[Area] I: [Europa] PRINCIPESSE E STREGHE (occhio agli spoiler) di Morena Plazzi

Silvia Albano silvia.albano a giustizia.it
Lun 13 Maggio 2019 14:31:32 CEST



Da: Silvia Albano
Inviato: lunedì 13 maggio 2019 14:30
A: 'nuovarea a nuovarea.it'
Oggetto: R: [Europa] PRINCIPESSE E STREGHE (occhio agli spoiler) di Morena Plazzi

Cara Morena,
mi pare che nel complesso il tuo articolo faccia trasparire il pensiero che la questione delle quote di genere sia ormai un traguardo raggiunto che possa considerarsi superato.
Non sono d’accordo. E credo che la composizione delle ultime delegazioni di area al CSM lo dimostri, come lo dimostra la difficoltà a trovare vocazioni tra le donne per impegni associativi (v. l’andamento delle ultime elezioni per il CDC ed il dibattito sulla composizione della nuova giunta).
La conclusione del tuo articolo mi pare tradisca l’inconsapevolezza del pensiero che sta alla base della rivendicazione della necessità della rappresentanza di genere, ancora, purtroppo, da perseguire attraverso le quote di risultato.
Mi riferisco alla frase: “Potremmo cominciare a pensarci e confrontarci davvero come uguali”, che riassume un po’ il pensiero che traspare dal tuo articolo.
Il pensiero femminile , dal movimento femminista degli anni 70 in poi, ha subito un’evoluzione ed in qualche modo una rivoluzione che si riassume nel concetto di “differenza sessuale”. Contro il concetto aristotelico della reductio ad unum, le donne hanno rivendicato una identità di genere.
Infatti le donne, procedendo lungo il cammino della propria emancipazione, hanno “scoperto” che esso aveva un prezzo molto alto, l’alienazione della propria identità, inevitabilmente legata alla sessualità.
Nonostante, infatti, la massiccia presenza delle donne nel tessuto sociale, la struttura sessuata della società permane e resta pressoché non scalfito il rapporto di potere che la segna. La società si femminilizza, ma resta maschile il suo codice.
La questione della differenza sessuale nasce, quindi, partendo dalle contraddizioni che la battaglia per l’emancipazione ha prodotto. Dalla consapevolezza, per dirla con Luce Irigaray, che alle donne non spetta mendicare né usurpare un posticino nella società pensata ed organizzata al maschile, facendosi passare per uomini mezzo riusciti, ma ripensare la società affermando la soggettività femminile.
Ripensare il concetto di uguaglianza come riconoscimento effettivo delle differenze.
Differenza sessuale che non si oppone quindi al concetto di uguaglianza, ma si rapporta ad una “identità femminile negata o perduta e cercata”.
Il modo in cui è pensata ed organizzata la società moderna esclude le donne.  Semplicemente perché era previsto che gli uomini lavorassero e le donne si occupassero della famiglia.
Questa società è ancora fondata  sulla scissione dell’esistenza umana in due territori separati, quello produttivo e quello riproduttivo, con la marginalizzazione di quella sfera complessa di territori e rapporti attinenti alla riproduzione, tradizionalmente affidata alle donne, ed una concezione della sfera produttiva, del lavoro, come totalmente assorbente del proprio tempo mentale, psicologico ed esistenziale. E’ proprio un’organizzazione del lavoro, o, comunque, di tutto ciò che concerne la vita pubblica (la polis) così invasiva della vita individuale che rende estremamente difficile  per le donne l’assunzione di mansioni responsabilizzanti e dirigenziali.
E’ l’idea stessa di dover dedicare tutto il proprio tempo al lavoro, di identificarsi con esso e di trovare solo in esso la propria realizzazione che risulta inaccettabile alle donne. Il fattore tempo diventa, allora un elemento determinante per ripensare una società ed un’organizzazione della vita pubblica più equa ed equilibrata, non alienante, per tutti, donne ed uomini.
Il tempo, ogni donna, e madre, che lavora sa quanto sia scarsa questa risorsa e che tipo di sforzi si debbano fare per cercare di conciliare tutte le priorità (la famiglia, i figli, il lavoro, l’impegno politico, i genitori anziani …), la profonda frustrazione e senso di inadeguatezza quando ci rendiamo conto che conciliare tutto ci risulta davvero impossibile e forse facciamo tutto male e la caparbietà nel non volere rinunciare a tutto ciò che continuiamo a credere, giustamente, importante e prioritario.
Per questo vogliamo una società ed una cultura pensate anche al femminile.
E’ partendo da queste contraddizioni che nasce il pensiero della differenza sessuale, da una constatazione ormai acquisita: “la filosofia occidentale non è un pensiero neutro universale, ma il pensiero di un soggetto sessuato al maschile. In tale pensiero il soggetto maschile si autorappresenta ed interpreta il mondo a partire da sé ( v. Adriana Cavarero – l’elaborazione filosofica della differenza sessuale in “La ricerca delle donne”, Rosemberg & Sellier). La donna è stata oggetto di questo pensiero, che la ha definita come le donne ben sanno (madre, moglie, “donna di facili costumi”), perché è stata una storia di lacrime e sangue. Il pensiero della differenza sessuale esprime la necessità per le donne di farsi soggetto parlante partendo da sé. Partendo dalla constatazione, che banale  non è, che essere sessuata nella differenza è un elemento originario ed essenziale della creatura umana, vero in ogni luogo geografico ed in ogni tempo storico (v. A. Cavarero cit.) le donne non sono quindi, né un gruppo etnico, né un gruppo di identità sociale o religiosa, né un gruppo di interesse.
Le donne hanno denunciato quindi la parzialità maschile di quel pensiero che si pretende neutro universale.
Pensiamo al linguaggio, proprio per la sua valenza simbolica; l’italiano, questo maschile usato anche come neutro, che sintetizza molto bene la cultura di esclusione che questa società ha espresso dalla sua nascita.
Valorizzare il pensiero femminile, quindi, e partendo da lì costruire un progetto diverso di società e di cultura, anche giuridica.
Le donne hanno capito che affermare che il genere umano non è uno, ma sono due, aveva una valenza rivoluzionaria nel modo di organizzare la società e di pensare la vita ed i rapporti, il mondo, la scala dei valori, non volevano più rivendicare il diritto a partecipare ad una società pensata ed organizzata al maschile, necessariamente adeguandosi ai suoi tempi e modi, ma chiedevano una società organizzata in modi e tempi che prevedessero la cura, le relazioni umane, la sfera affettiva ….
Certo, non basta che questa o quella donna magistrato sia presente negli organismi dirigenti se non esiste una elaborazione fondata sull’esperienza ed il confronto delle tante donne presenti in area e del confronto tra queste e le altre, che dia forza e sostanza all’impegno delle donne presenti negli organismi dirigenti ed elettivi.
Non si tratta, quindi, di un semplice riequilibrio ottenibile attraverso le quote garantite: le quote garantite segnalano al sistema la contraddizione dei suoi principi – asseritamene – universalistici, nella rappresentanza politica delle donne è in gioco una relazione biunivoca di fiducia e restituzione: fiducia delle rappresentate nel fatto che la rappresentante renda presente la differenza sessuale, restituzione da parte della rappresentante alle rappresentate di quella forza ed autorizzazione che esse le hanno conferito.
Sarebbe necessario anche in area un luogo dove le donne possano confrontarsi su questo.
Quanto all’età anagrafica di chi si interessa a questi argomenti, cui allude Morena, poteva essere vero un po’ di tempo fa. Fuori dalla magistratura, nella società, a fronte di un nuovo oscurantismo che sta avanzando, vediamo l’impegno di tante ragazze e ragazzi, su questi temi. Il movimento “non una di meno”, che ha organizzato le più grandi manifestazioni di piazza degli ultimi tempi, è animato soprattutto da giovanissimi.
Confido, quindi, che anche nella magistratura il tema della differenza e rappresentanza di genere torni ad essere al centro del nostro dibattito e della nostra agenda politica.
Saluti.
Silvia Albano
Da: Europa [mailto:europa-bounces a magistraturademocratica.it] Per conto di Giustizia Insieme
Inviato: lunedì 13 maggio 2019 10:03
A: Area; europa a magistraturademocratica.it<mailto:europa a magistraturademocratica.it>; Mailinglist Anm; Movgiust; Nuovarea
Oggetto: [Europa] PRINCIPESSE E STREGHE (occhio agli spoiler) di Morena Plazzi


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Principesse, regine e streghe (occhio agli spoiler) di Morena Plazzi.

Abbiamo rivolto, negli anni passati, grande impegno e sforzo innovativo per raggiungere il risultato di cui ancora adesso discutiamo, lamentando ancora effetti insoddisfacenti, ma possiamo dire, come singoli e come gruppi, d’aver messo la stessa volontà e una reale capacità d’ideazione per superare gli ostacoli che oggi come anni fa rendono più accidentato, rispetto ai loro coetanei, l’accesso delle giovani magistrate, seppur ormai maggioranza, ai luoghi ed alle esperienze che formano un percorso di crescita in un gruppo associato?

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