[Area] Il corto circuito del disciplinare

andreale andreale a yahoo.com
Mer 19 Giu 2019 00:13:59 CEST



E' di queste ore la notizia del provvedimento di sospensione disciplinare  adottato dal P. G. nei confronti di uno dei magistrati coinvolti nella triste  vicenda.
Forse era ora, soprattutto valutata la gravità dei fatti e le loro conseguenze  ed a condotte che sono state sanzionate, in passato, in modo molto più draconiano, pur essendo di minore rilevanza.

In molti 
 si domandavano con quale naturalezza i protagonisti del caso  potessero continuare ad esercitare funzioni giurisdizionali.

Sorgono comunque molti dubbi, soprattutto in capo ad un giudice penale.
Il Procuratore generale della Cassazione  , unico titolare del potere disciplinare, risulta citato in uno scambio di messaggi tra un consigliere coinvolto e Luca  Palamara   e sembrerebbe, dalle notizie di stampa , che abbia
 dato persino udienza al secondo per discutere della vicenda che lo riguardava a Perugia.
Non ci sarebbe stato motivo per una astensione dall'adozione del provvedimento cautelare, visto che ciò potrebbe dare adito a una innumerevole serie di teorie dietrologiche?

C'è un problema ancora più grave e che a me pare paralizzante,  un vero e proprio cul de sac.

La  componente togata della commissione disciplinare, formata da colleghi dei consiglieri dimissionari , dovrebbe astenersi per ragioni di convenienza o per avere comunque interesse nel procedimento. 
Ciò sia se si applicassero le norme del CPC (come fecero le sezioni unite della Cassazione nella sentenza 8.7.2009 N. 15976) , sia quelle del CPP (come opina Cass.
 SS. UU. 19.8.2009 N. 18374) .

Quelli dei gruppi Unicost ed MI per ragioni di colleganza ed amicizia. I consiglieri di A&I, perchè indirettamente attinti da alcune conversazioni (quelle nelle quali si parlava del loro voto per il nuovo procuratore di Roma
 ) o quelle che esprimevano giudizi personali sui due consiglieri in carica .

Quelli di Area per gli interessi contrapposti  e per le ragioni  di astio che possono nutrire nei confronti di chi ha votato contro il loro candidato   .
Uno dei componenti, inoltre, non dovrebbe farlo anche per  l'impegno associativo condiviso con uno degli accusati.

Anche il vicepresidente del CSM, inoltre, per i contenuti delle intercettazioni e per i personaggi e partiti politici coinvolti , dovrebbe assolutamente astenersi dal presiedere la Commissione.

Se anche si formasse il collegio capace di irrogare la misura cautelare disciplinare, non si avrebbe la possibilità di formare il collegio per il merito.
Insomma la giustizia disciplinare, la cui collocazione dentro il CSM - organo di alta amministrazione - torna
 a far discutere, sembrerebbe paralizzata. 

Le norme sul giusto processo si applicano a tutti. La terzietà del giudice dove va a finire?

Che fare , dunque? Un motivo in più per chiedere al Presidente Mattarella lo scioglimento dell'intero organo di autogoverno.
Andrea Reale  



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