici diAzione Cattolica: dal 1931 subirono l’influsso della compromissione del Papatoromano con il fascismo mussoliniano, segnalato dall'enciclica ll Quarantennale – Quadragesimo anno  del 1931, mediante la quale in definitiva venneordinato ai cattolici di collaborare alle istituzioni sociali fasciste, doveesistevano. Leggere per credere. Oggi su certi passi di quel documento, comequelli in cui si plaudeva alla repressione antisocialista, si sorvoladisinvoltamente, ma è bene farne memoria veritiera. 

 Ebbene, per quella generazione di giovani, l’antifascismofu in genere una faticosa conquista culturale, richiese un importantecambiamento di mentalità. Nelle loro biografie li troviamo spesso tra gliuniversitari fascisti, a partecipare alle iniziative culturali del regime, e cene scandalizziamo. Ne ha trattato, ad esempio,  Giorgio Bocca in alcuni suoi testi che hotrovato molto illuminanti. 

 Per i cattolici si trattò anche di mettere inquestione l’orientamento del Papato e all'epoca era cosa non facile, ed era anchepiuttosto rischiosa da un punto di vita religiosa. C’era infatti ancora unaconcezione sacrale del Papato, che oggi non c’è più. Solo dal 1939, con ilnuovo Papa Pacelli e l’influsso di Giovanni Battista Montini alla Segreteria diStato della Santa Sede, venne il via libera per processi democratici. Ma, aquell'epoca, il lavoro di formazione di una nuova classe dirigentecattolico-democratica era già in fase molto avanzata ed era stato svolto nell'associazionismouniversitario e post-universitario cattolico all'ombra della pur ristrettaautonomia garantita dal Concordato Lateranense del 1929. Nel 1941 bastò quindiche il Papa commissionasse al laicato cattolico italiano un nuovo stato democratico,e addirittura un nuovo ordine europeo e mondiale,  e tutto fu fatto piuttosto rapidamente. Ilprimo progetto di costituzione democratica elaborato in quell'ambiente risaleal luglio 1943. Un progetto la cui attuazione ebbe l’ultima spettacolare  manifestazione negli anni ‘90 con l’allargamentodell’Unione Europea  a circa centomilioni di europei orientali, da poco usciti dall'esperienza politica delcomunismo di tipo stalinista, nemici acerrimi solo pochi anni prima.  In quella fase fu centrale l’azione politicadel democristiano Helmut Kohl. Cose passate, tuttavia. Ora quell'influsso è ailivelli storici minimi. 

 Emilio Gentile, in una serie di recenti interventi, ha tenuto aprecisare le differenze tra il fascismo italiano storico e gli attualisovranismi. 

 Il fascismo storico italiano, matrice deglialtri fascismi europei coevi,  nacque dallaviolenza di massa estrema della Prima guerra mondiale. Al centro della suaideologia politica vi fu l’idea di milizia.La società italiana appariva, come ancora oggi, disarticolata, incapace disolidarietà. La si voleva forzare all'unità facendone un popolo di militi e,quindi trascinandola nella guerra. La legge di guerra doveva essere la legge ditutti. La guerra non significava, nell'ottica della milizia, solo ammazzare, maanche mettere a rischio la propria vita. Il bene dell’individuo non eraseparabile da quello della nazione. Se occorreva per il bene della nazione, l’individuodoveva accettare di immolarsi, ma, prima di tutto, doveva immolare la proprialibertà di scelta. Come in guerra, le decisioni dovevano essere prese da uncapo, un demiurgo. Si confidava che una massa popolare pensata come piuttostogrossa, come quella del popolo italiano, unendosi e accettando di immolarsi alcomando di un demiurgo, avrebbe prevalso sugli altri popoli e sarebbe riuscitaa predarli. Si pensava anche ad una superiorità etnica e culturale degliitaliani, avvalorata dal passato imperiale dei loro antichi antenati: ilfascismo italiano fu razzista dalle origini. Ad uno sguardo retrospettivo, un’ideologia,quella del fascismo italiano, piuttosto provinciale, come in effetti lo stesso  Mussolini oggi ci appare: uno sguardo all'Italiaraffigurata sul mappamondo, una virgoletta in una Terra tanto più grande,avrebbe potuto facilmente convincere della vanità di certe pretese. Ma, in unambiente culturalmente chiuso in se stesso, blindato ideologicamente, certisogni di gloria potettero effettivamente affermarsi. L’etica del sacrificiopersonale altruistico corrispondeva anche in qualche modo a quella religiosacattolica. Perché non farsi militi  al servizio di una grande idea di civiltà?

 Da dove iniziò il riscatto? Ci furono vari percorsi biografici. Ci fuquello socialista, quello liberale e quello dei cattolici. Quest’ultimo trovòalimento nell'apertura culturale verso nuove filosofie che venivano dallaFrancia e che inquadravano gli eventi in corso in un crisi di civiltà cheavrebbe presto portato, inevitabilmente, a un nuovo ordine. Questo processo dimassa si sviluppò nel corso degli anni ’30, mentre, per quello che so, quellosocialista, data la violenza della repressione che aveva colpito  quella parte politica fino al ’43, e anchedopo nel Nord Italia, poté svilupparsi solo più tardi, sostanzialmente nellaguerra di Resistenza (‘43/’45). Anche se in esso ebbero notevole influenza icomunisti, alle elezioni del 1946 i socialisti prevalsero ancora su di loro, madi poco. Nelle elezioni politiche del 1921, le ultime libere, i socialistiavevano invece ottenuto quasi il 25% dei consensi e i comunisti solo il 5%circa. Posso pensare che l’aumento del consenso elettorale dei comunisti, nelmondo del socialismo italiano,  in granparte collegabile all'esperienza della guerra di Resistenza, quindi inparticolare ai combattenti, sia dipeso dal mutamento di mentalità di quellagioventù di cui dicevo, formatasi negli anni del fascismo.

 Pur in un contesto di Azione Cattolica largamente fascistizzata, gliuniversitari e post-universitari cattolici cresciuti al magistero di GiovanniBattista Montini si erano convinti che il mondo in cui erano stati educati eche li lanciava alla guerra stava per finire e che era necessario impegnarsiper costruirne uno nuovo. L’ambiente culturale cattolico aveva aperto unabreccia nell'isolamento creato dal regime fascista, consentendo uno sguardorealistico sulla realtà. Qualcosa di analogo, una volta ritornata la possibilitàdi una libera circolazione di idee, penso che sia avvenuto anche in ambientesocialista, sul quale influiva molto l’esperienza sovietica, che si stavalargamente accreditando in particolare nella guerra al nazismo e agli altrifascismi europei.

 Una differenza importante c’è tra le due esperienze, quella dellagioventù cattolica e quella della gioventù socialista. Nell'ideologia dellaprima conquistò rapidamente un posto importante l’aspirazione politica allapace, che risalta nei radiomessaggi del Papato diffusi tra il 1939 e il 1945, iquali guidarono il radicale rinnovamento del pensiero sociale cattolico. Ilprocesso di unificazione europeo fu guidato dai cristiano democratici essenzialmentecome costruzione di un nuovo ordine pacifico. E pace fu, fino ad oggi. E’ laprospettiva di questo nuovo ordine che credo sia stata successivamente all’originedell’affermazione elettorale alle elezioni del ‘48 della Democrazia cristiana,la nuova formazione politica democratica creata nel 1942 nella linea dellanuova dottrina sociale.

 Che cosa scontentò del fascismo, in queigiovani delle classi ‘14/’30? Fondamentalmente fu il Mussolini, che la granparte di loro consideravano come un vero padre.Nelle dinamiche europee che si svilupparono negli anni ’30 la sua figuraapparve sempre più insufficiente. Ma ci fu anche il sempre più marcatoprovincialismo della classe politica che lo attorniava. Nato come movimento cheidealizzava la giovinezza e  i giovani, il  fascismo si burocratizzò riservando semprepiù alle classi giovani, in particolare a quelle del popolo, solo le sueguerre, e quindi il rischio della vita, e alla propria nomenclatura i benefici maggiori. Una dinamica che colpì progressivamenteanche i regimi comunisti di tutto il mondo. 

 Ai tempi nostri l’idea della politica come  milizia  è molto lontana dalla nostra gente. Magari siaccetta di ammazzare, ma mai e poi mai di poter essere ammazzati. Si fa ilsoldato per professione, come accade per i mercenari, non per una qualcheideologia nazionalista per la quale immolarsi. Si pretende di più per gliitaliani non per una qualche loro superiorità etnica o culturale, ma semplicementeperché c’erano prima,  senza considerare che storicamente questo nonè mai stato veramente considerato un buon motivo. E tuttavia qualcosa delfascismo pare permeare l’ideologia sovranista, in particolare sotto specie diclerico-fascismo, attraverso il quale, ad esempio, è continuata fino a  noi una certa concezione maschilista eautoritaria della famiglia, che oggi non si ha più remore a propagandare.Fondamentalmente il sovranismo cerca ancora strumentalmente l’appoggioclericale, ma in ambienti cattolici non riesce ad ottenerlo per vari motivi e,innanzi tutto, per gli sviluppi della dottrina sociale sulla pace, molto legataall'idea che via della pace sia la giustizia sociale a livello globale. Isovranisti mostrano in genere poca dimestichezza con la teologia e praticacristiana contemporanee. Ancora più distanti appaiono naturalmente da ogniforma di socialismo, il quale si basa in genere sulla convinzione della paridignità dei popoli e che non sia la via giusta quella di stare dalla partedegli sfruttatori dei popoli, anche solo perché si è tra quelli che c’erano prima. Nell’egoismo sociale chepermea la loro ideologia, i sovranisti sono anche molto distanti dal fascismostorico, mussoliniano. 

 In questo nuovo contesto, celebrare il 25 Aprile può essere utile perinnescare un nuovo cambiamento di mentalità basato sulla considerazionerealistica di una crisi di civiltà, molto evidente a  chi abbia occhi per vedere. Certe tendenzavanno combattute in se stessi prima che fuori di sé, negli altri. Impariamo,dunque, a riconoscere il fascismo che portiamo ancora dentro di noi e mettiamoloil questione, davanti al tribunale della nostra coscienza.  

  Una obiezione certe tendenze chein qualche modo riconoscono nel fascismo storico un proprio precursore, è che nonsopravvivremo chiudendoci in piccole patrie, perché il mondo  è talmente interconnesso e l’umanità cosìnumerosa che l’isolazionismo lo farà crollare. Si ricreeranno allora lecondizioni per una nuova guerra generale, alla quale pochi, nel mondo piùsviluppato, e in particolare tra gli italiani,  sono veramente disposti. E infatti, benché lasituazione in Libia avrebbe sicuramente determinato un nostro interventomilitare ai tempi del fascismo storico, noi non ci impegniamo in quella guerra,preferendo, come altri stati europei, intervenire in una posizione diseconda  linea, pronti a sganciarciappena le cose si mettano male. Ma condizioni di guerra ben più gravi, e piùgravi perché per gli obblighi che ci derivano dagli accordi NATO sarà piùdifficile sottrarvisi, si stanno creando ai confini orientali dell’UnioneEuropea, e nell'Ucraina di oggi abbiamo l’esempio di che fine facciano ipiccoli (relativamente naturalmente, perché l’Ucraina è uno stato in realtàpiuttosto grande, ma non quanto basta) quando rimangono soli davanti aicolossi. L’integrazione europea pare non avere reali alternative, ma nonsi  è fatto un sufficiente lavoro diformazione popolare su questo tema, dando per scontate certe cose, che invece nonlo sono più, dopo oltre dieci anni di persistente fase recessiva economica.

 Per dare una sensazione emotiva di quelpercorso di mutamento di mentalità dei giovani formatisi sotto il fascismo vitrascrivo di seguito una lirica di Teresio Olivelli (1916-1945), militantecattolico  nella Resistenza italiana dopoaver aderito in gioventù al fascismo mussoliniano. Egli è stato proclamato beato lo scorso anno  dalla Chiesa cattolica e quindi portato ad esempioper i fedeli. 

 

La Preghieradel Ribelle


di Teresio Olivelli e Carlo Bianchi
 

Signore, chefra gli uomini drizzasti la Tua Croce segno di contraddizione,
che predicasti e soffristi la rivolta dello spirito contro le perfidie e gliinteressi dominanti, la sordità inerte della massa,
a noi, oppressi da un giogo numeroso e crudele che in noi e prima di noi hacalpestato Te fonte di libera vita,
dà la forza della ribellione.

Dio che seiVerità e Libertà, facci liberi e intensi:
alita nel nostro proposito, tendi la nostra volontà, moltiplica le nostreforze, vestici della Tua armatura.

Noi tipreghiamo, Signore.

Tu che fostirespinto, vituperato, tradito, perseguitato, crocifisso, nell'ora delle tenebreci sostenti la Tua vittoria: sii nell'indigenza viatico, nel pericolo sostegno,conforto nell'amarezza.

Quanto piús'addensa e incupisce l'avversario, facci limpidi e diritti.

Nella torturaserra le nostre labbra.

Spezzaci, nonlasciarci piegare.

Se cadremo fa'che il nostro sangue si unisca al Tuo innocente e a quello dei nostri Morti acrescere al mondo giustizia e carità.

Tu che dicesti:``Io sono la resurrezione e la vita'' rendi nel dolore all'Italia una vitagenerosa e severa.

Liberaci dallatentazione degli affetti: veglia Tu sulle nostre famiglie.

Sui montiventosi e nelle catacombe della città, dal fondo delle prigioni, noi Tipreghiamo: sia in noi la pace che Tu solo sai dare.

Signore dellapace e degli eserciti, Signore che porti la spada e la gioia, ascolta lapreghiera di noi ribelli per amore.

Mario Ardigò - Roma

 

  

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