[Area] R: R: AreaDG sul Ddl di riforma dell'Ordinamento giudiziario e del processo

antonio manna giudicemanna a virgilio.it
Lun 15 Lug 2019 08:52:56 CEST


Attribuire ai capi degli uffici il potere di nominare i presidenti di
sezione è riforma priva di senso che non sia quello d'una esasperata (e
nociva anche in termini di qualità del servizio) gerarchizzazione, eterno
ritorno del devastante pregiudizio secondo cui un uomo solo al comando sia
sempre la cosa migliore.

Antonio Manna

 

Da: Area [mailto:area-bounces a areaperta.it] Per conto di Salvatore Lagana'
Inviato: domenica 14 luglio 2019 23:37
A: Mariano Sciacca; Coordinamento Area;
mailinglist-anm a associazionemagistrati.com; area a areaperta.it;
nuovarea a nuovarea.it
Oggetto: [Area] R: AreaDG sul Ddl di riforma dell’Ordinamento giudiziario e
del processo

 

Accolgo volentieri – da attuale direttivo – la richiesta, proveniente da
Mariano Sciacca, di pronunciarmi, quale esponente della funzione di
presidente di Tribunale, sulla riforma che attribuirebbe ai capi degli
uffici il potere di nominare, in luogo degli attuali presidenti di sezione,
i coordinatori delle sezioni.

Premetto che, per la mia particolare storia personale (presidente di sezione
a Reggio Calabria, presidente del Tribunale di Pisa, presidente di sezione
della Corte di Appello di Venezia e presidente del Tribunale di Venezia, a
seguito di un lungo contenzioso amministrativo, forse noto a qualcuno ) sono
assolutamente contrario a nomine di semidirettivi (o, peggio, di direttivi)
nell’esclusivo ambito degli uffici giudiziari di appartenenza. Ritengo, al
contrario, che sia un valore irrinunciabile quello di potersi avvalere
dell’apporto di colleghi provenienti da diverse esperienze, anche lontane da
quelle dell’ufficio di destinazione, costituendo una simile scelta un
oggettivo arricchimento di conoscenze, di esperienze diversificate ed
evitando – da un lato – la sclerotizzazione di posizioni di potere
all’interno di un medesimo ufficio e – dall’altro – il pericolo di adozione
di condotte dirette a convogliare il consenso da parte di colleghi
appartenenti al medesimo ufficio. Non va, poi, trascurato il fatto che
l’incarico direttivo ha in gran parte connotazioni diverse dall’esercizio
delle funzioni giurisdizionali e presuppone l’affinamento di competenze, di
esperienze e di capacità che devono necessariamente essere valorizzate, al
pari di altre carriere di vertice della pubblica amministrazione, posto che
(so di sollevare probabilmente un vespaio, ma sono personalmente convinto di
quello che dico, e, quindi, lo affermo) l’art. 101 Cost. riguarda le
funzioni giurisdizionali (nel senso che nessuno, e tanto meno i capi degli
uffici, può imporre ai giudici una determinata decisione) ma non l’attività
organizzativa, che è maggiormente parificabile a quella amministrativa ed ai
principi che la regolano. 

Ciò premesso, sono assolutamente contrario alla previsione della nomina dei
coordinatori delle sezioni da parte dei capi degli uffici. Ritengo, infatti,
che la nomina da parte del CSM dei semidirettivi rappresenti, in primo luogo
– se ben effettuata (ma, in prospettiva, la nomina deve costituire la
fisiologia del sistema – cioè la scelta della persona giusta al posto giusto
– e non la patologia, di cui abbiamo purtroppo plurimi esempi) –
un’oggettiva possibilità da parte del capo dell’ufficio di essere coadiuvato
nella gestione dello stesso da persone competenti ed idonee (anche se
provenienti da diverse esperienze) e, in secondo luogo, per chi viene
nominato, un’ occasione di affinamento e di approfondimento di competenze
che potranno essere utilizzate anche in altri incarichi. 

Ritengo, soprattutto, che la nomina dei semidirettivi sottratta al capo
dell’ufficio, consenta di bilanciare il potere di quest’ultimo, che
altrimenti diverrebbe senza limiti e tale da condizionare l’attività dei
magistrati da lui scelti (posto che i criteri della scelta potrebbero
riguardare la remissività del collega prescelto, la sua capacità di essere
condizionato, l’appartenenza ad un modello ritenuto conforme a quello
adottato dal capo). In realtà il semidirettivo deve essere anche capace di
opporsi alle scelte del capo, deve essere legittimato a far valere interessi
specifici, deve essere portatore di esigenze e visioni diverse, pur nella
ovvia dialettica che sovraintende la gestione di un ufficio giudiziario:
siamo sicuri che un coordinatore nominato e sempre revocabile possa
assolvere ad un simile compito? Siamo sicuri che una nomina del genere possa
affrancare da condizionamenti e possa consentire di assolvere alle funzioni
nel migliore dei modi?

La mia risposta sembra ovvia, anche se ciò presuppone una rigorosa svolta,
sia nella scelta che nelle conferme.

In ogni caso non ho mai amato i metodi di elezione degli abati nei conventi
e, a tale proposito, il termine affine “conventicole” spiega chiaramente
quali compromessi, quali patti segreti, quali do ut des , quali lotte di
potere giustifichino simili scelte. Basterebbe rileggere i Vicerè del mio (e
di Mariano Sciacca) conterraneo De Roberto, nella parte in cui descrive le
lotte intestine per la nomina dell’Abate e dei Priori (che sarebbero una
specie di presidenti di sezione) del convento dei Benedettini di Catania,
per capire qualcosa di tali perversi meccanismi.

Lasciamo, pertanto, la nomina al CSM, ai migliori – con un sistema diverso -
, pretendiamo un sistema rigoroso di conferma, ma, per carità, affranchiamo
i capi degli uffici da una scelta che si aggiungerebbe agli innumerevoli
incarichi di loro competenza, e che, per quanto sinteticamente detto,
apparirebbe sempre condizionata da interessi particolari e tale da aumentare
ingiustificatamente il loro potere.

Salvatore Laganà (presidente del tribunale di Venezia)

Da: Mariano Sciacca [mailto:mariano.sciacca a giustizia.it] 
Inviato: domenica 14 luglio 2019 19:59
A: Coordinamento Area; mailinglist-anm a associazionemagistrati.com;
area a areaperta.it; nuovarea a nuovarea.it
Cc: Mariano Sciacca
Oggetto: [Mailinglist-anm] Re: [Area] AreaDG sul Ddl di riforma
dell’Ordinamento giudiziario e del processo

 

A scanso di equivoci chiarisco due cose preliminari.

Intervengo a titolo personale (anche se Upc si è da subito espressa
chiaramente sul tema) e sono "direttamente interessato" attualmente
ricoprendo la funzione di pst del Tribunale di Catania e quindi in predicato
di abrogazione ex lege.

Detto ciò non posso nascondere il grosso disagio nel rilevare due silenzi
pesanti sul ddl. 

Il primo è quello dei diretti interessati (ovvero gli attuali presidenti di
sezione con la loro esperienza maturata) e dei (presunti, spero di no)
controinteressati (i direttivi cui il ddl consegna il potere di nomina dei
coordinatori). 

So che qualcosa si muove sul fronte dei presidenti delle corti più sensibili
sul tema, ma nulla mi risulta di contro si muove sul fronte dei presidenti
di tribunale.

L'altro silenzio.

Nel comunicato di Area non si fa cenno (salvo ad avere letto
frettolosamente) alla eliminazione dei semidirettivi e all'attribuzione
della competenza della nomina dei nuovi coordinatori di sezione direttamente
ai presidenti dei tribunali e delle corti.

Il tema, insieme alle altre previsioni fortemente punitive e distoniche
rispetto agli obiettivi dichiarati e pubblicizzati, è l'attribuzione dei
potere di nomina dei presidenti di sezione ai presidenti dei tribunali e
della corte.

Sono solo io che ci vede un passo determinante, se non decisivo, per la
gerarchizzazione degli uffici giudicanti?

E per le procure, già cosi fortemente verticalizzate, la nomina dei
coordinatori di dipartimento quali effetti ulteriori produrrà?

LA sottrazione al CSM di questa competenza (peraltro costituzionalmente
prevista: art. 105 Cost.) non sarà foriera di un meccanismo di forte
accentramento presso la dirigenza giudiziaria, al pari di quanto è già
avvenuto nelle procure?

Ci sentiamo più rasserenati da un fiduciario del presidente del tribunale,
piuttosto che da un semidirettivo selezionato dal CSM?

Per chi ha sostenuto la tabellarizzazione delle incarichi semdirettivi è
rassicurante questa previsione?

Non c'è in me in questo momento neanche l'ombra di intenti polemici o tanto
meno elettoralistici: il momento storico è tale che non mi importa nulla dei
voti e delle prossime elezioni.

Il problema è veramente e profondamente culturale e coinvolge sia tutti i
profili connessi alla conoscenza tabelllare, ordinamentale, organizzativa
ecc ecc  sia la stessa possibilità di potere ancora praticare una reale
indipendenza interna nei rapporti tra dirigenza e semidirigenza.

Spero di potere discutere, senza urla e in modo pacato.

In questo momento, al di là di slogans e gente dalle certezze incrollabili,
ne abbiano tutti bisogno.

Quanto meno per non dire di avere taciuto.

Mariano Sciacca

  _____  

Da: Area <area-bounces a areaperta.it> per conto di Coordinamento Area
<coordinamentoarea a gmail.com>
Inviato: domenica 14 luglio 2019 18:13
A: mailinglist-anm a associazionemagistrati.com; area a areaperta.it;
nuovarea a nuovarea.it
Oggetto: [Area] AreaDG sul Ddl di riforma dell’Ordinamento giudiziario e del
processo 

 

 

 

 

 

AreaDG sul Ddl di riforma dell’Ordinamento giudiziario e del processo

 

 

Il Ddl presentato dal Ministro della Giustizia - pur contenendo in alcune
sue parti anche apprezzabili previsioni - appare ispirato a un disegno
complessivo che, attraverso l’irrealistica e assurda pretesa di governare la
magistratura per mezzo di uno strumento disciplinare abnormemente ampliato e
l’introduzione di termini capestro, mira a realizzare ancora una volta
finalità meramente punitive nei confronti della Magistratura italiana.

 

Preoccupano, infatti: la previsione di una drastica quanto irrazionale
riduzione dei termini di durata delle indagini preliminari e di forme di
discovery anticipata; l’introduzione di automatismi e previsioni
standardizzate di termini di durata dei procedimenti civili e penali,
assolutamente ininfluenti, quando non dannosi, sulla qualità ed efficacia
delle indagini e delle decisioni. E ciò senza tener conto, da un lato, della
diversa e variabile complessità e difficoltà dei procedimenti; dall’altro,
di un carico giudiziario che, tanto nel settore civile, quanto nel settore
penale, è in un costante aumento, ormai insostenibile con gli organici e le
risorse attuali e non fronteggiabile nonostante la produttività elevata dei
magistrati italiani.

 

Tali previsioni rappresentano l’ennesimo intollerabile tentativo di
riversare sui magistrati le conseguenze delle gravi e colpevoli
disattenzioni verso il settore giustizia di cui da oltre un ventennio si è
resa responsabile la politica con i governi che si sono avvicendati. Ancora
una volta, in luogo di prevedere coraggiosi e ormai non più procrastinabili
provvedimenti di natura strutturale e di deflazione che assicurino al
sistema un effettivo recupero di efficienza, si tenta nei fatti di
riformare, punire e normalizzare la Magistratura.

 

Nella stessa direzione appare andare anche l’introduzione del meccanismo del
sorteggio per l’elezione dei componenti togati del CSM che annulla nei fatti
il sistema della rappresentanza previsto dall’art. 103 comma 4 della
Costituzione, che è il cardine della garanzia dell’autonomia e dell’
indipendenza della magistratura poste a tutela e salvaguardia dei diritti e
dell’uguaglianza dei cittadinidavanti alla legge.

 

Siamo perciò totalmente contrari ad una tale proposta di riforma demagogica
la quale - mentre nulla garantisce sul piano del recupero dell’etica della
funzione - in contrasto con la Costituzione sostituisce la sorte al
meccanismo della rappresentanza, svilisce il senso profondo della
partecipazione e del pluralismo e si presta a distorsioni e
strumentalizzazioni clientelari anche peggiori di quelle che il disegno di
legge afferma di voler contrastare.

 

I magistrati italiani chiedono riforme che consentano di svolgere la loro
funzione con norme processuali e risorse umane e materiali adeguate e
consone al delicatissimo compito cui sono chiamati e si attendono che la
loro autonomia e l’indipendenza non siano svilite, ma siano rispettate e
difese, ad iniziare dagli altri Poteri dello Stato e dalle istituzioni
tutte, perché essa è il presupposto per l’esercizio imparziale della
funzione e per la tutela dei diritti delle persone e delle loro garanzie.

 

Chiediamo, perciò, l’apertura di un tavolo di confronto che consenta di
pervenire ad un testo di riforma che sia il più largamente condiviso e,
soprattutto, realmente utile per il Paese, a cui non serve una magistratura
depotenziata e intimidita, ma un sistema giudiziario moderno ed efficiente.

 

Cristina Ornano, segretario nazionale di AreaDG

Maurizio Carbone, presidente nazionale di AreaDG

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