[Area] II Congresso nazionale di AreaDG : relazione del segretario generale Cristina Ornano

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Ven 7 Giu 2019 13:49:40 CEST


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*CONGRESSO NAZIONALE AREADG 2019*

*relazione introduttiva del segretario generale*



*Anche a  nome del Coordinamento nazionale saluto e dò il benvenuto  a
tutti i  partecipanti  e ringrazio  tutti  coloro che si sono resi
disponibili ad animare i tavoli   che si alterneranno in queste giornate.
Tra questi, particolare gratitudine vorrei esprimere a tutti i nostri
ospiti esterni,  i quali hanno  accettato  l’invito a partecipare e
contribuire ai nostri lavori. *

*Un ringraziamento particolare vai poi a Francesco Menditto che presiederà
i lavori dell’assemblea nella giornata di domenica ed ai colleghi del
comitato organizzatore di  AreaDG Roma che ci hanno validamente coadiuvato
nell’organizzazione del Congresso. *



*La questione morale in magistratura *

*Premessa*

*Per le contingenze della vita, mai come in questo caso davvero
 inimmaginabili,  il nostro Secondo  Congresso si celebra nel pieno di una
crisi che non esitiamo a definire la più  drammatica della storia della
magistratura italiana  del dopoguerra. *

*Le recenti indagini su gravissimi fatti di corruzione e altri delitti che
coinvolgono  diversi magistrati, da ultimo quelle  riguardanti   alcuni
componenti uscenti e attuali del Consiglio Superiore, al di là del loro
esito, arrecano un vulnus gravissimo alla credibilità dell’Istituzione
giudiziaria  e dimostrano  la dirompente, quanto drammatica attualità e
centralità della questione morale in magistratura. *

*La quale  non si esaurisce nei  fatti, pure gravissimi e ormai purtroppo
 non più  rarissimi,   di corruzione, tale anche in senso penalistico,
  che riguardano singoli  magistrati, i quali,  violando il giuramento
sulla Costituzione,  hanno venduto  la loro funzione, ma  investe
l’istituzione giudiziaria al più alto livello, ossia il Consiglio Superiore
della Magistratura, ove per la prima volta nella sua storia è accaduto che
uno dei componenti togati si sia dimesso per  delle indagini che lo
coinvolgevano nella sua funzione di consigliere superiore e che hanno
attinto, a vario titolo, altri quattro consiglieri superiori in carica, i
quali, con un’atipica iniziativa,  si sono “autosospesi” dalle funzioni; ma
vi sarebbero coinvolti anche un consigliere uscente, ex presidente
dell’A.N.M., un  parlamentare, ex sottosegretario alla Giustizia del
governo Renzi ed eletto alla Camera nelle liste del PD pur essendo figura
di riferimento della destra giudiziaria,  un ex ministro; alcuni
 imprenditori noti alle cronache giudiziarie. *

*Ciò che già è emerso e che, al di là della rilevanza penale dei fatti,
 costituisce a nostro giudizio il  dato politico di primario rilievo è che
lobby trasversali composte da politici disinvolti e spregiudicati
imprenditori, alcuni pure indagati da una di quelle stesse  Procure e con
il coinvolgimento di  magistrati,  hanno messo a punto  un tentativo
estremamente pervasivo di eterodirezione e di condizionamento esterno
dell’autogoverno per le nomine di alcune nevralgiche Procure della
Repubblica. Un fatto che, se confermato, sarebbe  di una gravità inaudita e
che, come è già stato da molti ricordato, ci riconduce al solo precedente
della P2. *

*Ridurre questa vicenda ad  un fatto illecito che riguarda  singoli
magistrati o  di spartizione correntizia - di per sé fatto grave  e
 intollerabile -,  non vale a  coglierne la realtà e la portata. E che non
può essere liquidato con le false, quanto strumentali  banalizzazioni del
“così fan tutti”. *

*Intanto perché così non è. E ciò lo ha dimostrato la nostra componente in
C.S.M. in questi primi nove mesi di consiliatura, con un lavoro fermo sui
principi e sulle regole che ci ha costretto spesso ad un ruolo di
testimonianza di cui andiamo fieri perché è stato il prezzo della nostra
coerenza.  *

*E perché minimizzare, banalizzare e mettere la polvere sotto il tappeto
non ci consente di affrontare il problema politico di fondo e di cambiare
realmente pagina. *

*La circostanza che siano gli stessi magistrati ad indagare, processare e
sovente condannare altri magistrati corrotti, e, quindi, il fatto che il
sistema giudiziario italiano abbia al suo interno gli anticorpi, non ci
conforta e non ci soddisfa.*

*Non ci conforta perché  quando un magistrato  è corrotto  ad essere messa
in gioco non è solo la sua credibilità, ma  quella della magistratura tutta
e ad essere danneggiata  non è solo quest’ultima, ma la stessa Democrazia e
la sua tenuta, la quale ha nell’Istituzione giudiziaria, autonoma e
indipendente,  un suo irrinunciabile e  fondamentale pilastro.*

*E non ci soddisfa e non ci basta perché  se questi tentativi ci sono stati
e hanno dimostrato una tale capacità di penetrazione  e  di pervasività
dell’ istituzione giudiziaria fino al più alto livello e di
coinvolgimento   degli uomini che la incarnano, questo non può
sbrigativamente liquidarsi come una vicenda di corruzione - in senso ampio
-  che riguarda solo  i singoli che vi sono coinvolti.  *

*Il recupero dell’autorevolezza dell’Istituzione giudiziaria  può avvenire
solo attraverso la riaffermazione dei valori della verità e dell’interesse
generale, che richiedono prima di tutto  da parte della magistratura, tutta
e unitariamente,  la capacità di guardare al proprio interno e confrontarsi
senza infingimenti sulla questione morale.  *

*La quale per il magistrato non opera ad intermittenza,   perché onestà,
correttezza  e probità sono  requisiti intrinseci alla funzione pubblica
che noi svolgiamo, in assenza delle quali si è indegni di rivestirla.  *

*Ed essa non può esaurirsi nella stolida declamazione del suo astratto
valore, ma impone il suo inveramento attraverso  l’adozione di riforme che
assicurino la trasparenza e leggibilità delle decisioni del Consiglio
Superiore,  il recupero del ruolo fondativo dell’associazionismo
giudiziario, l’osservanza  del codice etico da parte di tutti i magistrati.*

*Senza  ipocrisie, deve  riconoscersi che quanto accaduto e quanto sarebbe
potuto accadere nelle nomine,  è stato  possibile per l’esistenza di
logiche e pratiche di scambio nell’autogoverno. Sullo scambio, infatti,  si
fondava l’accordo per condizionare le nomine in importanti uffici
giudiziari. Questo in tanti si sospettava e questo è esattamente quanto è
emerso. *

*Occorre, allora, attuare alcune riforme che sono ormai ineludibili. *

*Le quali non sono, a nostro avviso,  certamente quelle previste nel
disegno di legge costituzionale  sul C.S.M. di cui pure e non casualmente,
all’indomani delle  gravi vicende che hanno investito l’organo di
autogoverno, è stata invocata  da  componenti dell’Esecutivo
l’approvazione.*

*Siamo, infatti, in presenza di una riforma che ha i suoi cardini  nella
dicotomia tra giudicanti e requirenti, attraverso la previsione di due
distinti C.S.M. con una riduzione del peso della componente togata a
vantaggio di quella laica e  di carriere separate ad iniziare dall’accesso,
nella modifica dell’art. 107 Cost. nella parte in cui disegna una
magistratura orizzontale, aprendo così la strada alla gerarchizzazione
della magistratura giudicante; infine, nella dirompente modifica delle
modalità dell’obbligo di  esercizio dell’azione penale  consentite   “ nei
casi e nei modi previsti dalla legge”.*

*Si tratta di una proposta  che non fatica a tradire  il suo vero obiettivo
che è quello di “normalizzazione”  della magistratura e di depotenziamento
della sua autonomia e indipendenza. Essa, poi  lungi dall’assicurare
maggiori garanzie per l’indagato e la parità delle armi tra accusa e
difesa, che costituisce uno degli obiettivi dichiarati della riforma,
finirebbe col creare  un superpoliziotto controllato dall’Esecutivo e,
comunque,  potentissimo, perché non soggetto al controllo della
giurisdizione e non più parte della sua cultura. *

*L’invocazione dell’approvazione di tale riforma nulla ha in realtà a che
vedere con la questione morale, perché certo non varrebbe a rendere l’
autogoverno  più impermeabile rispetto ai  tentativi di etero direzione e
di condizionamento esterno, né darebbe  di certo maggiore trasparenza nella
selezione dei dirigenti e nell’assegnazione degli incarichi, ma semmai
produrrebbe  una maggiore permeabilità, atteso il più alto tasso di
politicizzazione dei due  C.S.M.  che essa postula. *

*E se la legge elettorale attuale favorisce proprio i localismi e
l’accentramento di potere che sono uno dei fattori di crisi del sistema e
per questo  noi da tempo invochiamo  il ritorno al sistema proporzionale
per liste concorrenti, sarebbe rimedio certo peggiore del male l’adozione
del sorteggio quale metodo di selezione dei consiglieri togati, il quale
mentre non garantisce alcunchè sul piano del recupero dell’impermeabilità
dell’istituzione, costituisce una rinuncia al principio di rappresentanza
dei magistrati in aperta violazione della Costituzione. *

*Ciò che va oggi rivendicato è il ruolo costituzionale  del Consiglio
Superiore quale organo che concorre a disegnare la politica giudiziaria e
di governo della magistratura e, più in generale, dell’intero circuito
dell’autogoverno, che impone ai consiglieri eletti di agire esclusivamente
quali rappresentanti dell’istituzione consiliare e non quale longa manus
dei gruppi nell’autogoverno . *

*Ma nel contempo è urgente e non procrastinabile introdurre una
procedimentalizzazione  delle nomine,  che guidi l’esercizio della
discrezionalità;  ad esempio,  assicurando nella calendarizzazione delle
pratiche il rigoroso rispetto  cronologico, prevedendo  la pubblicità delle
pratiche di quinta commissione in tutti i dati ostensibili, a partire dai
curricula e dai progetti organizzativi, svolgendo  una approfondita
istruttoria sui profili  e l’audizione degli aspiranti agli uffici
direttivi, la vincolatività delle specializzazioni, valorizzazione delle
fasce di anzianità, nuovi meccanismi di selezione dei semidirettivi
affidando la relativa istruttoria ad una commissione diversa da quella per
i direttivi,  così assicurando da un lato, trasparenza e dall’altra un
limite a quel potere discrezionale del Consiglio che, al momento attuale,
sottratto a parametri certi,   rende possibile pratiche spartitorie,
consente  un arbitrio delle maggioranze ed espone ogni decisione ad
attacchi delegittimanti, anche quando infondati e strumentali, con un grave
vulnus alla autorevolezza del Consiglio.*

*Dobbiamo poi con franchezza riconoscere che la riforma del 2006  ha
costituito un formidabile volano al carrierismo in magistratura; da un lato
la temporaneità degli uffici direttivi, se ha aperto la strada ad un
salutare rinnovamento della dirigenza giudiziaria, dall’altra esso, nel
tentativo di introdurre indicatori  attitudinali,  ha disegnato percorsi
verso la dirigenza  e l’assegnazione di incarichi che, per l’eterogenesi
dei fini, hanno amplificato le spinte carrieristiche, favorendo l’uso anche
strumentale degli incarichi in funzione della costruzione dei profili
idonei; le famose medagliette, che restano sul bavero senza che nessuno,
complice un sistema di valutazione della professionalità che non è riuscito
nei suoi obiettivi, ne verifichi il reale merito. *

*Anche da qui occorre ripartire se vogliamo risanare e rivificare
l’autogoverno, recuperando anzitutto il senso e l’orgoglio della nostra
funzione, di qualunque funzione giudiziaria, che deriva, come stabilisce
l’art. 107 comma 3 Cost. che non a caso di vorrebbe sopprimere,  dal nostro
essere un potere diffuso ed orizzontale, liberandoci dall’ansia della
rincorsa al direttivo o semidirettivo ed agli incarichi che ne facilitano
l’accesso. *



*Ma è necessario  che  i magistrati osservino  scrupolosamente il codice
etico della nostra Associazione :  i consiglieri, interpretando con
responsabilità l’alto ruolo istituzionale e in primis astenendosi da
pratiche clientelari, provengano esse dai singoli o dai gruppi, i
magistrati dismettendo  il cattivo costume praticato non da pochi di
perorare presso  i consiglieri, siano togati o laici, protezione e
attenzioni  sulle  proprie domande o pratiche, evitando così di alimentare
quel circuito clientelare e carrieristico  che è quanto di più dannoso
possa esservi per l’autogoverno. *

*La Scuola della Magistratura, come l’Associazione nazionale magistrati
possono e devono svolgere un ruolo decisivo nella costruzione di quel
bagaglio etico e deontologico che passa anzitutto dalla consapevolezza del
proprio ruolo sociale e del portato  valoriale delle scelte che noi
costantemente facciamo nell’interpretazione e nell’applicazione della
legge,  e  senza cui la nostra  professione si riduce, nella migliore delle
ipotesi,  a vuoto tecnicismo ed  arida burocrazia.   *

*Noi riteniamo che per uscire dal guado occorra più politica  associativa,
il rinnovamento ed il rilancio dell’associazionismo giudiziario. *

*In queste convulse giornate molti  hanno attribuito all’esistenza delle
correnti della magistratura associata la principale causa  dei fatti che ci
hanno travolto. *

*Ma è una lettura superficiale, quando non capziosa. In realtà in questa
vicenda, come in altre analoghe di spartizioni delle nomine,
l’associazionismo è stato strumentalizzato e usato per fini estranei e
privati, con ciò rivelando un dato, ossia che non sono le correnti e
l’associazionismo giudiziario ad essere forti,  ma alcune lobby che se ne
sono servite per i fini propri.  *

*Questa debolezza dell’associazionismo giudiziario, ma è risultato di una
crisi che ormai da tempo ha colpito  i  corpi intermedi, partiti
tradizionali, sindacati, gruppi associati,   oggetto di una  campagna di
delegittimazione che li addita all’ opinione pubblica come centri di potere
dediti alla cura di interessi particolari contro l’interesse generale. *

*Come gli altri corpi intermedi l’associazionismo giudiziario esce
fortemente  indebolito da questi attacchi. E’ diffuso tra i magistrati un
senso di sfiducia verso l’associazionismo giudiziario, e l’opinione
pubblica non riesce a discernere tra correnti e la sua degenerazione, ossia
il correntismo. *

*Ciò è in sintonia con lo spirito dei tempi, ma è ascrivibile anche ed in
larga parte al fatto che l’associazionismo ha dimenticato se stesso e le
nobili ragioni per cui è nato,  perché dalla difesa biecamente corporativa
che è cosa diversa dal reclamare giuste e sostenibili condizioni di lavoro,
si è ormai passati al   microcorporativismo, dove a prevalere non sono più
le istanze dei gruppi associati, ma di alcuni dei singoli che lo compongono
a detrimento dell’interesse generale e ad discapito delle legittime
aspettative di altri. Questo microcorporativismo  sconosce il portato etico
della professione del magistrato  e  spinge a  ricercare spasmodicamente
incarichi, meglio se pagati, vantaggi,  convenienze, utilità, protezioni
che si abbia torto o ragione poco cambia, ricorrendo  a pratiche
clientelari che trovano il luogo di elezione proprio nel Consiglio
superiore. .*

*Solo recuperando il senso profondo della nostra esperienza associativa,
quell’idea che non muore, potremmo ridare linfa ad essa e risanare e
rivivificare l’Autogoverno.*

*Faccia l’associazione ciò per cui è nata e per cui esistono in un sistema
democratico i corpi intermedi : sia mediazione e cerniera tra la base e
l’autogoverno, realizzando al suo interno quella sintesi che risponde
all’interesse generale, sia luogo di elaborazione culturale, sia  strumento
di selezione, secondo i canoni dell’etica e della competenza,  per
l’accesso all’autogoverno, contrastando così gli effetti perversi che la
legge elettorale in vigore ha prodotto.*

*L’autogoverno è un bene che appartiene a tutti i magistrati e tutti
devono difenderlo e rispettarlo. Non solo i consiglieri, ma anche i
magistrati.*

*La rigorosa osservanza del codice etico dell’Associazione impone un
rifiuto netto e intransigente delle pratiche clientelari. I consiglieri
svolgano il loro ruolo istituzionale non aderendo a tali sollecitazioni,
sia che vengano da singoli, sia che vengano dai gruppi *



*Occorre, ora più che mai, una difesa compatta ed intransigente
dell’autogoverno e  della sua funzione costituzionale, della autonomia e
indipendenza della magistratura, per affrontare la complessità del presente
e le difficoltà che non fatichiamo ad intravedere nel prossimo futuro. *

*Le elezioni europee appena concluse ci consegnano una scacchiera
dell’Unione Europea non ancora del tutto rovesciata, ma fortemente in
bilico, esattamente come è nell’immagine che abbiamo scelto per il
manifesto del nostro secondo Congresso nazionale, per emblematizzare questo
particolare momento storico.*

*Si affermano, infatti,  sulla scena politica europea e all’interno degli
stati dell’Unione forze dichiaratamente razziste e xenofobe,
orgogliosamente  nazionaliste, populiste  e sovraniste, che di fronte ad un
mondo  globale e interconnesso e, tuttavia, caratterizzato da sempre più
marcate, diffuse e profonde diseguaglianze, concepiscono l’Europa non più
come spazio comune – fisico,  ideale e politico – di libertà, solidarietà
e giustizia, ma come una sommatoria di interessi governata da egoismi e da
logiche mercantili e di scambio e la cui offerta politica è tutta
polarizzata sullo  stato-nazione,  tanto crescentemente muscolare quanto
vulnerabile. *

*Tutto ciò si innesta ed è in parte conseguenza della crisi in atto della
democrazia rappresentativa.*

*La democrazia rappresentativa si fonda su un processo di identificazione
del singolo e dei singoli in un partito o gruppo politico organizzato, i
quali lo delegano a rappresentare in Parlamento i propri interessi sul
presupposto che quel partito o gruppo rappresenterà al meglio i  loro
interessi.  Il partito diviene  quel corpo intermedio che lega gli
elettori  agli eletti, media le istanze dalla base al centro e ne definisce
la sintesi politica, che trova o aspira a trovare la sua attuazione  nel
confronto parlamentare. *

*Nell’esperienza del XXI secondo e in Italia specie dal secondo dopoguerra,
questo processo di identificazione si è giocato lungo due assi, quello
economico nella contrapposizione tra il modello neoliberista e quello dello
stato sociale di ispirazione keynesiana,  e quello politico culturale nella
contrapposizione tra l’offerta politica della sinistra liberale e quella di
ispirazione conservatrice.*

*Nel mondo occidentale viviamo oggi l’esito di processi macroeconomici e
globali che si sono andati sviluppando a partire dagli anni ottanta del
Novecento, , i quali   hanno fortemente impoverito le nostre società, eroso
ciò che restava del  welfare, indotto sentimenti di esclusione e di
incertezza anche nei più avvantaggiati, dando vita ad  una situazione di
insicurezza che è reale e diffusa e che ha indotto sentimenti di sfiducia
nelle persone verso i partiti tradizionali, dai quali non hanno visto più
rappresentati i propri interessi o almeno non rappresentati  adeguatamente.
*

*Sull’altro asse, quei vasti blocchi di società che non si sono
riconosciuti nei valori della cultura della sinistra liberale affermatisi
attraverso le conquiste realizzate a partire dagli anni sessanta e settanta
sul terreno dei diritti sociali e civili ( salute,  multiculturalismo,
sessualità, parità di genere, gender, etc. ), si sono sentiti parimenti
esclusi e non rappresentati da quei partiti che di tali valori si sono
fatti promotori. *

*E non stupisce, allora il riemergere sulla scena politica, anche nel
nostro paese  di forze dichiaratamente fasciste e xenofobe, le quali si
sono fatti latori di questa cultura . *

*Come non è un caso  che proprio in Italia il** 29 marzo scorso si sia
tenuto  a Verona il XIII Congresso **Mondiale delle Famiglie (CWF), **
patrocinato
dal Ministero della Famiglia e della Disabilità ed al quale  hanno
partecipato alcuni Ministri della Repubblica e** con il quale si è data
visibilità ** a esponenti politici e attivisti di organizzazioni, operanti
in Italia ed all'estero, i quali, sostenendo di voler tutelare la famiglia
tradizionale: propugnano la subalternità delle donne rispetto agli uomini;
le relegano in un umiliante ruolo riproduttivo che non contempla il diritto
alla maternità consapevole; non riconoscono i diritti delle “nuove
famiglie”; considerano l’omosessualità come una devianza da contrastare o
una patologia da curare anche forzatamente; non riconoscono i diritti
LGBTQI, il divorzio, gli studi di genere; considerano l’immigrazione come
fattore di disordine sociale, prima ancora che economico. *

*Il progetto di società e di relazioni umane che questi  movimenti sono
 impegnati a realizzare, anche attraverso concrete azioni politiche
all'interno dei parlamenti nazionali, è incompatibile con i principi dello
Stato di diritto  e con  la nostra Costituzione riconosce e tutela i
diritti e le libertà fondamentali degli esseri umani postulandone la pari
dignità, l’eguaglianza e vietando ogni forma di discriminazione, disegna
inoltre un modello di famiglia, di società e di relazioni umane inclusivo,
accogliente e rispettoso delle persone: un modello che non si limita ad
ammettere la diversità, ma la contempla come una ricchezza.*

*Ora nella crisi della democrazia che si è così innescata, lo  stato
nazione è divenuto sovente  il perimetro non solo fisico, ma anche ideale
nel quale si è  potuto affermare un nuovo  processo di identificazione tra
gruppi politici – vecchi,  nuovi e riciclati -  e  questi vasti blocchi di
“esclusi” – o di “lasciati indietro”;  uno stato chiuso nei suoi confini,
che eleva  barriere a difesa delle  sue frontiere e  declina  la
cittadinanza come  nazionalità fornisce un’offerta politica  a portata di
mano nella sua semplificazione :  la sicurezza  e i loro presunti nemici.
Questa offerta politica ha infatti sfruttato l’ insicurezza reale e diffusa
per  strumentalmente alimentare un lavoro culturale che, specie grazie ai
suoi portati simbolici  fortemente evocativi – lo straniero, il diverso, il
deviante, il clandestino, il povero,    ha prodotto la cosiddetta
“insicurezza percepita”,  un mood, un sentimento assai più pervasivo  di
quello generato dall’insicurezza reale. *

*Ed è così che  nel nostro Paese e nel mondo occidentale, il tema della
sicurezza e della paura è entrato prepotentemente al centro dell’agenda
politica. Negli ultimi trenta anni abbiamo alla sopravalutazione dei temi
del crimine e della sicurezza divenuti ormai centrali nell’offerta
politica, nella quale, invece, sono  sempre più assenti  la sicurezza
sociale e quei temi che costituiscono le vere emergenze sociali, quali sono
lo sviluppo, il sostegno alle famiglie ed alle persone in difficoltà, il
lavoro e la sicurezza sul lavoro,  il precariato diffuso,  la salute delle
persone,  la sicurezza ambientale, la qualità della vita, la politica della
casa,  la scuola, etc.. *

*Ma a porre in seria e grave crisi la democrazia rappresentativa è stato il
processo di disintermediazione che ha eroso non l’organizzazione partito in
quanto tale, ma il partito di massa,  da tempo soppiantato dal partito del
leader grazie anche all’innovazione tecnologica. Media, piattaforme,
algoritmi e social media consentono un contatto diretto tra la persona ed
il leader, creando così l’illusione di un nuovo e più autentico circuito
democratico. L’illusione, perché l’assenza di intermediazione e, quindi, di
luoghi di autentico confronto, unito alla diffusa incultura generale e
politica, alla delegittimazione delle Istituzioni, financo delle più alte
Istituzioni dello Stato,  delle competenze e dei saperi, finisce per
alimentare una “ politica circolare”, nella quale  la sollecitazione a
determinate scelte politiche proviene da un’indistinta base, cui si
risponde con la demagogia, il populismo, la propaganda, che sono la
scorciatoia per ottenere consenso,  evitando  risposte complesse e, quindi,
perciò in genere impopolari,  a problemi complessi, quali sono  quelli che
la  società contemporanea vive e deve affrontare. Nei fatti ciò ha
generato  un sistema connotato da un basso tasso di democrazia e di elevata
e diffusa irresponsabilità politica, perché il leader giustifica le sue
scelte politiche in nome di una asserita rappresentanza democratica
costituita però da una indistinta, non quantificabile spesso e mai
controllabile base, su cui ha altrettanto gioco facile ad attribuirne la
responsabilità politica ove le scelte  si rivelino fallimentari. Una
politica che non è più sintesi di ideologie, culture, sensibilità e visioni
differenti, ma una perenne rincorsa alla asserita volontà popolare e  che
trova linfa nel sempre più diffuso hate speech, in un linguaggio di odio
che permea sempre di più le relazioni pubbliche a tutti i livelli, e, nel
contempo, lo alimenta.*

*Dalla crisi della democrazia rappresentativa si è generato nel nostro
paese l’esperienza del governo “giallo verde”*

*Da tempo anche nel nostro Paese  è, infatti,  in atto una campagna di
delegittimazione dei corpi intermedi, partiti tradizionali, sindacati,
gruppi associati, additati alla opinione pubblica come centri di potere
dediti alla cura di interessi particolari contro l’interesse generale.
Questi argomenti sono stati utilizzati e sfruttati da entrambi i partiti
oggi al governo. *

*La Lega,  partito di matrice leaderistica, declina la sua offerta
politica  in chiave nazionalista, sovranista, populista, razzista e
xenofoba, con un ricorso ai media ed ai social in modo  diverso, sebbene
altrettanto efficace, di quanto faccia il suo alleato.*

*Il M5s, infatti, non esente anch’esso da spinte leaderistiche, trova la
sua legittimazione nella base della piattaforma Rousseau e su un consenso
tutto giocato sul terreno di una politica populista che si alimenta, al
pari di quanto fa quella del suo alleato,  della contrapposizione a
presunti centri di potere ed alla casta, asseritamente a  vantaggio della
variegata categoria degli esclusi, degli scontenti, dei delusi, alimentata
dal richiamo anche qui dei temi della sicurezza e della frontiera.*



*Nel nostro Paese abbiamo assistito ad un fenomeno nuovo e del tutto
inedito, di un “contratto di governo”, che a veder bene pare un non sense
politico. Perché se la politica è mediazione e sintesi anche tra posizioni
distanti e diverse, non è dato comprendere come questa possa trovare spazio
nella logica del do ut des, del sinallagma che sta alla base di un
contratto, che è pure cosa diversa da un “patto” di governo.*

*Il risultato è quello di una politica a “paso  doble” in cui  non v’è
stata mai una  sintesi, ma al più  e solo in alcuni casi una reciproca
soddisfazione  degli alleati di governo. Con una netta prevalenza,
tuttavia, delle politiche della Lega, le quali hanno dominato l’agenda
politica di questo primo anno di legislatura. *

*L’affermazione di queste forze populiste che fanno ampio ricorso alla
cosiddetta democrazia digitale  ed alla narrazione della politica
dell’anticasta, hanno aggravato quel  processo di disintermediazione, in
verità da tempo in atto,   che investe direttamente il Parlamento, che
appare essere  sempre meno quel luogo, disegnato dalla Costituzione
repubblicana, di confronto e di sintesi tra le diverse opzioni
politico-culturali,  per assumere sempre più spesso un ruolo notarile  di
ratifica di decisioni già prese dal Governo o, peggio, in taluni casi,
altrove. E nel quale opposizione e minoranze sono totalmente esautorate
dalle maggioranze, le quali non si confrontano con le minoranze alla
ricerca di una sintesi, come si conviene in una democrazia, ma perseguono e
danno attuazione al programma del Governo. *

*Assistiamo così nel nostro Paese ad una progressiva erosione dei presidi
democratici  attuata in forme subdole e, proprio perché meno dirette e meno
riconoscibili, più pervasive e, perciò, più pericolose.*

*L’opzione securitaria porta con sé un progetto ed una visione di società
in cui noi magistrati progressisti non possiamo  riconoscerci, perché è un
progetto che postula una società chiusa, culturalmente monolitica che non
accetta il confronto e la relazione con la diversità, che legittima le
disparità,    penalizza e criminalizza la condizione delle persone, ricorre
in via di elezione allo strumento penale, alla criminalizzazione ed alla
carcerizzazione, e finisce così per espandere i  poteri dello stato
sovrano, a discapito delle persone,  dei loro diritti e delle loro libertà,
in territori esterni, con esiti  oggi non tutti prevedibili, ma di cui
quelli già visibili   inquietano profondamente.  *

*Viviamo una stagione nella quale assistiamo ad un continuo  attacco ai
diritti fondamentali della persona, alla legittimazione delle
diseguaglianze e delle disparità, al tentativo di ribaltare il sistema
della gerarchia dei principi e dei valori segnato dalla nostra
Costituzione, messo in atto da una politica che fatica a riconoscere
l’universalità dei diritti fondamentali e del principio di eguaglianza tra
le persone, vive con fastidio  la cogenza  degli obblighi che derivano
dagli impegni e dai vincoli  sovranazionali ed internazionali. *

*La nostra posizione  critica su buona parte delle politiche governative
ad iniziare dal decreto sicurezza, all’autodifesa legittima, alla riforma
dell’abbreviato fino ai vari disegni e progetti di legge, da decreto
sicurezza bis, al disegno di legge Pillon, alla riforma delle autonomie,
non è frutto di una preconcetta contrarietà, né dell’aspirazione a fare da
contraddittori del governo, ma dalla problematica compatibilità
costituzionale  di questi interventi normativi. *

*Di fronte ai quali, come di fronte a comportamenti, da chiunque
provenienti, posti in violazione di norme internazionali e interne poste a
tutela della vita ed alla integrità delle persone, che  mirano a limitare
il soccorso alle persone in difficoltà in mare, e che pretendono di
affermare che la vita umana, solo perché di uno straniero extracomunitario
privo di permesso di soggiorno, è materia negoziabile in funzione di un
certo obiettivo politico,   rivendichiamo come magistrati, proprio in
ossequio alla funzione sociale che la  Costituzione ci ha assegnato, il
diritto e  prima ancora il dovere, di intervenire nel dibattito pubblico su
tutti i temi che riguardano la Giustizia e a  difesa dei diritti  e delle
garanzie delle persone. *

*E il diritto ed il dovere di interpretare le norme secondo legge e
Costituzione in modo autonomo e indipendente senza subire le pressioni, gli
attacchi e le vilente aggressioni sui social  cui i magistrati che non
adottano provvedimenti graditi ad esponenti politici del Governo sono
esposti. *

*E’ solo di qualche giorno fa l’ennesimo episodio di cui sono rimaste
vittima magistrati toscani, rei di aver adottato provvedimenti non graditi
al Ministro dell’Interno ed a seguito del quale è stata chiesta l’apertura
di una pratica a tutela, secondo un clichè ormai consueto.*

*Le liste di proscrizione non ci spaventano. Perché ne faremo parte in
tanti e nessuno sarà lasciato solo. *

*Continueremo ad intervenire nel pubblico dibattito sui temi della
Giustizia e sui diritti con la serena convinzione che ciò, che abbiamo
sempre fatto nel rispetto che il nostro ruolo istituzionale ci impone, non
lede in alcun modo la nostra imparzialità, ma arricchisce il dibattito
culturale con il nostro qualificato contributo.*

*A  chi nella magistratura associata in una recente intervista ci ha
accusato di “ fare politica” perché abbiamo assunto posizioni critiche
verso provvedimenti governativi, rispondiamo che ciò non intacca neppure
l’immagine della nostra imparzialità e terzietà perché ci rende leggibili e
per questa via rende meglio verificabile anche il nostro lavoro. Ciò che
temiamo non questo asserito far politica : ci preoccupano invece i
magistrati silenziosi e acquiescenti alla politica che però, poi, hanno
incontri riservati con i politici e magari per discutere delle nomine del
CSM . Questi comportamenti non ci appartengono e questi comportamenti noi
deprechiamo perché sono essi e non la libera manifestazione del pensiero a
danneggiare l’imparzialità della magistratura, la sua autonomia e
indipendenza.  *

*Si profila all’orizzonte un progetto politico e di società che ci
inquieta. Dopo la campagna contro gli estracomunitari, è stata la volta dei
poveri, ora è in atto la campagna di odio contro i rom; poi si introducono
zone rosse in cui si interdice l’accesso delle persone  per la loro
condizione, sospinte lontano. Non illudiamo, questo elenco non finirà qui. *

*La propaganda dell’insicurezza e della  paura ha prodotto i suoi  effetti
se masse sempre più numerose di persone sono disponibili a negoziare la
compressione di libertà e diritti in cambio di ciò che viene spacciato come
il bene più prezioso, ossia la sicurezza, nell’illusoria convinzione che la
privazione e la limitazione dei diritti e delle libertà dell’  “altro”,
specie se l’altro è un “ diverso”, è un migrante, un povero, un rom, un
emarginato, un espulso dal mercato del lavoro, non riguardi anche se stessi
e globalmente la società in cui vive. *



*Ci attendono tempi difficili e complicati, per affrontare i quali nella
generale  della democrazia rappresentativa, è indispensabile per la tenuta
dello Stato di diritto una magistratura costituzionale forte, autorevole,
indipendente ed autonoma. *

*Occorre perciò una difesa intransigente del nostro autogoverno e della
magistratura. *

*Ma questa difesa passa necessariamente per il recupero della credibilità
del nostro agire, a partire dai nostri comportamenti nelle sedi
istituzionali. *

*Perché, come ha scritto Luigi Ferrajoli,  la fonte di legittimazione della
magistratura non è il consenso, ma essa risiede,  oltre che nella natura
della nostra funzione pubblica e nel ruolo di garanzia e di difesa dei
diritti, proprio nella fiducia dei cittadini nelle nostre decisioni, nell’
imparzialità del nostro giudizio, nella nostra competenza  tecnica e
capacità di giudizio, nella nostra onestà e rigore intellettuale. *

*Dobbiamo essere consapevoli tutti che quanto è accaduto ha gravemente
compromesso la fiducia dei cittadini in noi magistrati e nell’intera
istituzione giudiziaria. *

*Non sono tempi di operazioni di piccolo cabotaggio, di difesa del proprio
fortino e dei suoi privilegi. Perché è in gioco la tenuta dello Stato di
diritto nella cui difesa è fondamentale  il  ruolo costituzionale della
magistratura, per adempiere il quale sono indispensabili  la sua autonomia
e la sua indipendenza. *

*E’ il momento della  verità,  dell’onestà e della responsabilità. *

*Perciò chi ha sbagliato ferendo così gravemente  l’onore e la credibilità
dell’Istituzione  giudiziaria deve fare responsabilmente un passo indietro,
si dimetta, senza indugi, evitando imbarazzi ed empasse istituzionali.*

*E altrettanto riteniamo debba avvenire nei posti  di rappresentanza
dell’associazione e dei gruppi.  *

*Chi resta, gli altri, tutti, consiglieri, magistrati, associati , devono
essere consapevoli che quanto è accaduto ci ha condotti ad un punto di non
ritorno, ma  che deve essere  una ripartenza su rinnovate basi per un
Consiglio Superiore che adempia all’alto compito che la Costituzione gli ha
assegnato. *

*Solo lavorando *

*Con commozione perché è il nostro secondo congresso, e  con emozione e
gioia perché  questa per noi un momento di confronto e di  crescita,  ma
anche di festa perché il congresso è anche questo, dichiaro aperti i lavori
del Secondo Congresso di Area Democratica per la Giustizia e auguro a tutti
noi buon lavoro e buona permanenza.*
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